domenica 19 maggio 2019

IL MONTE FERRATO...INASPETTATO

Capita a volte che sei lì che ti fai un giro su Google Heart, e capita che per caso vedi un canyon che sembra preso da un paesaggio australiano.
Capita anche che allargando la vista vedi, sulla sommità di queste rocce a strapiombo, una scultura abbozzata.
E allora la tua curiosità si ingolosice, sino a scoprire che tutto questo è a due passi da casa, a Figline di Prato.
Delusione? 
No, tutt'altro, per noi che perseguiamo la politica del turismo a chilometri zero.
E che vorremmo tanto che chi abita da queste parti conoscesse i suoi dintorni, prima di andare a passare le ferie ad Abu Dhabi, o a Doha (tanto per dire i due nomi più esotici che ci sono venuti in mente).
Ma torniamo alla nostra scultura abbozzata ed al nostro canyon.
Poco sopra l'abitato di Figline di Prato, passando tra belle villette e palazzine a due piani, arriviamo ad un punto in cui la strada inizia a salire ripidamente, e smette di essere asfaltata.
In pochi passi ci porta sino ad una vecchia cava abbandonata, ed è questo il canyon che abbiamo visto.
Certo, i colori non sono quelli dell'Ayers Rock - per ovvi motivi di composizione geologica e perchè siamo andati a visitarlo in pieno inverno, quasi al tramonto - ma fa la sua splendida figura.

Figline di Prato, come del resto Figline in Valdarno, deve il suo nome ad una corruzione del termine latino "figalinae", cioè "ceramiche".
Infatti, Figline di Prato era nota sin dal Medioevo per le sue fornaci in cui si producevano specialmente laterizi.
Nel contempo, si sviluppò l'attività estrattiva, delle cave del Monteferrato, alle cui pendici il piccolo borgo sorge tutt'ora.
Da queste cava si estraeva il famoso serpentino verde di Prato, utilizzato nel medioevo per la costruzione e decorazione di edifici pubblici, e che ha dato vita con la sua alternanza all'alberese (pietra bianca che pure si estraeva anche dal Monteferrato) al Romanico Toscano di cui tante testimonianze sono rimaste nelle città toscane specie nel XII° e XIII° secolo.
Ma si estraeva anche il granitone, una pietra durissima, che serviva a fabbricare le macine dei mulini.
Ecco che cosa era la scultura appena abbozzata che abbiamo visto da Google heart! Una macina di mulino abbozzata nella pietra e lasciata lì per qualche motivo: magari che l'aveva ordinata non ha potuto pagarla, o magari nel frattempo il mulino al quale era destinata ha chiuso...

Ci sono venute in mente le sculture abbozzate delle teste dell'Isola di Pasqua.
Si, va bene, lo sappiamo...è un paragone sacrilego, ma era quasi inevitabile.
Siamo rimasti basiti davanti a questa ruota abbozzata, e quando siamo scesi nel canyon - che vi assicuriamo, fa la sua bella figura -


ci siamo divertiti molto a leggere le etichette in terracotta con i nomi delle varie vie di roccia, apposti da chissà quale associazione che si preoccupa di insegnare alle persone a scalare queste rocce assolutamente verticali.
In effetti, come palestra di roccia sono veramente l'ideale: dietro casa e impegnative.
I nomi delle vie di roccia sono veramente divertenti; "Baba" "Tacca Polacca" "lo zio di Goldrake" "Snake" e via di questo passo.

Non abbiamo notizie di questa cava, che come ogni altra da queste parti è oramai chiusa perlomeno dal secondo dopoguerra.
Infatti non esistono più cave di serpentino verde in attività, anche se negli anni ottanta fu tentato l'esperimento di reinserirlo in architettura.
Dopo la breve passeggiata tra questi inusuali muri di roccia, residuo della cava che fu, ci troviamo in un punto panoramico dal quale si domina il borgo e le colline digradanti, coltivate a viti e olivi, nel più puro stile toscano.

Mappa

Nessun commento:

Posta un commento