domenica 28 giugno 2015

IL PARCO-MUSEO QUINTO MARTINI

Dopo aver visitato il parco delle sculture del Chianti (link) bellissimo e stimolante, ma non precisamente a portata di mano ( rispetto alla nostra città) ci siamo resi conto che un parco simile, sia pure monotematico, esiste anche nella nostra zona.
Si tratta del parco-museo Quinto Martini. 
Situato ai piedi del Montalbano, in località Seano nel comune di Carmignano (PO), in un cornice naturale veramente interessante e piacevole, è stato inaugurato nel 1988, alla presenza dell'artista allora 80enne.
Quindi, non una raccolta di opere di autori contemporanei da tutto il mondo, ma una raccolta di ben 36 opere, tutte in bronzo e tutte realizzate - o quantomeno supervisionate - dall'autore stesso, che pur anziano com'era , non volle rinunciare a nessuno dei passaggi necessari alle fusioni o alla preparazione dei calchi.
Come dicevamo, il contesto paesaggistico è notevole, circondato com'è dalle ultimi propaggini delle colline del Montalbano: il parco, frequentato da famiglie e bambini, è situato in un'ampia spianata, dove spiccano sue "piazze" circolari,

una in erba e una in un materiale che doveva essere tartan o qualcosa del genere, ma adesso è molto rovinato.
 L'impressione che se ricava è quello di passeggiare intorno ad un gigantesco "otto", intorno al quale è possibile ammirare varie statue - quasi tutte figurative - molto belle. 
Anche qui sarebbe impossibile farvele vedere tutte, quindi ne abbiamo scelte alcune che ci sono piaciute di più, tipo questa bellissima "attesa"
oppure "ragazza che rincorre un'oca"
o ancora "caccia al cinghiale".
Al parco si accede tramite vari ingressi: uno dalla provinciale che porta a Carmignano - una delle strade con il panorama più bello della zona - una dal centro della frazione di Seano, attraverso un piccolo ponte, e l'altra da questo singolare "viale del tigli".
Adesso che abbiamo descritto il parco nella sua dimensione paesaggistica, di sicuro vi aspetterete almeno un piccolo cenno biografico di Quinto Martini.
Aspettativa diremmo più che giustificata.
Quinto Martini è nato proprio qui, a Seano quindi, nel 1908 da famiglia contadina.
Completamente autodidatta, conosce casualmente Ardengo Soffici nel 1926 e l'illustre cittadino di Poggio a Caiano, riconoscendone il talento, ne diventa il mecenate e mentore.
La sua lungimiranza fu ampiamente premiata dai risultati ottenuti dal giovane scultore, che espone in tutto il mondo.
Per quanto conosciuto principalmente come scultore, di Quinto Martini si conosce anche una ricca produzione pittorica e, esattamente come il suo grande maestro, si specializza nella rappresentazione del paesaggio toscano, quello stesso che può vedere dalla sua stessa finestra, oltre che di nature morte, sull'esempio appunto del Soffici.
Nè, ad un artista completo come Quinto Martini, poteva mancare la vocazione della poesia , che tanto bene si integra con la pittura, nella bellissima raccolta di "Poesie a colori", dove il maestro opera una vera simbiosi tra l'aspetto pittorico della poesia e la pittura stessa.
Leggetene qualcuna: a noi sono piaciute molto, e speriamo piacciano anche a voi.
Dopo una vita così intensa e appagante, l'artista muore a Firenze nel 1990,  poco dopo avere inaugurato il parco a suo nome.

domenica 21 giugno 2015

LE TORRI PENDENTI DI PISA (e altre curiosità)

Non si tratta di un errore di battitura: LE torri pendenti di Pisa.
già, perchè noi ne abbiamo localizzate almeno tre.
Vogliamo cominciare dalla più nota?
Eccola.

E' la torre pendente per antonomasia, conosciuta in tutto il mondo come La torre di Pisa, e - questo non lo sanno tutti -  non è altro che il campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Il terreno su cui sorge Pisa è composto di  argilla normalconsolidata
(annotazione: ci sarebbe piaciuto TANTO fare una dotta disquisizione su questo tipo di argilla, che differisce da quella sovraconsolidata perchè non ha ancora subito lo scarico della massima tensione, e quindi ogni deformazione risulterà irreversibile... ma dopo aver letto tre volte tutta la definizione geologica, - e non averci capito niente - ci è venuto un gran mal di testa, e abbiamo ritenuto meglio soprassedere...
Quindi: vi basti sapere che Pisa è costruita su un terreno poco adatto a costruire edifici alti. Fidatevi.) Nonostante all'inizio della sua costruzione nel 1173, si fosse utilizzato il criterio di costruzione dei fari di segnalazione, - che prevede che le fondamenta riposino per almeno un anno -  la torre iniziò a sprofondare di lato quando era appena al terzo piano.
 I lavori ripresero nel 1275 con la costruzione di altri tre piani, che tendono ad incurvarsi dal lato opposto. Questo per cercare di raddrizzare la torre. (vi confessiamo che non ce ne eravamo mai accorti...)
Solo alla fine del secolo successivo, però, il campanile fu terminato.
Da allora, la torre di Pisa è stata ammirata da milioni di persone, tanto da essere stata proposta come una delle sette meraviglie del mondo moderno (ma poi non si è classificata).
Adesso, consolidata e ripulita - al sole splende come se fosse fatta di zucchero - è la vera star di Piazza dei Miracoli.
Chi, come noi, l'ha già vista tante volte, va lì non per vedere la torre, ma per vedere i turisti che si fanno fare la foto mentre fingono di tenerla con una mano, per evitare che cada...

Sempre per il discorso dell'argilla normalconsolidata, a Pisa ci sono almeno altre due torri pendenti.
Una è quella di San Michele degli Scalzi.

La chiesa è molto antica, risale all'anno mille, e sorge vicino alle sponde dell'Arno, nei pressi dell'ex stabilimento Richard-Ginori, che è stato recuperato come spazio espositivo di arte contemporanea.
Il contrasto tra l'antichissima chiesa e la bella ristrutturazione in vetro, cemento e mattoni rossi dell'ex stabilimento è molto gradevole, e si inserisce molto bene nel bellissimo viale delle Piagge, una splendida strada alberata, con una strada pedonale dal lato del fiume, mentre dall'altra ci sono belle ville e localini.
Per dire la verità anche la chiesa è un po' storta, ma non si nota molto. Si nota bene invece la pendenza del campanile, che è molto accentuata.
Del resto la chiesa è molto vicina all'argine del fiume Arno, e già in origine la zona era semipaludosa
 Inoltre la chiesa fu pesantemente danneggiata dai bombardamenti durante le seconda guerra mondiale, tanto è vero che la navata destra fu completamente distrutta, e poi - come se non bastasse - nel 1949 fu ulteriormente danneggiata da una disastrosa alluvione dell'Arno.
Ma, miracolosamente, è ancora qua, alla faccia delle argille sovraconsolidate, in modo che noi possiamo ancora ammirarla insieme al suo campanile  pendente, in pietra e mattoni rossi.
Terza torre pendente è quella della Chiesa di San Nicola (o Niccola, comunque è sempre lui) e si trova in prossimità dei Lungarni.

 Il campanile è a base ottagonale, in pietra verrucana, con finiture in marmo bianco di Carrara e di Granito dell'Elba, e , seppure sia "incastrato" tra due costruzioni, si nota molto bene la pendenza della costruzione.
Anche questa è molto antica, ma la datazione non è certa: si va dal 1170 al 1250, perchè lo si attribuisce a vari architetti dell'epoca, e gli storici non riescono a trovare un accordo in proposito.
Visto che l'argomento erano le torri, non ce ne siamo fatte sfuggire un'altra.
Questa però non pende, ma ha una storia molto significativa dietro: si tratta della torre della Muda.

Era denominata in questo modo, perchè anticamente, vi venivano rinchiuse le aquile allevate dal comune di Pisa, nel periodo in cui mutavano le penne.
(eh, beh...a Pisa allevavano le aquile. C'è chi alleva tori da monta, e loro allevavano le aquile. ok..)
Si trova in Piazza dei Cavalieri, proprio di fronte alla sede della prestigiosa Scuola Normale Superiore, che è una delle più note e e rinomate università italiane.

La piazza era il centro della vita civile di Pisa, e sorgeva dove, in precedenza, risiedeva il gastaldo Longobardo e prima ancora era il luogo dove sorgeva il Foro Romano.
Ma torniamo alla nostra torre, che è quella in cui fu rinchiuso il Conte Ugolino della Gherardesca, con i figli e i nipoti, perchè morisse di fame, come descritto da Dante nel Canto XXXIII dell'inferno.
In due parole, fu rinchiuso qui perchè era diventato signore di Pisa con una serie di manovre tutt'altro che trasparenti: la popolazione era  contro di lui perchè aveva messo in atto delle strategie per cui il popolo di Pisa soffriva la fame. Quando però fece uccidere un nipote dell'arcivescovo, anche i notabili della città si rivoltarono contro di lui: fu fatto prigioniero con i figli e i nipoti e messo a fare la fine che sappiamo.
La torre in cui fece questa triste fine adesso è inglobata nel Palazzo dell'Orologio, ma i resti dell'antica torre sono ancora ben visibili nell'architettura della costruzione più recente.
Usciamo dall'argomento torri:
A Pisa c'è anche un grande murale dell'artista americano Keith Haring, dipinto nel 1989, quindi solo l'anno prima della sua prematura morte.
E' collocato sul lato esterno della canonica di Sant'Antonio Abate, ed è il più grande murale dipinto dall'artista in Europa, e si intitola "Tuttomondo".

Già il fatto che abbia un titolo è una cosa notevole per l'artista americano, che raramente dava un titolo alle sue opere. Degno di nota anche il luogo dove è dipinto: il muro esterno di un ex convento, l'abate del quale era perfettamente a conoscenza dell'omosessualità dell'artista: nonostante questo concesse il permesso a realizzare l'opera, che fu realizzata in quattro giorni - tanti per lui che solitamente completava i dipinti in un solo giorno - nel giugno del 1989.
L'artista era entusiasta della reazione della gente, che stava ad osservarlo mentre dipingeva, a tutte le ore del giorno e della notte.(e ci possiamo immaginare i commenti!)
Un'opera eccezionale quindi in molte cose, non ultimo il fatto che sia stata realizzata espressamente per risultare permanente.
Nel 2011, dopo oltre venti anni dalla sua realizzazione è stata ripulita e restaurata.

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domenica 14 giugno 2015

PISTOIA SOTTERRANEA

Ci sarebbe molto piaciuto titolare "Pistoia underground":
Però poi abbiamo pensato che, come titolo, poteva far pensare a quei locali fumosi, dove due o tre sfigati strimpellano due chitarrucce e una batteria,  mentre gli avventori si strafanno di canne e superalcolici.
Tranne poi che gli sfigati possono diventare un gruppo di portata mondiale, non ci è sembrato che un titolo così potesse evocare l'atmosfera giusta, per cui siamo rimasti sul titolo italiano.
I sotterranei di cui si parla, sono quelli del vecchio Ospedale del Ceppo, dismesso nel luglio del 2013.
Intanto diciamo due parole sul nome: si tratterebbe, secondo la leggenda, di un ceppo - quindi di un pezzo di legno - miracolosamente fiorito durante un rigido inverno, ad indicare il luogo dove la Madonna avrebbe desiderato che venisse fondato uno Spedale.
Spedale inteso come "beato albergo del viandante e del pellegrino" e se il nome vi ricorda uno sketch comico degli anni '80... ebbene avete ragione.
Infatti, nel 1277, anno di fondazione dello stesso, gli spedali erano alberghi per i poveri, non luoghi di cura.  Divenne tale - come molti altri ricoveri di questo tipo - all'incirca nel 1348, quando l'Italia fu colpita dall' epidemia di Peste nera.
Quando fu fondato, ed è uno dei più antichi d'Italia ad avere funzionato ininterrottamente sino ai giorni nostri, fu eretto su due terreni, attraversati da un fiume, la Brana.
Questo torrente, lungo solo 24 km, è uno dei maggiori affluenti dell'Ombrone Pistoiese, in cui sfocia vicino a Prato, dopo aver raccolto le acque di altri rii della zona.
Il "gestore", La Compagnia del Ceppo, costruì sul terreno che  che aveva a disposizione , ed essendoci in mezzo il fiume, decise di sfruttarlo perchè si portasse via i rifiuti.
 Costruì quindi sopra il fiume, sfruttando un ponte romano già esistente, e di cui si possono ammirare le vestigia.
Con il tempo, e con l'espansione delle varie costruzioni - tra cui anche un convento femminile, che ospitava le suore che avevano la funzione di infermiere - le gallerie sotto la costruzione si ampliarono, e adesso ne sono visitabili circa 650 metri, databili in periodi storici diversi: si va dal medioevo sino agli anni '60 del '900.

Durante questo percorso - si è sempre accompagnati da una guida - si trovano un frantoio,, (sicuramente ricostruito)  attraverso il lavoro del quale l'ospedale si autofinanziava, visto che l'assistenza era gratuita;

un mulino (anche questo ricostruito, sembrerebbe) attraverso il quale, avvalendosi della forza motrice fornita dall'acqua,un fabbro artigiano faceva funzionare le sue macchine.

Poi ci sono i lavatoi antichi, che, quando il torrente Brana è stato coperto, sono rimasti sotto le volte.

I lavatori sono stati spostati allora di pochi metri più in alto, e li troviamo nella stanza dalla quale si esce, poco dietro l'ospedale vecchio, da cui siamo invece entrati.
Il corso del fiume fu spostato in epoca medioevale, e portato a circondare una parte delle vecchie mura di Pistoia, che le utilizzava anche come fossato!
Infatti in questo tratto che possiamo visitare, il fiume residuo di chiama "gora di Cornio", ed è intubato nel pavimento  calpestabile; accanto scorre un piccoli rio, ma è formato dallo scarico delle acqua piovane...
Prima di entrare nel percorso ipogeo, abbiamo visitato un'interessantissima aula anatomica, risalente al '700 , posta nei giardini dell'Ospedale.
A detta della guida, si tratterebbe di uno dei teatri anatomici più piccoli - se non il più piccolo in assoluto - al mondo.

E' perfettamente conservato,  con tutte le decorazioni e gli arredi originali.
Ed in effetti , nella piccolissima sala c'è posto al massimo per una ventina di persone, più il dissezionatore (e il morto...).
Quello che colpisce sono i delicati colori pastello della piccola sala. Forse, con una sensibilità tutta settecentesca, si è voluto esorcizzare con questi colori chiari e i disegni floreali, lo spettacolo - certamente utile ma non per questo meno disgustoso - che si svolgeva sul tavolo di marmo al centro della sala.

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domenica 7 giugno 2015

GIARDINI TEMATICI A FIRENZE: IL GIARDINO DELLE ROSE E IL GIARDINO DEGLI IRIS

Sul muro della balconata, posto sotto la loggia - dove c'è l'omonimo ristorante -  a Piazzale Michelangelo, è scritto: "Giuseppe Poggi architetto fiorentino volgetevi attorno ecco il suo monumento MCMXI"
Ed in effetti, volgendosi intorno si vede uno dei panorami più belli - e noti - del mondo, un vero capolavoro, roba da sindrome di Stendhal, che riesce ad affascinarci anche se l'abbiamo visto un milione di volte.
E come sempre, sotto - è proprio il caso di dirlo - al capolavoro conosciuto da tutti, c'è anche la perla che invece va cercata.
Intendiamoci, non stiamo parlando dell'orto di Beppe, ma del "Giardino delle Rose", uno dei giardini tematici più belli del mondo.
Eppure in tanti non lo conoscono.
E' stato creato nel 1865 proprio dal Giuseppe Poggi, in occasione del trasferimento della capitale d'Italia da Torino e Firenze.
E' situato proprio sotto il Piazzale Michelangelo, su un terreno completamente terrazzato, che è stato a lungo proprietà di un ordine monastico, e dal quale si gode un panorama superlativo di Firenze. 

Fu aperto al pubblico - inizialmente nel solo mese di maggio - nel 1895 in occasione di una mostra dei fiori, tenuta dalla Società di Orticultura.

Attualmente invece, il giardino è aperto alle visite tutto l'anno; anche se è ovvio che visitarlo in maggio-giugno è il massimo della libidine. Noi amiamo le rose e qui c'è da perdere veramente la testa, tra profumi straordinari, rose inglesi antiche, meravigliose canine dai colori smaglianti, festoni di rampicanti dalle sfumature talmente delicate, da commuovere anche il cuore più duro.
Dal 2011 il giardino ospita anche una mostra permanente dello scultore belga Jan-Michel Folon, di cui la più straordinaria - e fotografatissima - è questa valigia, che inquadra in un colpo solo cupola, campanile e ponte vecchio.

Nella parte più bassa di questo giardino è collocato dal 1998, uno dei rarissimi giardini giapponesi in Toscana, a cui abbiamo dedicato un post a parte (link).

Sempre sotto il Piazzale Michelangelo, ma con una vista un po' meno spettacolare, è il "giardino dell'Iris"

Come si sa, il famoso "giglio rosso" di Firenze,  è  un Iris (o giaggiolo), un magnifico fiore di grandi dimensioni, che fiorisce anche spontaneamente nella zona.
Infatti era adottato come stemma dai ghibellini prima della della loro cacciata da Firenze: giglio bianco in campo rosso. I guelfi, per far capire bene che con loro era tutta un'altra storia, ribaltarono i colori in quelli che vediamo adesso: giglio rosso in campo bianco.
Il Giardino fu creato nel 1954 dalla Società italiana dell'Iris, che tutt'ora lo gestisce, con lo scopo di ottenere, tramite varie ibridazioni di questo fiore - che in natura è bianco o viola cupo - il colore rosso simbolo della città.
Vi dico subito che per ora non ci sono riusciti...
Però hanno ottenuto una serie di meravigliose sfumature gialle, rosa e arancio, veramente splendide.

Purtroppo l'iris non è una specie rifiorente, per cui una volta che il fiore è appassito, rimane solo la pianta verde: bella fin che si vuole ma un po' anonima.
Sorgendo su uno dei versanti del poggio dove sorge Piazzale Michelangelo, è in discreta pendenza, e porta - tra scale in pietra e vialetti - sino ad una parte più pianeggiante dove è collocata una grande vasca in pietra.

La fioritura dell'Iris avviene in maggio ed è per questo che il giardino è aperto e visitabile solo in questo mese.
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