domenica 26 gennaio 2020

IL CASTELLO DI MONTEFIORALLE a Greve in Chianti

Confessiamo che siamo andati in questo borgo in maniera piuttosto svogliata, tanto per andare a fare un giro; non sapevamo nemmeno se avremmo fatto il post; mentre percorrevamo l'autostrada, dicevamo : "vabbè, sarà il solito paesino, bello finchè vuoi ma magari a qualcuno piace per andare a fare un giro fuori porta, andiamoci..."
Siamo usciti all'Impruneta, abbiamo fatto la Cassia e poi abbiamo preso la S.P.33 del Passo dei Pecorai.
Se ci andate, passate di lì, perchè è una strada molto bella - anche se frequentata da stuoli di ciclisti maleducati - e rilassante e persino il cementificio della SACCI che si trova proprio in corrispondenza del Passo, non stona troppo con il paesaggio.
Certo, non è bello - ma la gente da qualche parte deve pur andare a lavorare - ma tutto grigio com'è non si nota molto, ha una sua dignità.
Arrivati poco prima di Greve, una ripida stradina - qui i ciclisti non ci sono, eh? sarà come minimo un 16% di pendenza... - ci porta al borgo.
Beh, raga... qui siamo nel Chianti.

Il paesaggio è da Sindrome di Stendhal.
(e il cementificio è lontano)
filari di viti a perdita d'occhio.
Olivi, boschetti, case, paesi.
Per bello è bello, dai!
Lasciamo la macchina al parcheggio e ci avviamo a piedi per il paese.
Come tutti i paesi da queste parti è talmente carino e curato da rasentare la leziosaggine, però - sorpresa - la gente qui ci abita.

Si, è vero, ci sono un paio di B.& B., ma nel complesso abbiamo potuto vedere che le case sono tutte abitate da gente del luogo: che è ben conscia, evidentemente, di abitare in un luogo particolare, che deve essere ben curato, perchè, saliti sino alla chiesa, abbiamo trovato i parrocchiani intenti a spazzare il sagrato, e a togliere le foglie dalle scale.
Chi lo farebbe da noi?
Nella Chiesa, dedicata a Santo Stefano, abbiamo trovato la storia dell'ultimo dei Vespucci.

Amerigo Vespucci, il famoso esploratore, aveva una casa a Montefioralle, e la sua famiglia ha continuato ad abitare qui fino a che l'ultimo dei Vespucci, che aveva comprato buona parte del paese, non morì verso la fine del XIX secolo.
La sorella e le figlie venderono tutte le sue proprietà nel paese e si trasferirono.
Amerigo Vespucci fu Cesare fu dimenticato e la sua tomba fu riscoperta sotto uno strato di erbacce solo nel 1954, quando fu ristrutturato il piccolo cimitero del paese.
Quando si trovano queste piccole storie, tutto acquista più fascino.
Insomma, se avete una domenica mattina libera, andateci.
Poi magari scendete a Greve e vi fermate a mangiare qualcosa lì, che i ristoranti buoni non mancano certo, e vi fate un giro per il paese, che è sempre molto carino.

Mappa

domenica 19 gennaio 2020

RASIGLIA

Cosa c'è di peggio che bucare una gomma alla macchina?
Ve lo diciamo noi:
Bucare una gomma alla macchina in una sperduta frazione di un remoto paese di montagna sui monti Sibillini il 14 di Agosto.
Volete anche la ciliegina sulla torta?
La macchina è una di quelle moderne che non ha nè il ruotino nè tantomeno la ruota di scorta, ma solo quell'odioso kit di gonfiaggio con la schiumina da mettere nella ruota in caso di necessità.
Tristi e scoraggiati, abbiamo chiesto in albergo se da quelle parti c'era un gommaio, visto che il kit serve solo a quello: ad arrivare dal gommaio.
Il gommaio ci poteva essere, a Comunanza, una ventina di chilometri...
Il nome del paese può sembrare strano, ma è riconducibile ai tanti Mercatale che si trovano in Toscana.
In sostanza,  si trattava dell'unico luogo pianeggiante tra tanti paesi di montagna, e ci facevano il mercato; tutto qui.
Arrivati a Comunanza non solo troviamo il gommaio aperto che sembrava aspettare solo noi, ma troviamo anche il più simpatico del gommai, e - sorpresa! - non una botteguccia di paese, ma un'organizzazione che importa in proprio gomme da fuoristrada dalla Cina, va a fare tutte le Fiere del settore e vende via internet in tutta Italia!
Siamo rimasti a bocca aperta.
Mentre riparava la gomma chiacchierava e ci parlava di un posto che intendeva andare a visitare nel prossimo week-end; non troppo lontano da lì, una frazione montana del comune di Spoleto, tutta attraversata da corsi d'acqua, tutta restaurata... da vedere.
Siamo andati con lui in ufficio per vedere questo posto su internet, ci siamo fatti un'idea del posto, e naturalmente abbiamo deciso di andarci.
Riparazione della gomma e consulenza turistica, tutto per sette euro!
W-O-W, da noi per meno di quindici non ti facevano nemmeno entrare in officina...e non erano così cordiali, tantomeno il 14 di agosto!
E quindi, Rasiglia.

Il nostro amico aveva ragione. E' un posto veramente straordinario, conosciuto anche come "il Borgo dei Ruscelli", perchè alle stradine si affiancano limpidi ruscelletti, talmente trasparenti da dare l'impressione che l'acqua nemmeno ci sia dentro!

Parecchi sono figli del fiume della zona -  il Menotre - e che ha alimentato nel tempo gualchiere, mulini, opifici di ogni tipo, e che rende unico questo paesino che in sè non ha niente di diverso rispetto a tutti gli altri paesi umbri che lo circondano; tanto meno le conseguenze del terremoto della Val di Chienti del 1997.
Infatti i suoi abitanti hanno vissuto nei container prima e nelle casette di legno poi, e almeno in parte sono riusciti a rientrare nel paese, aiutati proprio dalla particolarità dei ruscelli e delle sorgenti che in parte li alimenta.
Ed ecco il motivo per cui l'acqua nei canali era così trasparente... era acqua sorgiva!

Comunque, grazie a loro il paese ha ritrovato nuova vita, diventando un'attrazione turistica frequentatissima.

E qui vengono le dolenti note, perchè a noi piacciono le cose nascoste e poco conosciute, mentre questa invece è una specie di Venezia dello Spoletino, con tanto di parcheggi destinati agli autobus e banchetti della porchetta per i panini!
Il posto era veramente bello, ma la calca era tale e tanta - bisogna anche rimarcare che era agosto - che dopo aver ammirato le bellezze del luogo, ce la siamo data a gambe.
Ma siamo assolutamente certi che una visita in un periodo meno frequentato dia maggior agio e soddisfazione! 

Mappa

domenica 12 gennaio 2020

GIARDINI DI PISTOIA

Pistoia è una città misteriosa, lo diciamo sempre: 
nel suo centro abbiamo trovato questi giardini nascosti e di cui vorremmo parlarvi perchè costituiscono una bella e tranquilla passeggiata in ogni stagione.

Cominciamo da quello accanto al quale abbiamo parcheggiato la macchina.
E' il Parco di Monte Oliveto, in viale Petrocchi, dove c'è un bellissimo parco di 16.000 mq, popolato da magnolie, cipressi, olivi, cedri centenari e con tanto di laghetto - munito di paperelle - spazio giochi per i bambini, e un originale bar ristorante  integrato in una serra di stile ottocentesco, tutta ghisa e vetri.

Non mancano gli spazi per ritrovarsi e trascorrere il tempo conversando piacevolmente: infatti lo scopo di questo parco è proprio quello di fare da catalizzatore sociale.

Uscendo dal cancello posteriore, fatti solo pochi passi - in via Pellegrino Antonini - e ci ritroviamo in un altro piccolo giardino, intitolato a Villy Pasquali, tenente degli alpini di stanza in Montenegro durante la seconda Guerra Mondiale, e che dopo l'8 settembre si unì alla Divisione Partigiana Garibaldi. Partecipando ad un attacco ad un presidio nemico, venne ucciso il 10 novembre 1943, e per questo è stato  insignito della medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria.

La sezione di Pistoia degli Alpini gli ha dedicato questo piccolo giardino, dove oltre ad una targa commemorativa, c'è questa bella scultura in bronzo con la penna spezzata, a commemorare la breve ed intesa vita del tenente Pasquali.

Anche qui solo pochi passi e ci troviamo in un altro giardino, quello intitolato a Paolo Novelli, eroico vigile del fuoco,  medaglia d'oro al valor civile alla memoria, morto a 30 anni nel 1996,  mentre cercava di salvare due operai che erano rimasti intrappolati in un deposito di GPL.

A venti anni dal suo eroico gesto, il comune di Pistoia gli ha dedicato questo particolare spazio verde - ci si arriva sia da corso Gramsci che dalla più pittoresca via del Borgo Stretto - dove, sino agli anni '70 del secolo scorso, c'era la sede di una delle caserme dei vigili del fuoco più antiche della città.
A completare questo particolare giardino - urbano, poichè contornato di mura- è anche un cappella, l'Oratorio del Santissimo Crocifisso, la cui costruzione fu voluta dalla Badessa Alma Costante Rutati  e fu terminato intorno al 1753.
Costituiva il termine del percorso devozionale della via Crucis all'interno dell'Orto Giardino del Monastero benedettino della Sala.

NON domandateci come faceva a trovarsi praticamente dentro una caserma dei vigili del fuoco, perchè non lo sappiamo, nè siamo riusciti a trovare una sola riga in rete che riuscisse a chiarire questo mistero.
Del resto l'abbiamo detto all'inizio: Pistoia è una città misteriosa....
Quello che sappiamo è che se l'esterno è molto semplice, all'interno - che non è al momento visitabile - è di una ricchezza senza pari.
E noi come sappiamo queste cose?
Semplice, l'abbiamo letto sul cartello che c'è fuori dell'Oratorio!

Dal Borgo Stretto, costeggiando una torre molto simile a quella 

di via Magnolfi a Prato (link)e camminando brevemente, ci siamo ritrovati in Piazza San Francesco, dove c'è un ampio giardino, apparentemente senza troppa personalità, se non fosse che ci abbiamo trovato un monumento alle vittime omosessuali del nazifascismo, inaugurato proprio in un giorno della memoria, quindi un 27 gennaio, in questo caso del 2015.

Si tratta del primo monumento di questo tipo che è stato inaugurato in Toscana, e francamente non sappiamo se ne esistono altri.
Ci informeremo.
Intanto, onore al merito della città di Pistoia di aver preso una iniziativa così meritoria.
Mentre salivamo le scale che ci portavano al Pantheon degli uomini illustri, che domina la piazza, ci domandavamo perchè questa bella costruzione in stile neoclassico era stata così abbandonata a sè stessa, quando avrebbe potuto certamente essere usata in maniera intelligente già da quando la città di Pistoia è stata capitale Italiana della cultura nel 2017.

Un vero peccato, pensando che questo edificio, in posizione così centrale, è stato adibito a caffè concerto sino agli inizi del novecento, e poi è stato chiuso e non gli è stato più trovato un utilizzo.
Adesso è in stato di degrado, e non ha un bell'aspetto.

Tornando alla macchina, e facendo un giro un po' più largo ci siamo imbattuti in un altro giardino, intitolato ad Anna Magnani, in piazza di Monte Oliveto.

Si tratta di un grazioso  giardino che raccoglie le opere di undici scultori, tutte realizzate con pietra della cava Nardini di Vellano (Pescia) e con le panchine che riportano delle targhe in ottone  con frasi di eminenti personaggi - tipo Confucio, Tagore, Powell, Tich-Nath-Hahn e altri - tutte legate al "valore dell'errore", e che dovrebbero indurre alla riflessione di chi decide di passare un po' di tempo lì seduto.

Quindi: Pistoia città un po' misteriosa, ma piacevolissima, specialmente se volete fare una passeggiata rilassante a piedi godendovi un po' di verde urbano.


Mappa

lunedì 6 gennaio 2020

IL BOIS DE BOULOGNE DI BOLOGNA

E' la Chiusa di Casalecchio, così chiamata dal Poeta Stendhal, quando andava a passeggiare sulle rive del Fiume Reno nel XIX° secolo. 

Premettiamo che non conosciamo affatto il Bois de Boulogne di Parigi, ma se Stendhal faceva questo paragone, noi ci fidiamo ciecamente...
Inoltre ha una grande somiglianza con il Cavalciotto di Prato (intendiamoci: fatte le debite proporzioni. Qui stiamo parlando del fiume Reno), anche perchè l'opera idraulica aveva la stessa funzione: quella di regolare le acque di un fiume piuttosto capriccioso, e di utilizzarne le acque per gli usi di una città che si stava sviluppando industrialmente, come era la Bologna del medioevo.
Le somiglianze non finiscono qui, perchè la regolamentazione del fiume serviva ad alimentare una rete di "gore" (probabilmente loro le chiamavano canali, o chissà in quale altra maniera, ma a noi piace chiamare così, alla pratese) che servivano a mantenere un certo livello dell'acqua sempre costante, in modo da alimentare i macchinari dei vari opifici, che non dovevano così più dipendere dalle secche del torrentello locale.
Contemporaneamente si teneva a bada il brutto carattere del fiume Reno.
Eh, sì, le somiglianze sono davvero tante!
Però la Chiusa di Casalecchio (diciamocelo) è la più antica opera idraulica d'Europa tutt'ora funzionante.

Una cosa molto interessante è che dall'ultima risistemazione, risalente al XVIII° secolo, e precisamente dal 1768 sino al 2007, i custodi della chiusa sono sempre stati appartenenti alla stessa famiglia, la famiglia Cherichi, che si è tramandata questo incarico di padre in figlio per molte generazioni.
Il custode della Chiusa era un personaggio importante, che sapeva interpretare il colore e l'odore delle acque, e da quello era in grado di capire l'arrivo e la portata di una eventuale inondazione.

Aveva alle proprie dipendenze una quantità di persone, che chiudevano o aprivano le chiuse, secondo le necessità.
L'ispezione annuale da parte delle autorità, prevedeva un gran pranzo, preparato dalla moglie del Custode della Chiusa e con un menù che è stato sempre lo stesso per secoli.
Ma parliamo del bellissimo parco, il famoso Bois de Boulogne del titolo.
Sicuramente quando lo ha visto Stendhal era ancora il giardino della villa dei conti Sampieri Talon, che aveva la particolarità di avere al suo interno sia un giardino alla francese, sia un giardino all'italiana, che un grande parco all'inglese.

Insomma, un vero giardino cosmopolita!
Dal 1975 il giardino è stato acquisito dal comune di Casalecchio del Reno, che lo ha messo a disposizione della cittadinanza, ed è conosciuto in città proprio con il nome di "Parco Talon".

Mappa