domenica 8 settembre 2019

SANT'AGATA NEL MUGELLO

Del Mugello abbiamo parlato già in molte altre occasioni. 
E come si fa a non parlarne? E' proprio uno di quei posti a chilometri zero che ci piacciono tanto.
E' bellissimo (ancora, e nonostante lo scempio che si è trovato a dover affrontare negli ultimi anni tra alta velocità', variante di valico e stravolgimenti vari) dovunque ti fermi per mangiare caschi bene....
Il Mugello - lo abbiamo detto tante volte - è una terra antica.
Antica ma non remota, è una zona di passaggio e questo fatto di essere di passaggio lo ha pagato molto, molto caro.
Intendiamoci, ci sono stati degli interventi che lo hanno persino migliorato.
Il lago di Bilancino, che è stato fatto in una maniera che ha massacrato le falde acquifere della zona, e che è costato dieci volte (non saremmo troppo ottimisti?) tanto quello che era stato preventivato, adesso è lì, bello, splendido, da non più di 20 anni, eppure sembra un lago "vero".
Si è inserito nel paesaggio in un modo tale, che neppure i suoi detrattori più sfrenati si sarebbero mai immaginati.
Eppure una zona quasi incontaminata del Mugello esiste ancora: è quella di Sant'Agata, una frazione del comune di Scarperia e San Piero a Sieve.
Qui il paesaggio non ha niente da invidiare a quello di zone più famose della Toscana: la Valdorcia, il Casentino o il Chianti.
E' meno turistica - più vera, aggiungeremmo - qui non troverete mai macchine con targa olandese ferme lungo il ciglio della strada a fare foto, perchè questo è un luogo fuori dalle rotte turistiche.
Altrimenti non si spiegherebbe questo simpatico cartello:
qui i bambini possono scorrazzare in perfetta sicurezza; in questa piazza nessuno li disturberà!

Ma oltre il paesaggio ci sono tante belle cose da vedere in questo minuscolo paese.
Sulla Pieve romanica, risalente al XII secolo, si può vedere dall'esterno una bizzarria: una scacchiera  in alberese e serpentino verde, sulla quale sono state fatte le ipotesi più stravaganti: un simbolo esoterico, un richiamo a qualche antico ordine monastico o dei cavalieri di chissà quale ordine misterioso, un passaggio di arabi che conoscevano il gioco degli scacchi già da molto tempo prima dell'anno 1000...

A noi è piaciuta l'ipotesi che si trattasse semplicemente di un marchio di fabbrica!
Infatti, abbiamo trovato la stessa scacchiera, in alberese e serpentino - ma solo metà, forse avevano meno soldi da spendere, chi può dirlo - anche su questa chiesa a Cornacchiaia, frazione di Firenzuola, non lontanissima da qui.
L'ipotesi è che si trattasse della stessa "impresa edile" e che questo non sia altro che la loro originalissima firma.


Inoltre, la chiesa, esageratamente grande per un paesino così piccolo, era stata 
ingrandita appositamente rispetto alla chiesa paleocristiana esistente
perchè, essendo ai piedi dell'appennino, da qui transitava sicuramente il tracciato dell'antico passo dell'Osteria Bruciata, che portava i pellegrini da e per Bologna.
La Pieve quindi forniva assistenza e ricovero per viaggiatori, pellegrini o mercanti che fossero, che viaggiavano tra Bologna e Firenze.
Nel punto di confluenza di due torrenti, il Cornocchio ed il Romiccioli, appena fuori il paese, c'è invece l'antico mulino del Parrini, un mulino molto antico, dove la famiglia Parrini era quella che gestiva le attività molitorie, dal '600 sino alla morte dell'ultimo componente della famiglia nel 2003!
La proprietà invece è stata della famiglia Salviati, imparentata con i Medici (era una Salviati la moglie di Giovanni dalle Bande Nere, nonchè madre di Cosimo,  il primo a fregiarsi con il titolo di Granduca), e poi dei Ricasoli.
Nomi conosciuti, diremmo...

Il mulino è chiuso, ma è visitabile su appuntamento.
Poco prima del Mulino, troviamo su un trivio (che sarebbe un incrocio di tre strade, una delle quali porta proprio al nostro mulino) troviamo un originale tabernacolo, che nelle notizie che abbiamo trovato figura come "barocco rustico"
per quanto possa essere assurdo accostare questi due aggettivi.
Ed in effetti si ha l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di molto originale:
Il tabernacolo è in mattoni non intonacati, ma ha una forma molto elegante, aperto al fondo, senza altare nè scalini.

C'è solo una piccola immagine della Madonna dei Sette Dolori, sempre con qualche semplice fiore fresco, dentro piccoli barattoli o lattine.
Il luogo ideale per una preghiera sincera.
C'è poi, piuttosto famoso, il museo della civiltà artigiana e contadina, con personaggi in movimento.
Si tratta della ricostruzione del paese negli anni tra le due guerre, tutto fatto in scala da Faliero Lepri ( e per questo detto "del Leprino").
Ma vi pare che noi avevamo la pazienza di aspettare che aprisse?
Noooo.....
Anche perchè come faremmo a tornarci per parlarvene nel dettaglio?!




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