domenica 24 gennaio 2021

LA GROTTA DELL'EREMITA MAURIZIO A GAMBASSI

 Cominciamo subito con il dire che non si tratta di grotte.
Poi Maurizio - che di cognome faceva Becherini - non era nemmeno un eremita nel senso classico del termine, perchè non era un monaco, ma un laico.
Era un sarto ed un barbiere, aveva tre figli, e alla morte della moglie gli era presa male: andò a vivere con i monaci di San Vivaldo e tornava a casa dai figli solo di tanto in tanto.
Vogliamo sperare che questi figli fossero abbastanza grandi da cavarsela da soli, altrimenti poteva contare solo sull'acquiescenza delle leggi che vigevano nel 1918:
fosse successo adesso, come minimo gli toglievano la patria podestà, mandavano i figli in affido, e per lui si poteva parlare anche di un po' di galera.
Tra i nostri parenti più prossimi c'era un nonno al quale era capitato una cosa del genere: moglie e figlio travolti e uccisi da una carrozza negli anni '10 del secolo scorso. Ma lui mica si è dato all'eremitaggio... si è limitato a risposarsi.
E meno male, altrimenti uno di noi non sarebbe qui a raccontare queste cose, così tanto i suoi figli eran nostri parenti prossimi!
E poi si dice: come vanno le cose della vita...
Ma andiamo avanti con il nostro Maurizio Becherini.
Arrivato ad un certo punto anche la vita di preghiera  in comunità con i frati di San Vivaldo gli sembrò poca cosa. 
Sentiva il bisogno di vivere in solitudine per avere un rapporto più intimo con Dio.
Allora si ritirò vicino al greto del torrente Casciani, dove costruì un suo personale luogo di riflessione e preghiera, incidendo nella pietra piccole immagini sacre, 
 
 
oppure costruendole con semplici materiali, che poteva racimolare facendo qualche lavoretto nei paraggi.
 
 
Utilizzava materiali di recupero per le sue statue, che disseminava ovunque. 
Adesso purtroppo molte sono andate distrutte, forse proprio a causa del fatto che erano fatte con materiali scadenti.
 
 
E poi non bisogna dimenticare che Maurizio è morto nel 1932, e quindi oltre ai quasi 90 anni che sono trascorsi, c'è stata anche la Seconda Guerra Mondiale, che sicuramente ha fatto i suoi danni anche qui.

La sua fede ingenua e profonda attirava chi, come lui credeva con tutto il cuore e aveva bisogno della purezza della Natura per apprezzare maggiormente il Creato e pregare il Creatore.
Si era formato  quindi un piccolo pellegrinaggio che veniva ad ammirare le sue statue sacre.
La Chiesa ufficiale non si era mai occupata di lui, e lo lasciava vivere tranquillo.
Finchè, una volta, Maurizio non si oppose ad un veto che era stato posto nei confronti di una guaritrice che viveva a Castelfiorentino, e con la quale era in amicizia; una certa Armanda, alla quale era stato proibito l'accesso ai sacramenti.
Lui si oppose in maniera molto netta a questa che lui considerava un'ingiustizia: si slanciò contro il sacerdote durante una Messa Solenne, e la Curia, che aveva emesso la sentenza contro la guaritrice, la rinnovò anche nei confronti di Maurizio.
Non solo, lo accusò di esaltazione mentale, superbia, menzogna.
Tuttavia, quando il 26 settembre del 1932 Maurizio l'eremita muore nella sua forra per malattia, gli viene fatto un funerale religioso, e viene sepolto in terra consacrata.
Adesso per arrivare al letto del fiume esiste un percorso, piuttosto ripido e - se fatto su terreno bagnato anche piuttosto scivoloso - ma tutto corredato da un provvidenziale corrimano in corda, che oltre a segnalare la strada serve per aggrapparsi in caso di necessità.
 
 
Arrivati sul greto, in corrispondenza a quello che rimane delle statue, un minaccioso pietrone incombe sulle nostre teste.
 
 
Molto pittoresco, ma è meglio guardarlo da lontano!