Quando siamo venuti a Castelnuovo dei Sabbioni, città mineraria fantasma del Valdarno superiore, sapevamo solo che presentava una curiosa caratteristica, e cioè che è situato in una località per cui ci sono da percorrere 33 km per andare ad Arezzo, 33 per andare a Siena e 33 per andare a Firenze.
Già una coincidenza del genere ci intrigava, figurasi poi se ci facevamo scappare un paesino abbandonato.
Ma quando siamo arrivati lì, sorpresa!
Non è affatto un paese abbandonato: prima di tutto è vicinissimo al nuovo abitato, che porta lo stesso nome - ma il suo nome sarebbe Camonti - situato solo un po' più in alto.
Fra l'altro, nella piazzetta abbiamo fotografato questo splendido plastico, realizzato da un artista locale, che raffigura il vecchio paese così come era.
Chi è nato qui prima degli inizi degli anni settanta, è sicuramente nato nel vecchio paese, che è stato evacuato dalle autorità in quel periodo, quando i crolli delle abitazioni si susseguivano a causa dei cedimenti del terreno sottostante, causati dalle escavazioni della miniera di lignite lì vicina.
Curiosamente, la miniera di lignite - esaurita a metà anni novanta e adesso chiusa - è stata la causa della fine e anche causa, se non della nascita, dello sviluppo di questo paese.
Il laghetto, ai piedi dell'antico abitato, esisteva già, ma si è allargato proprio a causa dello sfruttamento minerario.
Il borgo esisteva fin dal 1120 , e si chiamava Castelnuovo d'Avane.
Il nome fu mantenuto sino all'unità d'Italia, quando furono iniziati li scavi della miniera di lignite.
I terreni ricchi di argilla (qui detta "sabbione") furono la causa del nuovo nome.
A questo fulcro centrale furono aggiunte dall'inizio del secolo scorso, una serie di abitazioni dette "la dispensa" che dovevano ospitare gli operai della miniera.
Poi, negli anni venti, con la creazione della centrale elettrica di Santa Barbara, quelli che erano dormitori, furono mutati in abitazioni per le famiglie degli operai della Società Mineraria Valdarno.
Anche qui, purtroppo, abbiamo trovato il ricordo di un eccidio nazista: il 4 luglio del 1944 fu teatro di quella che è conosciuta come la Strage di Cavriglia, dove 73 uomini furono uccisi dai nazisti a Castelnuovo e altri 97 a Meleto, entrambe - appunto - frazioni di Cavriglia.
Nel paese di Castelnuovo dei Sabbioni,nel 1995 e quindi a paese già abbandonato, sono state girate le scene in esterni del film di Alessandro Benvenuti "Ivo il Tardivo", dove un malato di mente viveva da solo nel paese abbandonato, decorandone i muri con rebus e cruciverba, dei quali, purtroppo abbiamo trovato ben poco.
Per accedere al vecchio paese c'è un cancello - sempre aperto nei giorni festivi - perchè anche se adesso è ormai consolidato, e i crolli sono terminati, va sempre usata prudenza.
Gran parte delle stradine sono interdette al pubblico e solo chi lavora ai consolidamenti può accedervi.
La chiesa - nella parte più alta - e l'annessa canonica sono stati completamente restaurati e ospitano l'interessante Museo della Miniere.
Dal cortile interno del Museo, e non solo da quello, si gode un bellissimo panorama della Valdarno Superiore, che le torri di raffreddamento della Centrale di Santa Barbara - strano a dirsi - non turbano affatto. Anzi, forse aggiungono quel qualcosa in più, ad un panorama forse anche troppo ampio.
Del resto, le torri sono state disegnate e realizzate nel 1954 da un grande architetto razionalista, Riccardo Morandi.
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