Un'altra stazione dismessa.
E nemmeno possiamo promettere che sia l'ultima!
Perchè a noi ci piacciono le ferrovie, e ci affascinano i vecchi edifici - specialmente se sono vecchi ruderi abbandonati - proprio perchè sono carichi di storia: magari storie piccole, di gente comune, di vite normali, niente di trascendentale.
"Ordinary world" per dirla con i Duran-Duran (mitici)
La storia con la "s"minuscola, proprio quello di cui ci occupiamo noi, insomma.
E qui la storia è veramente una piccola storia, che si inserisce su una linea ferroviaria - la Faentina - che nasce già di serie "B", e della quale vorremmo occuparci in separata sede.
Fornello era una stazione senza paese.
Serviva più che altro per la funzionalità della cava di pietrisco, collocata poco più in altro della stazioncina, e che serviva proprio a procurare il materiale per la massicciata, necessaria alla posa dei binari.
Insieme alla miniera, esisteva anche un impianto di frantumazione, necessario per ridurre il materiale alle giuste dimensioni.
Da qui, con una piccola ferrovia a scartamento ridotto (in gergo: Decauville) il materiale veniva portato sino alla stazione sottostante e da qui caricato sui vagoni merci che li portavano alle varie destinazioni.
L'impianto, seppur abbandonato da moltissimi anni, è ancora quasi tutto lì. Ci sono i macchinari, le pompe, persino i carrelli basculanti destinati al trasporto del pietrisco frantumato.
Ovviamente tutto è in stato di totale abbandono, i carrelli sono ruggine allo stato puro, ma ci sono ancora; come ci sono i binari, che sono stati recentemente ripuliti dalle piante che li avevano colonizzati.
L'ambiente conserva intatto un suo fascino, sempre che si sia interessati all'archeologia industriale!
Anche la stazioncina c'è sempre, con i suoi due piccoli fabbricati verniciati di rosso - ma ogni targa testimoniante il nome della località, e tutti i riferimenti ferroviari, sono stati asportati - anche loro in stato di totale abbandono.
Eppure le scale sono ancora in buono stato, le ringhiere in ghisa sono ancora ben solide, le cucine dimostrano ancora le loro funzione.
Le finestre senza vetri e senza imposte, e soprattutto il soffitto a canniccio a brandelli - l'antenato del cartongesso - sono le dimostrazioni più lampanti del degrado della casa del casellante e dell'edificio viaggiatori.
Dall'altra parte della ferrovia - che, durante la guerra è stata così pesantemente danneggiata che è stata riaperta al traffico merci e passeggeri solo nel 1957 - c'è un deposito dell'acqua, risalente anche quello all'apertura della stazione , quindi alla fine del XIX° secolo.
Altro non c'è.
Il paese più vicino è Molezzana, una località di Gattaia, frazione del comune di Vicchio.
Ci vogliono 40 minuti buoni di sentiero per arrivare dalla strada asfaltata sino alla Stazione.
Il sentiero non era troppo difficile, ma noi ci siamo andati a passeggio in una bella mattina di fine inverno: sicuramente le condizioni per chi lo percorreva in pieno inverno, magari con la pioggia o di notte, per andare o tornare dal lavoro, dovevano essere certamente ben diverse.
Mappa
Insieme alla miniera, esisteva anche un impianto di frantumazione, necessario per ridurre il materiale alle giuste dimensioni.
Da qui, con una piccola ferrovia a scartamento ridotto (in gergo: Decauville) il materiale veniva portato sino alla stazione sottostante e da qui caricato sui vagoni merci che li portavano alle varie destinazioni.
L'impianto, seppur abbandonato da moltissimi anni, è ancora quasi tutto lì. Ci sono i macchinari, le pompe, persino i carrelli basculanti destinati al trasporto del pietrisco frantumato.
Ovviamente tutto è in stato di totale abbandono, i carrelli sono ruggine allo stato puro, ma ci sono ancora; come ci sono i binari, che sono stati recentemente ripuliti dalle piante che li avevano colonizzati.
L'ambiente conserva intatto un suo fascino, sempre che si sia interessati all'archeologia industriale!
Anche la stazioncina c'è sempre, con i suoi due piccoli fabbricati verniciati di rosso - ma ogni targa testimoniante il nome della località, e tutti i riferimenti ferroviari, sono stati asportati - anche loro in stato di totale abbandono.
Eppure le scale sono ancora in buono stato, le ringhiere in ghisa sono ancora ben solide, le cucine dimostrano ancora le loro funzione.
Le finestre senza vetri e senza imposte, e soprattutto il soffitto a canniccio a brandelli - l'antenato del cartongesso - sono le dimostrazioni più lampanti del degrado della casa del casellante e dell'edificio viaggiatori.
Dall'altra parte della ferrovia - che, durante la guerra è stata così pesantemente danneggiata che è stata riaperta al traffico merci e passeggeri solo nel 1957 - c'è un deposito dell'acqua, risalente anche quello all'apertura della stazione , quindi alla fine del XIX° secolo.
Altro non c'è.
Il paese più vicino è Molezzana, una località di Gattaia, frazione del comune di Vicchio.
Ci vogliono 40 minuti buoni di sentiero per arrivare dalla strada asfaltata sino alla Stazione.
Il sentiero non era troppo difficile, ma noi ci siamo andati a passeggio in una bella mattina di fine inverno: sicuramente le condizioni per chi lo percorreva in pieno inverno, magari con la pioggia o di notte, per andare o tornare dal lavoro, dovevano essere certamente ben diverse.
Mappa
http://vallamonemtb.blogspot.it/2011/10/faentina-express.html
RispondiEliminaOra il recupero della stazione di Fornello è votabile sul sito del FAI, votate e condividete: http://iluoghidelcuore.it/luoghi/vicchio/ex-stazione-di-fornello/87821
RispondiElimina"Perchè a noi ci piacciono le ferrovie, e ci affascinano i vecchi edifici - specialmente se sono vecchi ruderi abbandonati - proprio perchè sono carichi di storia: magari storie piccole, di gente comune, di vite normali, niente di trascendentale".
RispondiEliminaCondivido assolutamente questo piacere, tant'è che proprio in questa stazione vi ho ambientato una storia minima - forse più storie minime... - e ne ho fatto libro. "Il bambino del treno", Piemme Edizioni.