martedì 31 maggio 2022

RIPAFRATTA

A vederla ora, Ripafratta non presenta grandi attrattive. 
Non ce ne vogliano i suoi abitanti, ma in effetti sono poche case maltenute lungo una strada statale, più vicina a Lucca che a Pisa, ma pur sempre in provincia di quest'ultima.
E' nota la nostra passione per il "contado pisano", ma ad una prima occhiata, il viaggiatore distratto passerebbe di qui senza nemmeno accorgersi di aver attraversato un paese.
Ed è un gran peccato, perchè Ripafratta, frazione del comune di San Giuliano Terme,  ha alle spalle una grande storia, anche se il suo aspetto attuale è così dimesso.
Tanto per cominciare la strada che l'attraversa è la SS12 dell'Abetone e del Brennero, che ricalca il tracciato di una antica via consolare romana, segno evidente che la zona era abitata già in tale epoca. Infatti il paese esisteva già ed era denominato "Ottavo", cioè la sua distanza da Pisa, ma era anche detto "Ripa" perchè situato esattamente sulla riva del Serchio, e poi chissà, in epoca altomedioevale ci deve essere stato una serie di inondazioni non da poco per cui il nome è diventato definitivamente ripa=riva fratta=divelta.
Nome poco augurante in verità, e forse è stato anche per questo che già in età romana esisteva un fosso, detto di Ozzieri, che drenava le acque della piana di Lucca e che scorreva parallelo al fiume. Quasi sicuramente quando si verificarono le inondazioni che cambiarono il nome al borgo, la manutenzione del canale era ormai andata e quindi il canale non ha fatto altro che peggiorare la situazione. 
Comunque il canale esiste ancora e scorre tra la ferrovia Lucca-Pisa ed il fiume Serchio.
 

 
C'e' anche un altro canale qui a Ripafratta, il canale detto "Fosso del Mulino" o "Canale Macinante" fatto costruire nel 1475 da Lorenzo de' Medici, e che si chiamava così perchè aveva lo scopo di alimentare alcuni mulini di sua proprietà lungo la piana da Ripafratta - appunto - da dove riceveva le acque del Serchio, per poi sfociare nell'Arno a Pisa.
Il Canale Macinante passa sotto l'abitato di Ripafratta, ed esiste tutt'ora un tunnel, nel quale esistevano gli accessi alle abitazioni, che avevano un proprio approdo personale. Il primo mulino era situato proprio a Ripafratta, e la costruzione settecentesca esiste ancora, sia pure convertita in negozi, e molto trascurata...
 


Sempre a proposito dei canali, proprio sulla Statale 12, per chi sa vederlo, esiste ancora un punto d'appoggio per gli argani, che i vari strati di asfalto non sono riusciti a coprire. 
Avete presente Conan il Barbaro che girava da solo un enorme argano di legno per alimentare non-si-sa-che-cosa? 
Ecco, era una cosa del genere, solo che le persone che giravano l'argano erano più di una e quella specie di "scalini" servivano per fare maggior forza nello spingere...
 


La Pieve di San Bartolomeo Apostolo è fin troppo imponente per l'esiguità della piazza: un triangolino senza nome che si ritaglia un po' di spazio rispetto alla statale.
Naturalmente quando ci siamo stati noi la chiesa era chiusa e non abbiamo potuto visitarla, ma sappiamo che dentro c'erano delle opere di pregio, anche di carattere moderno, volute da un cittadino onorario di nome, Carlo Biscaretti di Ruffia, figlio del co-fondatore della Fiat, nonchè ideatore del museo dell'automobile di Torino, (anche se poi il museo è stato intitolato a Gianni Agnelli), e che qui ha esalato l'ultimo respiro nel 1959.
Ma questa è un'altra storia.
Altro personaggio famoso - seppure totalmente inesistente - è il Cavaliere di Ripafratta, personaggio de "La Locandiera" di Carlo Goldoni.

Altra imponente e trascuratissima opera del nostro piccolo borgo è la rocca si San Paolino, che si può raggiungere con una breve salita sul colle Vergario.
Vi risparmiamo tutta la storia che comincia con i primi insediamenti nell'età del ferro e continua con i biechi nobili locali che intendevano avvalersi del fatto che quella zona era ben trafficata di merci per riscuotere laute gabelle.
Poi nel 1109 (un po' in ritardo rispetto al solito anno 1000, che si fa qui, si dorme?) donano il castello all'arcivescovo di Pisa, le guerre tra Pisa e Firenze (e ti pareva...) Uguccione della Faggiola - che c'entra sempre - Antonio Da Sangallo - anche lui... non ci se ne libera - che però non riuscì a fare granchè perchè nel 1607 la rocca risultava già abbandonata, tanto che nel 1628 cominciarono a piantarci viti e olivi e 50 anni dopo entrò a far parte della tenuta Granducale di Collesalvetti. 
Ma al Granduca non sembrò un buon affare, perchè dopo nemmeno un anno la cedette alla nobile famiglia Camici-Roncioni da cui il comune di San Giuliano Terme l'ha comprata - pensate - nel 2021!
Speriamo che trovino qualche milioncino d'euro per rimettere in sesto quel poco che c'è rimasto...
 


Altra cosa in completa rovina, eppure era un vanto per il paese, è la stazione ferroviaria. E' vicina al ponte di una ferrovia secondaria, crollato e ricostruito accanto, senza abbattere la vecchia campata.
Si tratta di una piccola stazione adesso non presenziata, e in pietoso stato di abbandono. Un vero peccato, pensando che il giardino ha vinto diversi premi per il giardino più bello delle stazioni italiane, nella prima metà del secolo scorso!