Faenza è al centro della Romagna, ed è una città molto antica.
Sapevamo che i suoi abitanti, oltre che faentini, si chiamano anche manfredini, dal nome del casato che ha a lungo avuto signoria sulla zona.
Quando eravamo piccoli lo sentivamo dire : "la moglie del tale è manfredina" "babbo che vuol dire?" "vuol dire che è di Faenza".
Queste sono cose che segnano la psiche di un bambino, sinceramente...
A parte queste facezie, essendo alla confluenza del fiume Lamone, e l'incrocio tra la via Salaria e la via Emilia, è stato un centro commerciale tra i più fiorenti, anche in epoca pre-romana (la Salaria non si chiamava Salaria, la via Emilia si chiamava in altro modo, ma sempre all'incrocio tra due importanti vie di comunicazione era situata, dopotutto).
Nel VII secolo eresse delle mura per difendersi dai longobardi, e nel 1164 ospitò per diverso tempo Federico Barbarossa.
Cambiò bandiera diverse volte, perchè dopo la visita del Barbarossa aderì alla lega lombarda e divenne guelfa. E rimase così per un po' perchè le cronache citano che nel 1239 Faenza era l'unica città guelfa di Romagna.
In epoca rinascimentale divenne famosa per la produzione di maioliche che esportava in tutto il mondo. Tanto che in inglese maiolica si dice "faience".
Entrò a far parte della Romagna Pontificia, dopo la morte dell'ultimo Manfredi, intorno al 1509.
Di genitori faentini era Evangelista Torricelli, nato a Roma ed inventore del barometro ( c'è una piazza con un grazioso parco e una sua statua al centro).
Nel 1890 è nato a Faenza Pietro Nenni, uno dei padri della repubblica, e nel 1912 Benigno Zaccagnini, esponente di spicco della Democrazia Cristiana di altri tempi.
Nella cattedrale abbiamo visto questo curioso monumento funebre, che la gente le posto chiama "Jacmena".
Vabbè, detto questo come quadro storico generale, vogliamo dire che Faenza è una città molto graziosa, con bellissimi parchi, grandi strade alberate e tantissima gente che gira in bicicletta.
Il centro del centro storico (bel pasticcio, eh?!) sono due grandi piazze rettangolari, piazza della Libertà e Piazza del Popolo, che non sono divise da niente, sembrano una sola, enorme piazza lunghissima e circondata dai classici portici delle città padane.
E come tutte le città padane, abbiamo trovato anche in Faenza quella particolarità che non sappiamo dire.
Saranno le biciclette, che da queste parti non mancano mai, e con le quali tanta gente si sposta da un capo all'altro della città.
Certo, è facile... qui è tutta pianura, ci si sposta bene in bici. E' facile essere ecologisti in una città padana, provate a farlo a Roma, che è su sette colli, e poi ne riparliamo!
Ma è anche il rapporto che queste città hanno con il sole, con il bel tempo, con lo stare fuori all'aria.
Eppure il sole batte forte anche qui, ma qui il sole si va a cercare: i bar con i tavolini all'aperto non si contanto, si sta fuori all'aperto in tutte le stagioni, anche in gennaio. Magari con un bello spritz davanti - anche se sono le dieci di mattina, come abbiamo visto a Treviso - ma non si rinuncia mai a stare fuori, all'aria, al sole.
Invece da noi, che siamo a sud dell'Appennino, il sole lo temiamo, cerchiamo piuttosto di ripararci da sole, anzichè cercarlo. Anche da noi ci sono i bar con i tavolini all'aperto, ma sono strutture coperte, con i ventilatori sempre accesi, con grandi tende che tendono ad oscurarne la luce.
Forse perchè qui la nebbia in inverno è opprimente, chissà.
Però fa un bell'effetto, perchè qui tutto è chiaro, arioso, luminoso. I parchi sono ombrosi e pieni di vegetazione, laghetti, animali.
Ogni vola che attraversiamo l'Appennino e visitiamo una città della pianura padana, il nostro cuore si riscalda.
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