martedì 29 gennaio 2013

IL SENTIERO DEGLI OTTOCENTO SCALINI

  Il percorso Pedecollinare ricalca un'antica strada di mezza costa - sia in epoca romana che nel medioevo era molto meglio evitare le pianure, che nel migliore dei casi erano densamente coperte di foreste ed infestate da briganti, e nel peggiore malsane di acquitrini, paludi (e i briganti lo stesso non mancavano!) - che portava da Pizzidimonte a Santa Lucia, attraversando quindi tutto il territorio di Prato da sud a nord.

Pizzidimonte è un piccolo borgo alle pendici della Calvana, ed è un centro antichissimo, di origine Etrusca dove nel 1735 fu trovato un famoso bronzetto detto "dell'Offerente" custodito attualmente al British Museum e che testimoniava come l'attuale piccolo borgo, fosse molto importante in epoca Etrusca prima e Romana poi, costituendo un crocevia di antiche strade da cui si dipartiva anche il nostro percorso pedecollinare.
Da lì si prosegue verso l'imponente edificio del "Cementificio Marchino" di Casale Monferrato, universalmente nota a Prato  come "La Cementizia".

Fu costruita nel 1926 sul versante sud della Calvana, dalla quale estraeva la marna - una roccia molto adatta ad essere trasformata in cemento - che serviva per le sue attività produttive.
L'imponenza della struttura la rendeva visibile da chilometri in tutta la piana tra Prato e Firenze. Dopo essere stato per lungo  tempo abbandonato - ha chiuso nel 1956 - da pochi anni è oggetto di un progetto di recupero molto particolare - le strutture esterne sono permamenti - che aumentato, se pur sia possibile,  la sua visibilità in tutta la piana.
La società privata a cui appartiene ha molti progetti sulla riqualificazione dell'edificio e del luogo, ma anche così, con quell'aspetto di monumento postmoderno, è veramente suggestivo.
tutto il complesso è un bell'esempio di archeologia industriale. Questi sono i forni per il  klinker dove le rocce venivano fatte cuocere ad una temperatura così elevata che parzialmente si vetrificavano.

Il Klinker è tutt'ora usatissimo in edilizia per le sue capacità di respingere l'umidità e resistere al gelo.
Di fronte a  questi forni parte un particolarissimo sentiero,  che serviva come strada di servizio per arrivare ai locali della teleferica con la quale si faceva scendere dalla montagna,  la marna per la produzione del cemento o del klinker.  Nel caso . non raro sui monti della Calvana - che il  vento fosse troppo forte per permetterne il funzionamento della teleferica,  il sentiero permetteva comunque di trasportare il materiale sino ai forni.
I gradini sono davvero ottocento - più o meno - e in molti punti sono assai rovinati dall'incuria e dalle intemperie, e sono molto ripidi! Permettono tuttavia di godere di un panorama veramente mozzafiato  (specie se la tramontana soffia come sa fare.... )
Al termine del sentiero troviamo la stazione di partenza della teleferica, molto diroccati.
Proseguendo ancora per pochi metri si arriva alla vetta di Poggio Castiglioni (397m) una nuda propaggine veramente degna dei Monti della Calvana, - nudi ed aspri per definizione - di cui costituisce la parte terminale, rivolta verso Calenzano.
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LIVORNO

Sinceramente speravamo che almeno Livorno,  ci risparmiasse la solita solfa dell'insediamento etrusco, del castrum romano e delle prime notizie scritte intorno al mille. Ci contavamo, proprio perchè sapevamo che la città era stata  costruita praticamente dal nulla in epoca medicea, per sostituire il porto di Pisa, che si era progressivamente interrato.
Siamo stati molto delusi quindi quando abbiamo scoperto che le prime notizie su Livorna (scritto proprio così, con la "a") risalgono al 1017, ma che Cicerone citava un posto che si chiama "Labrone" (da cui - ahimè -  l'appellativo di "labronico" universalmente conosciuto a designare la città) e che in zona sono stati ritrovati i soliti bronzetti etruschi.... non se ne esce in nessun modo! 
Ma concentriamoci sulla storia più interessante della cittadina.
La città fu venduta ai fiorentini nel 1401, e dal 1587 in poi,  i Medici fecero costruire al Buontalenti tutta una serie di fortificazioni, fossati e bastioni vari che servivano a farne lo sbocco sul mare del Granducato, come la Fortezza Nuova, che si inserisce nel caratteristico quartiere della Venezia ( la ragione del nome del quartiere non ha bisogno di spiegazioni....)
Siccome in effetti si trattava di un piccolo villaggio di pescatori, allo scopo di popolarlo in maniera più sostanziosa e veloce, furono istituite delle  speciali leggi, atte ad incoraggiare la gente a venirci a vivere e a lavorare.
Queste leggi erano conosciute come "Leggi livornine" e furono emanate nel 1590. Invitavano chiunque lo volesse,  a stabilirsi nel nuovo porto, avendo gratuitamente a disposizione un alloggio, una bottega o un magazzino adatti alla propria professione. Inoltre, il solo fatto di accettare di abitare a Livorno, garantiva la cancellazione dei debiti con gli stranieri, l'annullamento di gran parte delle  condanne penali, l'esenzione dalle tasse e altre facilitazioni. Un'iniziativa del genere avrebbe grande successo anche oggi!
Nel 1593 i benefici furono ulteriormente aumentati:  libertà di culto -  gli ebrei non vivevano in un ghetto -  un regime doganale vantaggioso e libertà di esercitare qualsiasi mestiere.  
Fu creata  inoltre come  porto franco - vale a dire che non si pagavano imposte nè dazi,  e si usufruiva di una serie di benefici tributari - e questo ha contribuito, nel corso dei secoli, a far sì che la città diventasse multiculturale, multirazziale - tanto che esistono chiese e cimiteri di ogni tipo di culto .
Insomma, ogni bel tipo di brigante era ben accolto, purchè avesse in animo di redimersi. Un bell'esperimento di politica sociale, non c'è che dire!
Era -  ed è ancora -  una città in cui la tolleranza e la coesistenza di tante culture  ha fatto sì che nel corso dei secoli,  sia diventata terreno fecondo per le  idee nuove, sia politiche che economiche.
Qui nel 1921 è stato fondato il Partito Comunista Italiano;  da qui partì nel 1844 una delle prime strade ferrate italiane, la linea Leopolda che univa Livorno a Pisa e a Firenze.
E poi la prima linea telegrafica del Granducato, nel 1847, che poi diventò la prima linea telefonica nel 1881, e nel 1888 la quarta centrale elettrica del neonato Regno d'Italia.
Ci sono anche tanti bellissimi monumenti: la Fortezza Nuova, per esempio dove sono custoditi vari reperti antichi.
Il Cisternone, un monumentale serbatoio - tra le principali costruzioni in stile neoclassico d'Italia - risalente all'inizio del XIX secolo e tutt'ora funzionante.
e il Cisternino (detto cisternino di città) che evidentemente aveva la stessa funzione ma in dimensioni più piccole. anche questo in stile neoclassico ed opera dello stesso architetto, Pasquale Poggianti. Non è mai entrato in funzione.
Celeberrima è la statua dei 4 mori, che raffigura Ferdinado I° de'Medici. Scolpita da Giovanni Bandini nel 1601, fu collocata sul suo basamento solo nel 1617. Il gruppo delle quattro statue in bronzo raffiguranti i quattro mori in catene - a testimonianza dei trionfi riportati da Ferdinando sui pirati barbareschi - fu aggiunto nel 1623, opera di Taddeo di Michele.
La statua fu spostata durante la seconda guerra mondiale, e i 4 mori sono rimasti nella villa Ambra a Poggio a Caiano sino al 1950, anno in cui il monumento fu ricomposto e ricollocato al suo posto, davanti alla darsena.
Una curiosità: i nasi dei quattro mori si vedono tutti insieme solo da un punto della piazza. altrimenti se ne vedono tre per volta.
Andando verso l'Ardenza, troviamo le bellissime ville liberty che costituiscono questo elegante quartiere sul lungomare,  proprio di fronte all'Accademia Navale.
Nei pressi  c'è il "Bagno fiume" il più antico stabilimento balneare di Livorno, costituito nei primi anni del 900 e ampliato dal Cavalier Tito Neri nel 1918.

Fu ampliato ulteriormente negli anni trenta,  e poi distrutto dalla guerra, e rifatto  sempre dalla famiglia Neri negli anni '50, con la costruzione di varie attrezzature sportive,   basamenti avanzati in mare per ampliare una inesistente spiaggia, e una "piscina" di acqua di mare veramente particolare.
Poco più in là, sorge la famosa Terrazza Mascagni, luogo di incontro dei livornesi e dei villeggianti.  

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mercoledì 23 gennaio 2013

UN PO' DI MUGELLO

 Solo un po', perchè a parlare del Mugello ci vorrebbero pagine e pagine.

E purtroppo non si può - e non si deve - parlare solo delle bellezze naturali e dei paesi con tanta storia alle spalle.  Non possiamo ignorare il vergognoso sfruttamento e la distruzione che è stata fatta in maniera colpevole  e sistematica di questo territorio, antico, remoto, a cui le nostre tradizioni tanto devono, culla della famiglia dei Medici, e che ha pagato a carissimo prezzo il fatto di essere una terra di passaggio, da dove da sempre le persone hanno dovuto transitare per attraversare l'appennino.
Il lago di Bilancino prima, il raddoppio del tratto appenninico dell'A1 poi, e ancora  la linea ferroviaria ad alta velocità, adesso persino la modifica della Strada Militare per Barberino... mi domando se qualche curva doveva fare poi tanta paura! Sarà perchè personalmente, su quella strada ho imparato a guidare ma non trovavo così necessario farla diventare un'autostrada.

Ma parliamo di quel po' di Mugello: precisamente di Scarperia e di Borgo San Lorenzo.
Scarperia ha di recente festeggiato i 700 anni dalla fondazione. Fu fondata dalla Repubblica Fiorentina (dalla quale ha ripreso lo stemma del giglio rosso in campo bianco ) col nome di Castel San Barnaba nel 1306, allo scopo di creare un forte da cui far partire -  e per migliorare -  le comunicazioni con l'altro lato dell'appennino, e per contrastare la famiglia degli Ubaldini, che stava prendendo troppo campo nella zona.
Il luogo dove fu fondato questo fortilizio, era una "scarpa" cioè un costone ai piedi dell'appennino, e da lì partiva la strada che portava - e porta ancora - al Passo del Giogo - che era "ria", cioè particolarmente erta.   Il nome dato dalla Repubblica Fiorentina fu quindi ben presto soppiantato da Scarperia, che è rimasto il nome del paese, che a causa della sua particolare posizione di porta verso Bologna e il nord Italia, acquista importanza tanto che, nel 1415  divenne sede del Vicariato di Firenze.
Come era in uso a quei tempi, i Vicari che si succedevano ad amministrare il territorio per conto di Firenze - che comprendeva, oltre Scarperia, Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Dicomano, San Godenzo, Vicchio ( e fin qui nulla di strano, erano tutti lì vicino) Campi Bisenzio, Carmignano, Sesto Fiorentino e Fiesole (che sono da tutt'altra parte del mondo... mah!) - attaccavano, a ricordo del loro vicariato,  le loro insegne sulle mura del palazzo, che fu fortificato e abbellito dopo il terremoto del 1452, che lo danneggiò fortemente. Gli ultimi interventi di consolidamento del 1929, lo hanno fatto somigliare un po'  al Palazzo Vecchio di Firenze.

Nella stessa piazza del palazzo dei Vicari sorge la propositura dei Santi Jacopo e Filippo, e il piccolo Oratorio  della Madonna di Piazza, dove i Vicari andavano a giurare la loro fedeltà alla Repubblica.
Il Mugello, si sa, è terra altamente sismica.
Nel 1452 infatti ci fu in terremoto disastroso,  che rase al suolo gran parte del paese e danneggiò gravemente il palazzo dei Vicari e le mura di cinta esterne.
Vicino alle mura, sorge il Torrino, con un delizioso giardino quasi verticale.

Appena fuori del paese sorge una cappella dedicata alla Madonna dei terremoti. La leggenda dice che quando la terra tremò la Vergine lasciò il bambino sulle ginocchia per giungere le mani e pregare per la popolazione.
Si dice sempre che i Lorena sono stati dei sovrani illuminati per la Toscana, ma per la povera Scarperia non è stato così. Infatti nel 1752 proprio i Lorena hanno costruito la strada carrozzabile della Futa, che aveva il pregio di partire proprio dal centro di Firenze. Da allora il traffico verso il Passo del Giogo è andato via via diminuendo, e di conseguenza anche i commerci, le osterie , gli alberghi che erano su questa strada hanno perso di importanza.
Anche la produzione di coltelli , per la quale Scarperia è tutt'oggi famosa nel mondo (giustamente  è gemellata con la cittadina francese di Laguiole)    ebbe a soffrire di questa diminuzione di traffici e di reddito, tanto che nei primi decenni dell'ottocento, restavano solamente una cinquantina di coltellinai nel borgo.

Quella dei coltelli è rimasta la principale attività artigianale di Scarperia a tutt'oggi.

Ben diversa è la storia di Borgo San Lorenzo che, come per la metà dei borghi dell'Italia centrale se ne  hanno le prime notizie intorno all'anno mille (quando cioè qualcuno si è preso la briga di scriverne...) ma sicuramente si tratta di un insediamento longobardo che si è inserito su un precedente castrum romano, che si è sovrapposto ad un nucleo abitativo Etrusco. Tanto son tutti così. Evviva Scarperia, che perlomeno ha  una storia un po' diversa!
Nel Medioevo appartenne agli Ubaldini - di cui abbiamo già accennato: non dovevano stare simpatici a molti, visto che Scarperia l'hanno costruita per levarseli di torno...- sino al X secolo, poi passò sotto il controllo del Vescovo di Firenze. Gli abitanti di Borgo son famosi per il loro caratterino tutto pepe: infatti, visto che le cose economicamente stavano andando bene, cominciarono a mostrarsi insofferenti all'autorità del vescovo, che dovette addirittura rinunciare a nominare il proprio vicario, visto che i borghigiani volevano nominarselo da sè. In seguito appoggiarono la parte guelfa, e pagarono cara la propria indipendenza, perchè nei primi anni del 1300 subirono diversi attacchi ghibellini, anche da parte dei loro ex signori, gli Ubaldini - e qui ci riallacciamo alla fondazione di Scarperia!.
Nel 1351 Firenze cinse di mura tutto il borgo e, dato che non si fidavano degli abitanti, le cariche di una qualche importanza erano tutte ricoperte da gente che veniva da Firenze!
Sotto i Lorena, Borgo San Lorenzo diventò il centro più importante e popoloso del Mugello, come è tutt'oggi.
Il suo monumento più famoso è la torre in cotto a pianta  esagonale irregolare, di origine longobarda , che adesso è il campanile della chiesa di San Lorenzo e che è stata restaurata e consolidata molte volte nel coso dei secoli.

Un altro monumento singolare è quello al cane Fido, che sorge in Piazza Dante, vicino al palazzo comunale e che ricalca perfettamente la storia del cane Hachiko - per intendersi quella del film con Richard Gere - dove il cane, vissuto nella frazione di Luco di Mugello, per ben 14 anni si recava tutte le sere ad aspettare il padrone - morto nel 1943 sotto un bombardamento - alla fermata della corriera proveniente da Firenze. Il sindaco decise di dedicare il monumento nel 1958, alla morte dell'animale.

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domenica 20 gennaio 2013

L'UNICO MOHAI FUORI DALL'ISOLA DI PASQUA

Cercando si trovano sempre delle cose interessanti.

I moai sono quelle strane sculture con la faccia lunga e imbronciata che sono tipici dell'Isola di Pasqua, nelle acque di fonte al Cile (ma è un 'eufemismo... per andare in  Cile ci sono 3600 km). Ci hanno fatto anche un famoso film,  quel "Rapa Nui" che è il nome dell'Isola nel dialetto locale.
Pare che gli abitanti dell'isola, per poter restaurare le statue - che sono la loro maggiore attrattiva - abbiano cercato a lungo una pietra che potesse essere la più possibile,  simile a quella nella quale sono costruite.
Ebbene - da non crederci - l'hanno trovata nel "peperino" di Vitorchiano, una graziosa cittadina medioevale nei pressi di Viterbo.
Le cave di questa pietra, così chiamata perchè ha al suo interno dei grandi più scuri simili a pepe, sono da secoli la ricchezza di questo paese che, sin dai tempi dei romani, l'hanno utilizzata per costruire altari, statue, chiese e via dicendo.
La pietra esiste in due tonalità: la lavagrigia e la lavarosa, quindi perfette per fare quello strano cappello rossastro (il pukao) che i moai hanno sulla testa.
Nel 1990,  una diecina di indigeni provenienti dalla remota isola si sono recati a Vitorchiano, e hanno scolpito una delle loro statue con i mezzi dei loro antenati, proprio per vedere se la pietra era adatta.
Fu organizzata una vera e propria spedizione da Mino D'Amato, nell'ambito di una delle sue trasmissioni sulle cose misteriose.Hanno lasciato la statua in dono alla cittadina che lo ha posizionato proprio all'entrata del paese, su un belvedere.
Pare che la statua sia beneaugurante per il luogo dove si trova, purchè non venga mai spostata.
Ma l'amministrazione di Vitorchiano l'ha fatto, perchè inizialmente era stata scolpita nella piazza del paese, e solo successivamente portata dove si trova adesso.
Speriamo bene.....

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domenica 13 gennaio 2013

BAGNO VIGNONI

Potete pensare anche che abbiamo perso un po' del nostro smalto... finora abbiamo parlato di luoghi poco conosciuti, nascosti ai più. E adesso  facciamo un post su Bagno Vignoni!

Ma anche qui intendiamo parlare principalmente del Borgo, e solo di contorno delle terme. Anche se i due argomenti sono indissolubilmente legati.

Bagno Vignoni è famoso in tutto il mondo perchè la sua piazza è costituita da una vasca di acqua termale calda, conosciuta sin dai tempi dei romani e in epoca medioevale frequentata da personaggi famosi: Santa Caterina da Siena fu portata qui dalla madre Ortolana, per cercare di farla guarire dall'anoressia.

Anche Lorenzo de' Medici ha frequentato queste terme.
La sua posizione  sulla via Francigena lo rendeva un luogo assai trafficato, in epoca medioevale, e ancora adesso, trovandosi in Val d'Orcia, ha caratteristiche paesaggistiche che basterebbero da sole a farne un luogo di grande richiamo.
Se decidiamo di fare un tuffo in una delle piscine degli alberghi che danno l'opportunità di usufruire delle sue acque curative -  non ho mai saputo  a che cosa servono, ma sicuramente l'alta concentrazione di calcare rende la pelle liscia e morbidissima - ci possiamo godere un panorama sulla Val d'Orcia veramente  fenomenale. L'albergo più noto è vicino alla piazza , e la sua piscina scoperta  ma fruibile anche in pieno inverno anche dal bagnante più freddoloso - offre un meraviglioso colpo d'occhio su Rocca D'Arbia e sulla valle sottostante, dove scorre l'omonimo fiume.

In prossimità della piazza sorgono delle rovine, solo da poco riportate alla luce, di un antico mulino che usufruiva delle acque perenni della sorgente calda.
Tramite due vasche scavate nella roccia calcarea, riusciva durante la notte a immagazzinare acqua sufficente a far funzionare il mulino anche nelle stagioni più calde, quando gli altri opifici erano costretti a stare fermi per scarsità di acqua.
Inserito nel mulino c'era una torre di avvistamento, di cui adesso rimane poco più della base, e a cui è legata una storia piuttosto curiosa.
All'avvicinarsi dei lanzichenecchi, gli abitanti del borgo fuggirono. Rimase solo il sorvegliante della torre, un certo Moretto  che resistè eroicamente finchè la soldataglia non lo fece uscire a forza,   e lo impiccò ad una quercia, allora  situata nell'attuale parco del Borgo.

All'eroico Morello è dedicata la piazza antistante le rovine.
Altra cosa curiosa è che di questo mulino -  a cui era collegato un piccolo  stabilimento termale che ha funzionato sino alla fine del settecento, e  che essendo sul fianco del monte faceva funzionare le sue docce a caduta - si erano perse le tracce storiche persino nella memoria degli abitanti del luogo. Tutta la storia è stata ricostruita a tavolino dopo che il comune di San Quirico d'Orcia (a cui la frazione di Bagno Vignoni appartiene) ha riqualificato quello spazio, trovando in maniera del tutto casuale - sotto uno strato di calcare - le vestigia di quell'antico mulino.

La sua storia è stata poi ricostruita tramite antichi disegni che raffiguravano la zona, e cronache dei tempi che descrivevano i vari accadimenti.

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domenica 6 gennaio 2013

LA BENEDIZIONE DELLE DUE RUOTE A MONTE SENARIO IL PRIMO GENNAIO

Allo scopo di schiarire le teste dai fumi dell'alcool e delle baldorie che si fanno il 31 dicembre, ormai da molti anni,  è tradizione la simpatica iniziativa della Benedizione delle due ruote il primo gennaio presso il santuario di Monte Senario, a nord di Firenze, nel comune di Vaglia. 

Posso assicurare che qualsiasi sbronza passa velocemente, anche facendo i pochi chilometri per andare al Santuario. Perchè ovviamente bisogna andarci in moto se si vuole che la Benedizione sia pienamente valida!!
Alle due del pomeriggio precise, un simpatico frate legge una preghiera dedicata ai mezzi di trasporto e i rudi motociclisti chinano la testa per ricevere la sua paterna Benedizione.
Il frate passa poi ad aspergere di Acqua Santa anche i mezzi di trasporto.
Dopodichè via di corsa a casa, prima che faccia veramente troppo freddo.
Tutta la cerimonia non dura più di mezz'ora, per cui è vietato arrivare in ritardo.
Due parole sul Santuario.
Il convento fu eretto nel 1234 da sette nobili fiorentini, che fondarono così l'ordine dei Servi di Maria (detti anche Serviti).
E' bellissimo il ripido viale alberato che porta al piazzale antistante il complesso monastico e l'ampia scala che porta alla chiesa dell'Addolorata, edificata nel 1412 sul precedente oratorio e poi restaurata nel 1717 dal Foggini. In una delle cappelle c'è un affresco raffigurante i sette fondatori, fatto negli anni '60 del XX secolo da Pietro  Annigoni.
Salendo il viale, circa trecento metri sulla destra, c'è la monumentale croce di ferro che fu illuminata via radio il 1° Aprile del 1933 da Papa Pio XI,  per inaugurare il Giubileo straordinario di quell'anno.
Da lì si possono vedere anche tre delle grotte che sono servite ai fondatori come romitori,  e un piccolo edificio costruito all'inizio del '600 dove esiste tutt'ora una vite ritenuta miracolosa perchè fiorì e fruttificò in pieno inverno.


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