domenica 17 gennaio 2016

IL CANALE DELLA BOTTE (E IL LAGO DELLA GHERARDESCA)

Vorremmo parlare, stavolta, di una eccezionale opera idraulica, realizzata in epoca granducale, tra Cascina e Fornacette (PI).
Come sappiamo, il nostro caro granduca Leopoldo II, era uno che, quando si trattava di erigere mura, alzare cippi e realizzare fontane, non si tirava certo indietro.
Scherzi a parte, è stato riconosciuto che il suo governo fu uno dei più miti e tolleranti dell'epoca, tanto che la Toscana rimase quasi immune dai moti rivoluzionari che incendiavano le città di allora.
Del resto, il Granducato di Toscana, sotto Pietro Leopoldo, fu il primo stato al mondo ad abolire la pena di morte il 30 novembre del 1786.
Questo tanto per dire che i Lorena erano sovrani assoluti, sì; alleati dell'Austria, sì (e ci credo...erano loro che regnavano sull' Austria), ma erano anche personaggi illuminati, che fecero del Granducato uno degli stati più prosperi e pacifici d'Europa.
Stranamente, di quel periodo così prolifico di opere e di iniziative, non rimane quasi niente.
Solo chi, come noi, va a frugare sotto gli strati di oltre centocinquanta anni di stato unitario, scopre qualcosa.
Forse è stato proprio il fatto di dover creare un'unità nazionale che prima non esisteva, a far sì che la memoria di tante buone opere poste in atto dai Lorena venisse  - in maniera studiata, per non dire colpevole - dimenticato.
Ma c'è chi non dimentica, come pare dalla vena polemica che abbiamo colto in questa targa, posta sulla "botte" cioè sull'uscita del canale di cui volevamo parlarvi.

Perdonateci la divagazione.
Torniamo a questa opera idraulica; in pratica un canale sotterraneo che passa sotto l'Arno, nell'attuale comune di Fornacette,  - in un punto tutt'altro che trascurabile per larghezza, visto che si avvicina alla foce - per una lunghezza di ben 255 metri.
E' un'opera che, a volerla realizzare adesso, comporterebbe anni e anni di progettazioni, litigi con gli ambientalisti, con i comuni vicini, e quelli da cui il canale proviene,  e a quelli ove sfocia, senza contare il risentimento dei comuni che non sono toccati dall'opera (perchè per loro di sicuro rappresentava un'opportunità irrinunciabile) e con gli abitanti della zona riuniti in comitato eccetera eccetera; per non parlare degli appalti truccati, delle ruberie e della lentezza dei lavori.
Invece questa opera imponente fu terminata in poco meno di cinque anni, tra il 1854 ed il 1859 (e pensate: con i mezzi dell'epoca!).
In pratica si trattava di deviare il Canale Imperiale, pensato dall'eminente architetto Leonardo Ximenes quasi cento anni prima; questo canale, che era l'emissario del lago di Bientina doveva garantire il ricambio delle acque, allo scopo di risolvere il problema dell'aria fortemente insalubre.
In realtà il canale non aveva risolto il problema, perchè lasciava defluire le sue acque nel fiume Arno, e per questo aveva addirittura aggravato il problema delle piene del fiume in questa zona assai pianeggiante, ricevendo nel suo alveo le acque provenienti dal lago.
La soluzione fu trovata dall'architetto Alessandro Manetti, figlio d'arte perchè anche suo padre Giuseppe fu un famoso architetto.
Studiò di deviare il Canale Imperiale detto anche "del Cilecchio", in modo che passasse sotto il fiume - appunto con un canale sotterraneo detto "botte"- in modo che le acque che defluivano dal Lago di Bientina non aggiungessero la loro portata a quelle del grande fiume, già così bizzoso di natura.

Il progetto fu approvato da Leopoldo II, che tanto a cuore aveva preso le sorti della popolazione delle campagne tra Cascina e Fornacette, già così duramente provate dal doppio alluvione del 16 febbraio e del 23 marzo 1855 , e procedette rapido, tanto da risolvere definitivamente la questione, avviando di fatto il prosciugamento del lago.
A proposito del lago di Bientina, il lago della Gherardesca ne è una delle piccole rimanenze. 
Situato in un'area di circa 30 ettari, ai piedi del Monte Pisano, nel comune di Capannori (LU), è un luogo ideale per gli uccelli palustri, che qui trovano il loro ambiente e cibo abbondante (i pesci non sono molto d'accordo, ma non si può accontentare tutti...).
Il lago si chiama Della Gherardesca per richiamare il nome della antica casata nobiliare a cui il territorio apparteneva, e che risanò la zona paludosa inaugurando un impianto idrovoro il giorno 22 Agosto 1925. 
La zona bonificata, si chiama infatti "bonifica Della Gherardesca".

E' un luogo di grande valore paesaggistico - per dire la verità noi siamo un po' parziali in proposito, perchè è nota la nostra passione per i laghi, le paludi e amenità del genere - dove si possono trovare ancora dei residui boschi igrofili nelle zone scure (vale a dire quelle che in estate lasciano evaporare la maggior parte delle acque, rimanendo paludose) accanto a rimboschimenti artificiali, quasi tutti pini marittimi.
E' il luogo ideale per gli appassionati di bird-watching, perchè un sentiero percorribile a piedi, ne segue interamente il perimetro, permettendo anche una piacevolissima passeggiata.

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