martedì 22 aprile 2014

I GIARDINI DI VILLA LE FALLE ( O DANTI)

A Compiobbi , sulla SS 67 Tosco Romagnola, abbiano trovato notizie di questa villa, che pare appartenesse alla famiglia De'Pazzi. Essendo la  famiglia perdente nella famosa congiura che da loro prese il nome , i Medici la confiscarono...
Poi, siccome le ville certamente ai Medici non mancavano, se ne liberarono  vendendola alla famiglia Guadagni, che la restaurò e ne ampliò il parco, secondo il gusto del XVI secolo.
Nei primi anni dell'ottocento la proprietà passo' a Enrico Danti, che creò un vero e proprio parco all'inglese, con tanti particolari di gusto medioevale - a quei tempi era uno sfizio dei ricconi quello di costruirsi finti paesaggi medioevali, o grotteschi - e infatti ecco le finte mura merlate,

che racchiudevano un finto paese medioevale, con una finta chiesa con un finto campanile (che infatti non aveva campane)
Una torre, tonda come le antiche torri di avvistamento, ha  una scalinata interna da brivido (che infatti non sarebbe visitabile: vi consigliamo vivamente di non salire...)
La torre quadrata, tipica di tutti i paesi di origini medioevali che abbiamo visitato finora: a lui non bastavano quelle che c'era già, ne ha voluta una per conto suo...
Un tabernacolo finto gotico che si affacciava su un ponte, anche lui finto gotico, che però è crollato (forse per la vergogna).
Il giardino, che non è recintato,  è in condizioni assai precarie: alcune costruzioni sono state inglobate in abitazioni di epoca successiva, come questa casa che è stata costruita intorno a due torri, poi adibite a piccionaia.
In altre - quasi tutte - mura e torri stanno andando in rovina, e il giardino, che già in origine era una ragnaia, quindi un bosco  molto fitto di lecci, pini  e cipressi,  è diventato solo un bosco molto trascurato.
La villa propriamente detta, invece, adesso è proprietà privata, e appartiene alla famiglia Rangoni.
Dalla strada si può vedere uno dei viali dei cipressi - l' altro parte proprio dalla SS67 - e una curiosa statua di Polifemo;

ovviamente la villa non è visitabile, anche se sappiamo che è stata spogliata di tutte le sovracostruzioni medioevali, per riportarla alla sua purezza seicentesca, come la volle l'architetto Silvani che la ricostruì per i Guadagni nei primi anni del '600.
Dall'altro lato della strada, attraverso un cancello - anche questa una proprietà privata - abbiamo potuto vedere questo obelisco.
Di questo Cavalier Enrico Danti non si sa granchè, a parte il fatto che aveva evidentemente una notevole quantità di soldi disponibili per costruire tutte quelle rovine goticheggianti tanto in voga nella prima metà dell'ottocento.
Sappiamo che il suo nome appariva in un'opera data alle stampe del 1825 "Monumenti Etruschi o di etrusco nome" dalla Poligrafia Fiesolana e scritta da Francesco Inghirami, come associato, quindi forse come fornitore di notizie per la stesura dell'opera.

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