sabato 16 agosto 2014

MUSEO STORICO AEREONAUTICA MILITARE - parte 1° - GLI AEREI

Stupiti, eh?
Di solito quando scriviamo, è quello, e non ci sono appendici.
Tuttalpiù ci sono dei rimandi a post precedenti o all'intenzione di qualcosa di successivo.
Ma dopo averci pensato a lungo, abbiamo pensato che fare un post sul Museo Storico dell'Aereonautica Militare avrebbe comportato un post: 
A) troppo lungo - e quindi un po' palloso da leggere
B) con troppe foto - e quindi di difficile gestione in fase di caricamento.
Quindi abbiamo deciso di dividerlo in due.
In questo parliamo degli aerei.
Vabbè, in un museo dell'aereonautica che vuoi che altro ci sia?!
Grave errore... ci sono molte cose interessanti, oltre agli aerei, ma adesso parliamo di quelli.
Anzi, di quelli che sono piaciuti a noi!
In un vano tentativo di mantenere un andamento cronologico, ci piace partire con il Wright 4, detto "Flyer" - è una riproduzione - Nel 1909 fu il primo aereo che abbia mai volato in Italia, ed è anche  l'aereo su cui i fratelli Wright addestrarono il tenente Mario Calderara, brevetto di pilota n. 1 in Italia!
Il motore invece è originale dell'epoca.

Poi ci piace parlare dello SVA (è un acronimo e significa Savoia , Verduzio e Ansaldo:  i due ingegneri che lo hanno progettato, e per ultima la ditta che lo ha costruito). Su un aereo come questo, una pattuglia comandata da Gabriele D'Annunzio portò a termine lo storico volo su Vienna, il 9 agosto del 1918 - due parole, tanto per ricordarselo: partirono dal campo di Volo di Due Carrare a Padova, dove tra l'altro c'è un altro museo dell'aria che abbiamo visitato a questo link e lo stormo di 11  aerei sorvolò Vienna lanciando  50.000 copie di un volantino. Il volantino era scritto in italiano, e in che italiano! I viennesi non ci capirono un'acca, ma fortunatamente si era  pensato a questa eventualità e si erano premuniti anche con 350.000 volantini, scritti in  tedesco e assai più comprensibile - .
In questo caso, quello esposto è  un aereo originale, proprio uno di quegli 11 che fecero il volo su Vienna.
Con un aereo come questo, costruito in legno e tela, ci sono andati a Tokio (18.000 km) e la Medaglia d'Oro Antonio Locatelli attraversò le Ande in solitaria (forse la medaglia gliel'hanno data per questo...)

C'è poi il Fiat CR 42 Falco.
Anche qui CR è un acronimo: significa Caccia Rosatelli (Rosatelli era il nome dell'ingegnere progettista) e, anche se è stato un aereo assai diffuso durante la seconda guerra mondiale, era comunque un aereo con caratteristiche  inferiori ai modelli inglesi e tedeschi dello stesso periodo, in primo luogo per la costruzione a biplano, ormai sorpassata tecnicamente, e per le caratteristiche costruttive in legno, tela e metallo, che richiedevano lavorazioni assai complesse che ne allungavano di molto i tempi di produzione rispetto ai diretti concorrenti.
Ci ha colpito molto che, nonostante ne siano stati costruiti una gran quantità di esemplari, non ne è sopravvissuto intero nemmeno uno. Quello esposto nel museo è una ricostruzione, dovuta all'assemblaggio di vari esemplari semidistrutti, che ha solo il 60% di pezzi originali, mentre il resto è stato riprodotto...

A proposito di diretti concorrenti del CR 42, nel museo è esposto un Supermarine Spitfire MK-IXe, un aereo, famosissimo nell'immaginario della II guerra mondiale, e che tra i vecchi ragazzi della nostra generazione era famoso - anche - perchè era il nome di una marca di jeans., e che ci ha colpito  per le sue dimensioni ridottissime. 
Era, di conseguenza, un aereo di grande maneggevolezza, ed in più era convenientemente armato, per cui divenne uno dei caccia più diffusi, oltre ad essere uno dei primi aerei di produzione alleata ad far parte delle forze co-belligeranti, dal 1944 in poi.

Lasciamo perdere adesso gli aerei militari, e occupiamoci di un aereo che, oltre ad essere un pezzo di storia dell'aereonautica civile,che è il precursore di tutti gli aerei di linea attuali. 
Il Douglax C47- DC3 "Dakota".
Progettato del 1935 dall'Ing. Donald W.Douglas aveva ben 28 posti per i passeggeri, e 2.400 km di autonomia. Ne furono costruiti una grande quantità, anche su licenza in Giappone (si chiamava "Showa") o in Unione Sovietica, e molti furono trasformati in aerei militari durante la Seconda Guerra Mondiale. Quasi tutti erano destinati al trasporto di truppe, compreso quello esposto al museo, di proprietà dell'Aereonautica Militare.
Il soprannome "Dakota" fu dato dai piloti inglesi della RAF agli esemplari in loro possesso, e con questo nome sono ancora conosciuti in tutto il mondo.

E per ultimo ci lasciamo il Fiat G.91 PAN, ovverosia quello che siamo abituati - sempre noi vecchi ragazzi, dico - a veder sfrecciare formando le scie colorate delle frecce tricolori. Infatti abbiamo potuto ammirarlo nella sua livrea blu con i tre aerei a formare la bandiera italiana.
Nascono da una modifica dei G.91 ai quali furono tolti tutti gli armamenti, e al loro posto furono montati gli impianti fumogeni.
Sono stati operativi dal 1963, quando hanno sostituito i Canadair CL13 "Sabre" ed hanno fatto egregiamente il proprio lavoro sino al 1981, quando sono stati a loro volta sostituiti dai  Macchi MB339 PAN.

Tuttavia questo non ha posto fine alla loro vita operativa, perchè sono stati ceduti al 2° stormo , di stanza a  Treviso, a cui apparteneva l'esemplare esposto.

















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