domenica 12 aprile 2015

CASTIGLIONCELLO, MA NON E' SUL MARE

Castiglioncello è un toponimo abbastanza diffuso.
Il  più conosciuto è quello sulla costa Livornese, ma c'è un posto che si chiama così anche sui monti della Calvana, sopra Prato.
Questo però si trova nell'appennino Tosco-romagnolo, amministrativamente nel comune di Firenzuola, ma  vicinissimo  al confine con l'Emilia Romagna (ed infatti lì la gente parla bolognese...).
E potevamo forse farsi mancare l'opportunità di visitare un paesino abbandonato?
Dalla provinciale che ci porta diritta al Ponte sul Rio dei Briganti - di questo Rio parleremo dopo - che segna il confine con l'Emilia-Romagna, si scende giù per una vertiginosa discesa che, con un paio di curve a gomito da panico, ci porta ad un piccolo parcheggio.
Sinceramente non capivamo a che cosa potesse servire un parcheggio in un luogo così remoto, ma fatti pochi passi abbiamo capito bene.
Un ponticino pedonale attraversa il fiume Santerno e ci porta a delle spiagge di sabbia sottile,  e dove il Rio dei  Briganti, un centinaio di metri più in alto si getta - nel senso letterale del termine - nel sottostante Santerno, con una spettacolare cascata.
Il luogo in estate deve essere molto frequentato: la sabbia, le cascate, la frescura del bosco e le grandi rocce piatte,- una caratteristica del corso del Santerno - adatte ad accogliere bagnanti e patiti della tintarella, giustificano la presenza del parcheggio.
Proseguendo per quella che dovrebbe essere stata un tempo una mulattiera, si sale sino a che si può ammirare la cascata dall'alto. 
Lì un piccolo sentiero, invaso dalle piante - ed era inverno! - ci conduce sino alle mura di Castiglioncello.
Una piccola strada lastricata ci porta a quella che era la piazza principale, con i lavatoi, la chiesa con l'alto campanile e quella che doveva essere stata la canonica.
E' facile chiudere gli occhi e immaginare quella che doveva essere la vita di questo modesto paese di appennino, anche se la domanda che è sorta spontanea era: di che si viveva in un posto come questo?
E' una domanda la cui risposta,  a chi vive nel XXI secolo, in piena civiltà post-industriale,  può sembrare assurda: quasi di niente:
La maggiore risorsa derivava sicuramente dalla cura del bosco, quindi dai marroneti, dalla legna e dal carbone, che sicuramente veniva fabbricato in zona. E poi un po' di allevamento, qualche orto, anche un po' di grano, strappato alla montagna, che in alcuni punti è ancora terrazzata. 
E dal brigantaggio. 
Il rio dei Briganti con si sarà mica chiamato così per niente...
Durante la seconda guerra mondiale la linea Gotica passava proprio da queste parti, e sappiamo bene quanta morte e distruzione abbia portato con se: risalendo verso Firenzuola c'è un piccolo cimitero di guerra americano.
Questo ha sicuramente influito sul suo spopolamento: ma la vera causa della morte del Borgo è stata la strada provinciale, che passa sull'altro lato del Santerno, e che ha irrimediabilmente relegato il paesino fuori da tutte le rotte commerciali: anche quelle dei briganti.
Come sempre è l'isolamento che fa morire i paesi.


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