martedì 25 dicembre 2012

IL BORGO DI ARTIMINO (e qualche cenno sulla villa Medicea)

Abbiamo abbinato l'idea di parlare del paese -   del quale si parla molto meno rispetto alla  villa Ferdinanda,  una delle ville medicee più famose, detta nella zona "villa dei cento camini", che  accentra su di se' tutta l'attenzione  - ad una bella passeggiata a piedi,  in un periodo come l'autunno, ricco di nascoste bellezze.

L'autunno è una stagione particolare, che va saputo apprezzare anche in quelle giornate piovigginose e solo apparentemente tristi, che hanno una nascosta poesia, una bellezza lieve e sottile, ben diversa dal trionfante splendore della primavera, o dall'ardente gioia dell'estate.
Noi abbiamo percorso a piedi da Comeana la via delle Macie, dalla quale in condizioni favorevoli, si gode un panorama mozzafiato sulle città di Prato e di Firenze, e che ad ogni passo propone un'antica dimora storica o bellissime ville.

Da lì siamo scesi verso la stretta valle del torrente Elzana - lungo l'omonima strada - e siamo risaliti per la ripidissima via Arrendevole (uno strano nome, di cui non siamo riusciti a sapere l'origine)   al cui culmine , al bivio per la Pieve di San Martino,   possiamo ammirare l'ennesimo  panorama delle due valli, che sembrano ognuna lo sfondo di un quadro.
La storia di Artimino è antichissima, come testimonia il museo archeologico  - molto ben strutturato e  integrato in nella  tinaia  della fattoria - facente parte delle mura, con accesso dalla piazza interna del paese.
Attualmente è una frazione del comune di Carmignano, e sorge su un colle del Montalbano, ma la sua storia risale agli Etruschi di cui era un abitato piuttosto importante. La zona in cui sorge la villa (non si può fare a meno di parlarne...) era conosciuta come "Artimino vecchio" a significare che lì sorgeva un abitato molto antico. Il famoso e bellissimo viale alberato che unisce la villa al paese era in origine un decumano - vale a dire la via principale  - dell'abitato antico.

Sul suolo della Paggeria Medicea, al cui interno attualmente sorge un rinomato ristorante, c'era la necropoli,  che i Medici non si sono fatti scrupolo di interrare...
Tuttavia nelle vicinanze sono state rinvenute molte altre  tombe etrusche, ben conservate, che testimoniano che quella zona doveva essere parte di una vasta area con altri insediamenti, tra i quali collochiamo anche la città etrusca di Gonfienti, alla periferia di Prato.
C'è anche la mano dei romani, ma l'impronta etrusca è più evidente, e meglio esaltata proprio a causa del contesto in cui gli studi l'hanno collocata per quanto riguarda questi insediamenti etruschi a nord del fiume Arno.
Il nome deriva sicuramente dal nome della Dea della Caccia Artemide, essendo quella una località molto ricca di selvaggina - e questo lo sapevano anche i Medici, che poi lì han costruito la villa per i loro divertimenti di caccia, bla,bla,bla!
In Epoca alto medioevale - i primi riferimenti risalgono al 998 quando Ottone III consegno' chiesa e borgo al Vescovo di Pistoia  - è stata fondata  la Pieve di San Leonardo, poco fuori le mura.

Costruita in pietra locale in stile romanico, oltre ad essere perfettamente conservata nella parte posteriore - mentre anteriormente è stato aggiunto un porticato in epoca rinascimentale - posso dirvi che è in una posizione fiabesca, dominando  la valle dell'Arno  da un lato e le colline di Carmignano dall'altro.
Caratteristica del borgo è la Torre, che dall'alto del suo colle costituiva un punto di avvistamento.

Nella sua epoca medioevale era un forte di frontiera della provincia di Pistoia, e nei primi secoli del millennio scorso fu alternativamente sotto il dominio di Pistoia e di Firenze,  - e fu Castruccio Castracani a costruire gran parte delle mura di cinta ancora visibili - fino a che, in epoca rinascimentale non divenne feudo dei Medici, che poi nel 1596 decisero di costruire la villa, - progettata da un ormai anziano Buontalenti -  contornata dal parco del "Barco Reale", quasi 50 kmq di riserva di caccia sul Montalbano, di cui adesso rimane traccia solo nel nome del parco collinare dal quale si accede da Poggio a Caiano -  di cui abbiamo parlato nel post dedicato alla villa Ambra lì situata , e che  si fondeva con il suo giardino.
La villa, che sorge su un colle da cui si domina tutta la valle dell'Arno, è costruita in modo da godere del sole per tutta la durata dell'esposizione giornaliera.

Artimino era un borgo agricolo molto importate anche sotto i Lorena, dato che sulle sue verdi e splendide  colline viene prodotto vino e olio (attualmente  DOCG) sin dai tempi degli etruschi.
Nel borgo esiste una graziosa fontana, datata 1920, fatta a costruire dalla Contessa Maraini   ad uso della popolazione, che le dedicò riconoscente questa targa.

Mappa

domenica 2 dicembre 2012

IL TORRENTE TURRITE CAVE e FABBRICHE DI VALLICO

Per essere sinceri avevamo pensato di dedicare il post a Fabbriche di Vallico, ed alle sue frazioni - che poi sono anche la sua genesi - di Vallico di sotto e Vallico di Sopra.

Poi ci siamo innamorati della valle - bellissima nella sua severità, nascosta, remota -  ricchissima di acque sorgive e percorsa da questo strano fiume dallo strano nome - Turrite Cava, appunto - dalle acque trasparentissime, la cui bellezza è accentuata dalle pietre bianche e grigio-azzurro che ne coprono il fondo.
Il Torrente - perchè di questo si tratta, quindi è un corso d'acqua assai infido, con piene terribili che hanno messo in ginocchio varie volte nei secoli proprio l'abitato di Fabbriche di Vallico, che sorge sulle sue sponde - nasce in due rami che si uniscono poco sopra il paese : uno scende dal Monte Bicocca, l'altro dal  monte Matanna. Poco prima della sua foce è sbarrato da un bacino idroelettrico - costruito tra il 1937 ed il 1939 dalla S.A.L.T. Valdarno e che va ad alimentare la centrale di Pian Rocca -  che forma un lago dall'aspetto estremamente suggestivo, simile ad un fiordo.
Il suo fondo a rocce piatte lo rendo molto adatto alla navigazione con il kayak.
Venendo dalla Statale 12, per arrivare al lago - e risalire poi il torrente - si incontrano tre gallerie scavate nella roccia, molto strette e buie, da percorrere con attenzione. Del resto tutta la strada è molto stretta, specie dal paese di Fabbriche verso l'alta valle (e quindi particolarmente adatta ad essere percorsa in moto!)
Il torrente ha anche una storia importante alle  spalle. Per molti secoli ha segnato il confine tra lo stato di Lucca e il ducato d'Este. Questo da quando nel 1429 Fabbriche di Vallico, ed altri paesi  della media valle del Serchio, fecero atto di obbedienza al Duca Niccolò d'Este, allo scopo di sfuggire alle guerre che Pisani e Fiorentini combattevano sul loro territorio per appropiarsene, dopo la morte di Paolo Guinigi signore di Lucca. Il fiume rimase per almeno un secolo e mezzo il fronte di continue scaramucce e combattimenti, fino a quando nel '600 si costituì il Ducato di Modena e le battaglie si spostarono da un'altra parte. Del resto la Garfagnana è stata divisa tra  Lucca - con capoluogo Barga-  e il ducato di Modena - con capoluogo Castelnuovo Garfagnana - sino all'unità Italiana, quando entrò a far parte della provincia di Massa, e solo dal 1923 fa parte di quella di Lucca.
Molti sono i ponti che uniscono le due rive del fiume. Due su tutti: il "Pontaccio" nell'omonica località 
e il "Ponte del Mulino" che porta ad un piccolissimo villaggio abbandonato, con il mulino da cui prende il nome il ponte,  recentemente restaurato.
Bene, torniamo a  Fabbriche di Vallico. Anche se i primi documenti dove questo nome è menzionato risalgono al 997, si ha ragione di credere che l'abitato abbia origini molto più antiche.
Infatti in una grotta nei paraggi sono stati trovati reperti archeologici risalenti al V secolo A.C., che hanno confermato che il territorio è stato colonizzato dai Liguri Apuani, poi conquistato dai Romani ed infine, dai Longobardi.
Sino alla fine dell'ottocento il paese era assai florido per il suo artigianato del ferro - essendo il suo territorio poco adatto alle coltivazioni, che si limitano perlopiù all'uva da vino - che doveva la sua origine a una colonia di fabbri bergamaschi che si erano stabiliti nella zona nel XIV secolo. Poi, con il tempo, il mestiere si è trasmesso a maestranze locali, ma attualmente la sua popolazione è inferiore alle 500 unità.
Il centro storico del paese è stato recentemente rivalorizzato, e non mancano le curiosità.
Proprio a Fabbriche di Vallico c'è il ponte più bello sul Turrite Cava, con annessa dogana in pietra.
Di epoca Ducale , datata 1770 - e peccato per il Granduca Leopoldo che si è fatto scappare l'occasione di fare una così bella cosa   - la fontana che da il nome alla piazza del paese!
Nella frazione di Vallico di Sopra si trova la grotta dove sono stati trovati i reperti archeologici di cui vi abbiamo accennato- la buca di Castelvenere -   e la chiesa di San Michele, che la tradizione vuole fondata da Matilde di Canossa.
Vallico di Sotto invece, anticamente era il luogo dove i pastori trascorrevano l'inverno in attesa di recarsi all'alpeggio di San Luigi, raggiungibile anche oggi con un sentiero che parte proprio dalla piazza del borgo.