Quando si tratta di cercare cose vecchie e dimenticate, la nostra fantasia si scatena.
Noi che siamo abituati da sempre a muoversi con mezzi propri, perchè che non ci piace dipendere da orari e coincidenze, abbiamo deciso di fare un viaggetto su una linea ferroviaria che è nata secondaria: La Faentina.
Il percorso della Faentina, sarebbe quello più semplice e meno aspro tra i vari valichi appenninici tra Toscana ed Emilia Romagna.
Invece, quando fu inaugurata nel 1893 era già una linea secondaria, superata in importanza dalla Porrettana, inaugurata nella sua intierezza nel 1864, la quale doveva superare dislivelli assai più elevati, e con pendenza percentualmente superiori, per una lunghezza complessiva assai simile.
La Porrettana, nata a binario unico, si dimostrò subito inadeguata al suo ruolo di asse viario principale transappenninico.
Si dovette aspettare il 1934 perchè si inaugurasse la ferrovia Direttissima, che con una pendenza assai inferiore, attraversando le valli del Bisenzio e del Setta, portava direttamente a Bologna via Prato, tramite un capolavoro dell'ingegneria di allora come la Grande Galleria dell'Appennino, lunga ben 18.032 metri.
Solo recentemente la Direttissima è stata sopravanzata in importanza dalla Linea Alta Velocità, facendo scendere ancora un gradino di importanza alla Ferrovia Faentina, che sin dall'inizio fu destinata ad un uso prettamente locale e di transito merci.
La Seconda Guerra Mondiale quasi distrusse questa tratta, che era considerata così poco importante che fu riattivata solo nel 1957; e comunque i binari si fermavano a San Piero a Sieve.
Era possibile raggiungere Firenze solo dalla diramazione per Pontassieve, che però era di percorrenza lunga e poco agevole a causa del regresso (cioè dell'inversione di marcia della motrice) necessario alla percorrenza della tratta, che era a binario unico.
Il percorso completo è stata riaperto, come contropartita richiesta dagli enti locali alla realizzazione della linea ad alta velocità, solo nel 1999.
Comunque si tratta di una linea non elettrificata, e le motrici sono diesel!
In pratica un autobus su rotaie, per condurre il quale c'è bisogno di una patente ferroviaria speciale.
Ma veniamo al nostro viaggio.
Sapevamo che il percorso era poco frequentato, ma quando l'abbiamo percorso noi - ma era agosto - abbiamo visto le carrozze quasi piene, con un certo traffico locale - una fermata o due - che testimonia il suo utilizzo quasi come un tranvia.
Appena usciti dalla Stazione di Santa Maria Novella, il paesaggio si apre in tutta la sua bellezza, portandoci velocemente a Fiesole prima e a Vaglia poi.
Da San Piero a Sieve in poi si comincia ad avvertire la pendenza, e dopo Borgo San Lorenzo le gallerie si susseguono, sino ad arrivare , dopo la stazione abbandonata di Fornello (vedi link) al valico che culmina della Galleria dell'Appennino detta "degli Allocchi" - chissà da dove è venuto fuori questo nome - che rappresenta il punto più alto con i suoi 578 metri, dopodichè si passa da Crespino del Lamone, e dopo la stazione di Marradi, si entra in Romagna.
Già a Fognano il paesaggio si apre, nelle ampie vallate e nei caratteristici calanchi che ci portano a Brisighella, e, ormai in pianura, a Faenza.
E' questa una piacevolissima cittadina, di cui parleremo in un post a parte, perchè proprio lo merita.
E' un viaggetto molto carino, e poi qui non si devono fare le corse per prendere coincidenze o cambiare treno. Si va da A a B, e basta.: niente stress quando si sale sulle carrozze, che sono tutte di seconda, ma molto decorose.
Certo, c'è il traffico locale di cui parlavamo prima, ma del resto una linea come questa, che è un autobus su rotaie, vive anche di quello.
E poi nei viaggi in treno la cosa veramente interessante, è la gente: a maggior ragione per noi che, come dicevamo all'inizio, predilegiamo spostarci con mezzi propri - e quindi non siamo abituati a mescolarci a questa varia umanità!
La signora elegante, chiaramente una viaggiatrice abituale, che ha passato tutto il viaggio, quasi due ore, leggendo delle riviste.
Il ragazzo che aveva con sè due scatoloni, uno zaino e vari sacchetti, e che alla fine si è addormentato rumorosamente.
La famigliola con il bambino, la cui carrozzina non passava dal corridoio centrale del treno, e che si sono adattati a fare tutto il viaggio sugli strapuntini pur di non disturbare il pupo.
le turiste francesi un po' troppo poco vestite
le turiste giapponesi con calze, vestito, soprabito, cappello e guanti.
i vacanzieri in bermuda e sandali: euforici quelli in partenza, un po' seccati, con le valige al seguito, quelli al ritorno.
Un giovane prete in abito talare, una signora in tailleur e tacchi a spillo, turisti indiani, tutti con un cappellino con la Union Jack sopra, e sui quali ci siamo scervellati un po' per capire il nesso.
Divertente ed istruttivo!
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