domenica 16 agosto 2015

LA GUALCHIERA DI COJANO DI PRATO

La Gualchiera è un macchinario per la follatura della lana, e che permetteva di infeltrirla quel tanto da renderla impermeabile.
Questo si otteneva mediante il passaggio del tessuto in soluzioni - perlopiù saponose - ed a una conseguente battitura tramite un maglio: questo favoriva la consistenza del tessuto.
Si tratta di un macchinario pre-industriale, che poteva venire usato, in maniera perfettamente analoga, anche nell'industria cartaria.
Ma siccome siamo a Prato, sicuramente qui si parla di panni di lana.
Questa si trova a Cojano - già, secondo l'antica grafia - ed ha iniziato la sua carriera come mulino, infatti è conosciuta anche come "Molino Nardini".
Dopotutto il principio era molto simile.
Solo successivamente è diventata macchinario gualchiera, prima per la carta e poi per i tessuti.
(la terminologia industriale per gualchiera è "follatura" e questo termine chiarisce certamente il concetto ai nostri amici pratesi)
All'interno ci sono ancora le vasche e gli strumenti per la follatura  - appunto - e la trasmissione del moto precedente all'elettricità, quando i macchinari venivano fatti funzionare tramite lo scorrere dell'acqua di una piccola gora.

 La si sente ancora gorgogliare, freschissima, tra le piante e l'edera, in fondo al piccolo giardino che circonda l'antico insediamento industriale.
Qualcuno dovrebbe mettersi  una mano sulla coscienza: degli apparati industriali così conservati dovrebbero essere riadattati, perchè non si perda la memoria di quella che è la nostra storia.
Cosa succederà quando la nostra generazione, che non è stata protagonista dell'era del boom, ma ne è stata perlomeno testimone, non ci sarà più?
Chi conoscerà e tramanderà queste tradizioni?
Le tradizioni non sono uguali per tutti: ci sono città  a vocazione storica per cui va bene il calcio in costume, o il palio, o il gioco del ponte.
Ci sono paesi con tradizioni agricole, dove va bene la danza rusticana, o il palio degli asini, o la rievocazione della battitura.
Per Prato, le tradizioni sono  le antiche fabbriche, il ciclo della lana rigenerata, i macchinari tessili.
All'entrata del piccolo parco c'è una targa del comune: evidentemente la volontà di recuperare il sito c'era, ma sappiamo che con le buone intenzioni - di chissà quanti anni (e quante amministrazioni) fa - non si ottiene molto.

La costruzione della gualchiera è invasa dalle erbacce: un verde  muro impenetrabile che copre la parte più antica della costruzione.
Intorno, un piacevolissimo giardino, verde di erba e di alberi di fico, e che termina verso un muro di mattoni rossi sbreccati : niente di pre-raffaellita - anche se potrebbe sembrarlo - noi pratesi li conosciamo quei vecchi muri rossi; sono muri di vecchi capannoni.

Verso la strada, vicino alla gora, che conserva anche una parte di muretto, c'è una tettoia che copre malamente un vecchio macchinario tessile, coperto di ruggine e completamente colonizzato dalle erbacce.

A vederla parrebbe una vecchia stracciatrice - una "lupa" per capirsi - ma non non ne siamo molto sicuri.
Quello di cui siamo sicuri è che un macchinario del genere molto probabilmente non è più recuperabile, e non doveva essere lasciato all'aperto, in balìa degli agenti atmosferici.
Adesso un eventuale ripristino, pur ammettendo che sia ancora  recuperabile, risulterà sicuramente assai costoso.

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