domenica 24 aprile 2016

IL FARO DI VIA MAGNOLFI

Fin da quando eravamo bambini, quella strana torre in via Magnolfi, a Prato, ci ha incuriosito.

Nella nostra fantasia la vedevamo simile ad un faro, e pensando a Mary Poppins. ci aspettavamo da un momento all'altro che l'ammiraglio Boom desse il segnale di sparare con il cannone.
Abbiamo deciso di fare una ricerca su questa torre e abbiamo scoperto tante notizie interessanti.Tanto per cominciare, via Magnolfi è stata costruita fra i 1863 e il 1870, con lo scopo di collegare la stazione di Porta al Serraglio (che allora era l'unica stazione di Prato) al Piazza del Duomo.
Infatti, se ci pensate, le costruzioni che fiancheggiano la via, sono tutte omogenee, perchè sono state costruite tutte nello stesso periodo, la fine del XIX secolo, in stile neo-cinquecentesco.
Inoltre, sono state quasi tutte costruite da progetti dell'architetto Fortunato Rocchi - che è colui che ha rimaneggiato il frontale di Santa Maria delle Carceri - e (ma guarda...) il consuocero dell'allora sindaco di Prato Gaetano Guasti.
Il terreno sul quale sorge la via, altro non era che gli orti del convento di San Giorgio.
E dov'è questo convento di San Giorgio?
Non esiste più:
Fu soppresso in epoca napoleonica come tantissimi altri, ma non ha più ripreso vita. L'unica traccia di questo antico convento è la Piazzetta Martini - situata sul lato di Via San Giorgio (!) - che è la parallela di via Magnolfi - e che era il perimetro del chiostro interno.

Per effettuare il collegamento tra la piazza e la stazione dei treni, furono abbattute un paio di case che chiudevano il perimetro di Piazza del Duomo, nel punto in cui  adesso c'è l'imbocco della via.
Ma torniamo alla nostra torre.
E' stata commissionata dalla famiglia Martini all'architetto Fortunato Rocchi.
La famiglia Martini aveva già due bei palazzi in Prato: uno è quello di cui abbiamo già parlato, nell'omonima piazzetta, l'altro è l'attuale sede della Scuola di musica "Verdi", in via Santa Trinita, proprio nei pressi di Piazza San Francesco.

Sappiamo per certo che quest'ultimo è stato costruito da un altro insigne architetto pratese, Giuseppe Valentini.
Dopo ricerche condotte presso l' Archivio Diocesano, Biblioteca Roncioniana, Archivio di Stato e Biblioteca Lazzeriniana, è stato possibile ricostruire la storia della torre, ma poco abbiamo saputo sul motivo per cui è stata costruita.
L' unica "voce" che abbiamo raccolto è quella che vuole che il Martini, ne abbia ordinato la costruzione per recuperare la vista del suo palazzo sulla via San Giorgio, toltagli dal palazzo di fronte. E difronte alla torre scopriamo un' altra curiosità: la casa dove ha vissuto da giovane Curzio Malaparte e che ha citato nel suo libro "Maledetti Toscani".

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domenica 17 aprile 2016

UNA INCANTEVOLE PASSEGGIATA: LUCCA VISTA DALLE SUE MURA

Ed eccoci nuovamente a Lucca.
Potremmo venire qui mille volte ed ogni volta meravigliarci di qualcosa.
Ecco perchè la consigliamo così vivamente,  a chiunque abbia voglia di fare un breve giro in macchina, sino a questa deliziosa città.
Particolarità di questa cittadina sono proprio le mura, che a tutt'oggi la cingono ancora completamente, distinguendo così la Lucca propriamente detta - che è solo ed esclusivamente quella dentro le mura - da gli innumerevoli sobborghi: Arancio, Antraccoli, Sant'Anna, San Filippo - solo per citare i primi che ci vengono in mente.
Si può pensare  che le mura siano di origine medioevale,  ma in realtà sono di epoca tardo-rinascimentale, costruite quindi tra il 1504 ed il 1648.
Non sono mai state utilizzate per scopi difensivi, e questo ha contribuito in maniera determinante a mantenerle in così buone condizioni.
Sin da subito, nonostante fossero interdette alla popolazione, essendo una fortificazione miliare, i lucchesi presero l'abitudine di utilizzarle come passeggiata, anche se fu solo nel periodo in cui fu duchessa di Lucca,  Maria Luisa di Borbone, che le mura furono rese adatte al passeggio pedonale.
L'ultima porta ad essere aperta è stata Porta Elisa - dedicata alla sorella di Napoleone, granduchessa di Lucca - nel lato che guardava Firenze: siccome le mura erano state erette per difendersi dalla litigiosa Firenze, da quel lato non c'erano porte!
Non aspettatevi dotte descrizioni sulle porte, i baluardi e le tettoie. 
E non aspettatevi nemmeno una filologia storica rigorosa: noi vogliamo solo farvi fare una bella passeggiata!
Noi siamo entrati da Porta Santa Maria, solo perchè nei pressi, lungo il viale Carlo del Prete, abbiamo trovato un comodo parcheggio per la macchina.
Ah, ricordatevi di pagare il parcheggio e di esporre lo scontrino!
Saliamo sul bastione, e lo sguardo spazia tra i grandi e bellissimi prati all'esterno, e lo scrigno  - perchè di questo si tratta - su cui Lucca è appoggiata, all'interno delle sue mura.
Fatti pochi passi troviamo Palazzo Pfanner, una residenza nobiliare del XVII secolo, che è passata di mano in mano a diverse famiglie notabili del luogo, sino al momento in cui ne fu adibita una parte a fabbrica di birra, da parte di Felix Pfanner, un birraio bavarese particolarmente abile, che fu assoldato nel 1845 da duca di Borbone, che intendeva avviare la produzione di birra nel Ducato di Lucca.

Siccome gli affari andavano molto bene - fu una delle prime fabbriche di birra in Italia - alla fine il birraio Felix Pfanner acquistò dalla famiglia Cotroni, proprietaria dell'immobile, tutto il palazzo ed il giardino; e sino al 1929 qui la birra non solo si fabbricava, ma si degustava, nei bellissimi giardini che possiamo ammirare dal bastione.
Il palazzo ed il giardino sono tutt'ora di proprietà della famiglia, che ne apre le porte per eventi e manifestazioni.
Proseguendo verso Porta San Donato, troviamo una grande costruzione bianca, bassa ma impotente.
Recentemente restaurata, questa è la Ex Cavallerizza, un maneggio coperto realizzato nel 1876,  come servizio al "Prato del Marchese", che evidentemente era invece il maneggio all'aperto!

Diventerà una struttura ricettiva per i turisti che arrivano in città.
Poco oltre, troviamo la Casermetta di San Donato, che ospita il Museo dell'Antica Zecca di Lucca.
Ancora pochi passi e passiamo sopra alla Porta Sant'Anna. Troviamo un grande edificio, in stato di abbandono ma non cadente: si tratta dell'antica Manifattura Tabacchi di Lucca, che ha operato in questo edificio, ininterrottamente dal 1815 al 2004. Adesso, dopo oltre dieci anni di inattività, sono partiti i lavori per una sua ristrutturazione, che prevede anche qualche demolizione.
Proseguiamo ancora, e sul Baluardo Sant'Antonino, troviamo il monumento ad Alfredo Catalani, tormentato compositore Lucchese, di cui fu estimatore anche Giacomo Puccini.
La nostra passeggiate prosegue, e troviamo una graziosa chiesetta, ammiriamo da lontano alcune torri, tra cui quella di Giunigi, con i suoi alberi sulla sommità.
Ammiriamo tanti verdissimi prati, finchè arriviamo al retro della  Cattedrale, che brilla di marmi candidi sotto una sole sfavillante.
Parlare di questa chiesa, che racchiude tesori d'arte - essendo essa stessa un capolavoro - e reliquie fatte segno nei secoli di una straordinaria devozione, è impossibile; vi basti sapere che è dedicata a San Martino...basta. Magari ne parleremo in un post a parte.
Ma le opere d'arte sono molte, da queste parti: che dire di questo balconcino, a cui vorremmo affacciarsi per godere del panorama, ma che anche visto da qui, dal bastione, è pur sempre un gioiello da ammirare?

Sgorgato dal nulla, vediamo correre un ruscelletto sotto le mura, proseguiamo ancora e vediamo che svolta bruscamente verso il centro, costeggiando la strada con un muretto: il canale, scopriamo più tardi, attraversa tutta la città, e serviva da protezione alle precedenti mura medioevali, che qui si ergevano.
Proseguiamo ancora, e troviamo un meraviglioso giardino, con alberi centenari, fiori a profusione ed un laghetto.
si tratta dell'Orto Botanico, una delle istituzioni di Lucca. Fu fondato nel 1820 dalla Maria Luisa di Borbone di cui abbiamo già parlato a proposito dell'accessibilità delle mura al popolo.
In verità è il rimaneggiamento di un progetto della precedente granduchessa, Elisa Baciocchi, che non fece in tempo a realizzarlo.
Visibile anche dalle mura è un cedro del Libano di rara maestosità, oltre a diverse sequoie, alte oltre 30 metri.
Meraviglioso è il laghetto, popolato di ninfee e di tante altre rare piante palustri.
Su questo laghetto c'è una leggenda: pare che, immergendo la testa nelle sue acque - vi sconsigliamo di farlo, sicuramente vi arresterebbero - si possa vedere il volto addormentato della bellissima  Lucida Mansi, di cui abbiamo giù parlato nel post Lucca Diabolica (link).

Passiamo sopra alla Porta Elisa, e troviamo la casa del Boia, recentemente restaurata.

Si tratta di una casetta isolata, allora alla periferia della città, che ospitava il boia di Lucca, un romano di nome Tommaso Jona, che potè fare per i duchi borbonici, che l'avevano assunto, il suo tristo lavoro solo due volte.
Sino ad allora, quando c'era da fare un 'esecuzione capitale, si affittava boia e ghigliottina dalla vicina Pisa!
Poi nel 1845, quando ci furono cinque condanne a morte in un colpo solo, il boia era ormai anziano ed il lavoro fu affidato ad un professionista più giovane, fatto venire apposta da Parma.
Il pover'uomo ci rimase così male che consegnò le sue immediate dimissioni.
Troviamo poi l'imponente complesso del convento di San Francesco, recentemente restaurato e riqualificato, con ampi giardini accessibili a tutti, passando dai quali si possono ammirare i cinque chiostri del convento.
Proseguendo troviamo questa casa con parco, di cui non abbiamo trovato notizie, con questa bella veranda liberty.
A voler parlare del liberty a Lucca, ci sarebbe farci un bello studio, magari in futuro, chissà!
Proseguendo ancora, dalla parte esterna troviamo una costruzione con la scritta "Villaggio del Fanciullo". si tratta di un'opera pia, fondata nel 1945 dall'Assistenza per l'Infanzia Abbandonata, dalla Diocesi di Lucca. In quel periodo storico si trattava di un'opera di alto valore morale, vista la gran quantità di bambini orfani di guerra, privi di casa e di assistenza.
Dalla parte del centro invece troviamo il vecchio ospedale, chiuso da pochi anni ma già abbastanza degradato. Si tratta di un'area molto grande che, come tutte le città in cui l'ospedale si è trasferito in un'altra zona, pone il grosso problema di riqualificare una zona centrale o semicentrale, senza snaturarla troppo, ed in tempi brevi.
Ecco, il nostro giro di quasi 4500 metri è terminato, siamo tornati al punto di partenza.
Come sempre, vi abbiamo parlato di quello che ci ha colpito e affascinato,lungo un tragitto, romantico con il tappeto delle foglie rosse dell'autunno, stimolante con i fiori della primavera, malinconico con la pioggia dell'inverno, gioioso con il sole dell'estate: ma niente potrà farvi apprezzare questa passeggiata come percorrerla con le vostre gambe!


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domenica 10 aprile 2016

UNA PERSONALE DI SCULTURA A CIELO APERTO: IL" PARCO D'ARTE PAZZAGLI" A ROVEZZANO

In un luogo che nei tempi passati doveva essere una campagna bellissima, con un piccolo e grazioso borgo, muretti a secco, edicole sacre, cipressi e quant'altro possa dare l'idea della campagna toscana.... e che adesso è attraversato da alti muri di cemento, che fungono da cavalcavia alle statale 67, al doppio binario della ferrovia "direttissima" e dalla ferrovia dei treni regionali.
Stiamo parlando di Rovezzano, un rione del comune di Firenze, posto alla sua estrema periferia orientale,  che però sino al 1865 era comune autonomo.
Certo, se si girano le spalle all'intrico della strada e delle ferrovie, si ha ancora un'idea di quello che doveva essere il borgo: piccole strade tranquille in aperta campagna.
Ma noi siamo stati attirati qui dall'opportunità di ammirare una vera e propria mostra personale di scultura, situata in un bellissimo prato sulle rive del fiume Arno, proprio alla fine  di via Sant'Andrea a Rovezzano (alla fine, perchè la strada è interrotta da un alto muro di cemento: al di là c'è la statale 67, la direttissima ecc. ecc.).

Per entrare nel parco c'è da pagare una piccola quota d'ingresso: se si ha fortuna, si possono scambiare due parole con lo scultore, Enzo Pazzagli, che vi illustrerà la sua originale visione del mondo, utile per capire il senso della sua opera.
Sono sculture, perchè sono realizzate in maniera tridimensionale, ma non aspettatevi marmi o pietre. 
Le opere sono realizzate in lastra di acciaio, tagliata con la lancia termica e decorate con incisioni sul metallo e  inserti in vetro colorato.

Molte sono di grandi dimensioni, e la più famosa è certamente quella del "Pegaso", simbolo della Regione Toscana, che fa bella mostra di sè nei giardini del Palazzo della Regione Toscana, e di cui qui si può ammirare una copia.

Ma l'opera più originale dell'artista è certamente "la Trinità", una maschera con due profili ed un volto, disegnata dagli oltre trecento cipressi disposti nel parco, e che si può vedere nella sua interezza solamente vedendola dall'alto (o da GoogleEarth).
Una "scultura vivente" perchè i cipressi crescono, e il profilo della scultura sarà sempre più marcato con il tempo: certo, se i cipressi vengono tenuti in buone condizioni.
Perchè questo accada, si puo' "adottare" un cipresso, contribuendo economicamente alla sua manutenzione (e sentirsi anche un po' artisti).
Sotto il cavalcavia della ferrovia, abbiamo localizzato il laboratorio dell'artista - un'officina meccanica parecchio disordinata, che strideva alquanto  con la pace e la serenità del parco, ma bisogna pensare che dopotutto qui non si sta parlando di ricamo a piccolo punto, ma di lastre di metallo e di adeguate attrezzature per la loro messa in opera, quindi sorvoliamo su questo piccolo neo.
Nella parte opposta del parco, c'è  uno spazio destinato (citiamo:) "ai giovani artisti ed  ai geni incompresi" per cui aspettatevi di tutto!




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