Siccome stiamo parlando di storie romantiche - nel senso ottocentesco del termine - allora cominciamo dalla fine.
Nel luglio del 1822, la goletta "Ariel", partita da San Terenzio, nella baia di Lerici, affondò nel mare davanti a Viareggio.
Si trattava di una nave costruita in un cantiere di Genova, ma il progetto presentava non poche criticità,tanto è vero che la barca affondò senza nemmeno rovesciarsi.
L'equipaggio, composto da tre persone, morì nel naufragio.
Uno di questi era il poeta inglese Percy Bysse Shelley, al quale mancava poco meno di un mese al suo trentesimo compleanno.
I loro corpi furono trovati solo dopo una diecina di giorni, sulla costa di Viareggio.
La moglie Mary, che nel frattempo era partita per venirlo a cercare, lo fece seppellire provvisoriamente nella sabbia della spiaggia, e qualche settimana dopo fu cremato, sul luogo stesso della sepoltura, versando olii aromatici sulla pira, e sottraendo al fuoco il cuore del poeta, che non bruciò nelle fiamme.
Tutto questo era molto romantico, ma ai viareggini non piacque molto: a quei tempi la cremazione era proibita ai cattolici, e tutte queste manovre dovettero sembrare ai superstiziosi marinai del popolo, niente di più che un rito pagano!
Per quanto possa sembrare strano, il luogo dove avvenne tutta questa storia, adesso è una piazza di Viareggio, nemmeno troppo sul lungomare, diciamo alla terza traversa andando verso l'interno.
Eppure il luogo è proprio quello: colpa dell'avanzare della costa, di cui abbiamo già parlato nel nostro post riguardante Viareggio Liberty (link).
La piazza è - attualmente - dedicata a Percy Bysse Shelley, ed al suo centro ospita un monumento dedicato al poeta.
Il busto fu salvato da una probabile distruzione, durante il secondo conflitto mondiale - una rappresaglia dei tedeschi era doppiamente giustificata - da un partigiano amante della poesia, che nascose la scultura in attesa di tempi migliori.
Due paroline sul morto le vogliamo dire?!
Era un bel tipino davvero: nato assai bene, nel senso che era un nobile inglese di antichissima discendenza, studiò nei migliori collegi, ed era uno studente assai promettente, ma insofferente alla disciplina ed all'etichetta - che a quei tempi imperava in queste istituzioni scolastiche - e collezionando una serie di espulsioni, (cosa questa che lo mise in fiero contrasto con il padre).
Uno dei motivi di maggior disaccordo era il suo dichiarato ateismo; quando poi fuggì in Scozia, con quella che poi diventerà la sua prima moglie, i rapporti con il padre cessano del tutto.
Ben presto cesseranno anche i rapporti con la moglie - ma nel frattempo fanno insieme un paio di figli - forse a causa delle sue convinzioni sul libero amore: decisamente troppo avanti per l'epoca.
Nel frattempo pubblica poesie, romanzi, saggi, propaganda politica, poemi filosofici... e faceva debiti enormi.
Conobbe la sua seconda moglie in Scozia. Anche lei un tipino niente male, figlia di una proto-femminista e di anarchico; quest'ultimo ebbe una profonda influenza sull'animo eccentrico del giovane poeta.
La ragazza si chiamava Mary, e siccome a quei tempi le donne sostituivano il proprio cognome con quello del marito, abbiamo Mary Shelley.
Non lambiccatevi il cervello, ve lo diciamo noi: è quella di Frankestein.
Poi...
sarebbe troppo lungo e complicato parlare di tutto quello che successe:
vi basti sapere che tra suicidi, avvelenamenti, e fughe dai creditori, - ah, erano anche vegetariani, in un periodo storico dove i nobili spesso si ammalavano di gotta - passò tutta la vita del poeta (che comunque fu piuttosto breve, come abbiamo visto).
Una vita che possiamo veramente definire il prototipo della vita "romantica" così come la intendiamo in questo secolo privo di poesia.
Mappa
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