lunedì 9 novembre 2020

L'ANTICA FORESTA DELL'ACQUERINO

La Foresta dell'Acquerino sembra già di per sè un luogo misterioso.
Come tutte le foreste, del resto.
Siamo tutti un po' legati alle immagini dell'allegra brigata di Robin Hood che viveva nella foresta e riusciva a sfuggire al perfido sceriffo di Nottingham, proprio grazie ai nascondigli ed alle grotte di quel grande e fitto bosco.

Tanto per cominciare, nell'alto Medioevo, proprio da questa foresta  passava un ramo della via Francesca, quella cioè che dalla Francia portava ai grandi pellegrinaggi - cioè gli unici luoghi dove allora valesse la pena andare - vale a dire Santiago di Compostela, Roma e Gerusalemme.
Si trattava di una delle infinite varianti di questa strada, e che quasi sicuramente ricalcava una antica strada romana, o addirittura etrusca. 
Per unire Bologna a Pistoia, percorreva la valle del Reno e la valle della Limentra di Sambuca, seguendo un itininerario che doveva coincidere con quello dell'attuale strada della faggeta all'interno della foresta dell'Acquerino,  e portava all'antica Badia di Taona.
 
 
Questa era una potente Abbazia, molto ricca e fornita di abbondanti beni, che forniva ospitalità ai pellegrini che transitavano sull'importante via di comunicazione della via Francigena.
Stiamo parlando ancora dell'Altro Medioevo, perchè il monaco Tao, che pare essere il fondatore dell'abbazia, la fondò tra la fine dell'VIII° e l'inizio del XI° secolo, dopo aver fondato Sant'Antimo nel Senese e San Tommaso a Pistoia.
Naturalmente i primi documenti che parlano di questa Abbazia risalgono all'anno 1004, e parlano di un monastero dedicato al Santissimo Salvatore,  già molto ricco e potente.
Era prassi comune che i Signori del luogo - o addirittura l'Imperatore -  dotassero di molti beni  i monasteri situati sulle grandi vie di comunicazione, che potevano esercitare un servizio di controllo sui pellegrini, per conto del loro benefattore.
Va detto che i monaci assistevano gratuitamente tutti i pellegrini che transitavano per la via francigena, e che sicuramente, specie in inverno - che qui arriva presto ed è lungo e severo - la loro opera era veramente una benedizione.

Poi avvenne che fu preferita la variante di fondovalle, certo più agevole e dove il maltempo aveva minor influenza: dal passo della Collina il tracciato scendeva verso la località detta Spedaletto, poi sempre più giù sino al Castello di Sambuca, dove si riuniva al tracciato originale.
Fu così che la Badia di Taona perse via via sempre più importanza, finchè nel XIV° secolo la comunità dei monaci, molto ridotta di numero, si trasferì nel monastero Vallombrosano di San Michele in Forcole.
Nel frattempo l'Abbazia si ridusse a un rudere, ormai in balìa delle guerre che si combattevano in zona, e che avevano scacciato anche i contadini che avevano coltivato gli ubertosi terreni che avevano reso ricco il monastero.
La Grande Abbazia, beneficata anche da Matilde di Canossa, nel XVI° secolo fu data in commenda (cioè i benefici della rendita delle terre furono ceduti a...) alla famiglia dei Pazzi di Firenze.
Scomparsi i frati, fuggiti i contadini, finito il viavai dei pellegrini, su queste montagne non sono rimasti che i faggi, e l'antica Abbazia è diventata un rudere.
Adesso è proprietà privata, e con le antiche pietre hanno ricostruito una casetta con lo stemma dei Pazzi.
 
Nella foresta esistono anche dei misteriosi sassi incisi, sui quali gli antichi abitanti usavano "prendere appunti" quando si ritrovavano tra di loro.
Cosa?
Non prendeteci proprio alla lettera, ma potrebbe essere una (libera) interpretazione. 
A parte gli scherzi, i Sassi Scritti delle Limentre (così si chiamano) sono stati studiati e catalogati da persone che certamente ne sanno molto più di noi.
Ce ne sono diversi: Il Sasso del Consiglio, il Sasso alla Pasqua e la Tana della Volpe (o Buca del Diavolo).
Noi abbiamo visto quello più facilmente raggiungibile, il Sasso del Consiglio che è vicinissimo alla strada asfaltata.
Sono tre grandi massi di arenaria tutti fittamente incisi, dove si presume che gli antichi abitanti, o forse i capi dei vari villaggi, si trovassero qui per prendere delle decisioni e poi incidessero nella pietra il risultato delle loro riunioni.
 
 
Anche e soprattutto per futura memoria, in modo che non ci fossero equivoci e ripensamenti, potremmo dire noi con la nostra mente di moderni.
 
 
Verderli da' una certa impressione, e sicuramente l'impressione sarebbe aumentata in inverno, perchè in questo luogo - presumibilmente da delle fratture nelle rocce - fuoriescono dei vapori tiepidi, che il freddo fa condensare rendendoli visibili.
Quindi immaginate la scena: lo scuro masso inciso di segni arcani e coperto di muschio, il suolo coperto di foglie morte dal quale escono magici vapori , gli alti faggi dalle nude braccia scheletriche protese verso il cielo plumbeo, magari al tramonto...
Se qualcuno vi battesse sulla spalla per chiedervi l'ora, l'extrasistole è garantita!

Fortunatamente è estate, il sole brilla e gli uccellini cinguettano.
Se avete anche solo una crossover, fate la strada della faggeta. E' una meraviglia.