domenica 30 aprile 2017

L'OASI NATURALISTICA DI FOCOGNANO

O, più correttamente, Stagni di Focognano.
Anche questa Oasi naturalistica, che vive sotto l'Egida del WWF, si trova in un luogo assolutamente inimmaginabile.
A Campi Bisenzio, tra l'autostrada A1 e l'aeroporto di Peretola: tra l'altro, dalle sue postazioni di osservazione naturalistica, si gode un magnifico panorama della Chiesa dell'autostrada, nonchè del vicino Gate Hotel (ex motel Agip, ex Forte Hotel e chissà quanti altri nomi ha cambiato in 50 anni...).

Si tratta di un luogo a suo modo straordinario, perchè non è un pezzo dell'antica palude che è stato recuperato, bensì la palude è stata "ricreata", costruendo un luogo dove gli uccelli palustri possano vivere, e gli uccelli migratori possano utilizzare - in tutta sicurezza - per riposare nei loro lunghi viaggi.
La nostra simpatica guida ha riassunto quest'ultima concetto, definendo l'oasi come un "autogrill" per gli uccelli migratori.
Quindi, dicevamo, la palude è stata ricostruita, dopo decenni in cui l'area era stata destinata a colture intensive, che come ovunque, hanno distrutto tutto quello che era il mondo legato alla palude; quindi pesca, coltivazione delle erbe palustri, utilizzo di alcune parti per la coltivazione del riso, e via di questo passo.
Esattamente quello che è successo anche con il lago di Bientina, di cui abbiamo già parlato (link)(link) oppure con il Padule di Fucecchio (link).
In quest'area, fortemente antropizzata e con una importante vocazione industriale, non è stato possibile conservare alcune parti dell'antica palude.
Encomiabile, quindi, il progetto di ricostruire la palude.
Progetto che è tutt'ora in atto.
Infatti il WWF è riuscito ad ottenere un'ampia zona di terreno dal comune di Campi Bisenzio, e sta realizzando un nuovo lago, che si chiamerà Lago Prataccio.
Quando l'abbiamo visitato noi, i lavori erano già avanzati, e nel giro di qualche anno il nuovo lago acquisterà quell'aspetto di vera palude che ha già la parte più "vecchia" degli stagni, che dopo diciotto anni - da tanto esiste questa oasi naturalistica - ha acquisito un aspetto assolutamente naturale.
I volontari del WWF hanno lavorato con molta attenzione; hanno ricreato un paesaggio assolutamente naturale, e molto, molto bello.
Hanno coltivato le piante palustri, che hanno poi trapiantato sulle sponde lei laghetti, hanno ricreato le condizioni in cui gli anfibi possono ripopolare gli specchi d'acqua, hanno riprogettato i canneti, dove gli uccelli migratori possono riposare e mangiare.


Ci sono anche molte specie stanziali, alcune anche poco diffuse, e che hanno trovato in questa zona un buon posto dove vivere e riprodursi.
E naturalmente i punti di osservazione naturalistica, dove, rispettando il silenzio dovuto in questi casi, si possono ammirare gli animali nella loro cornice.

Le visite si svolgono in orari fissi e e con l'accompagnamento di una guida.

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domenica 23 aprile 2017

CON IL NASO IN SU'

Di solito, vi accompagniamo in posti vicini a noi, per poter vedere con altri occhi tutte quelle cose che abbiamo vicine, e proprio perchè sono vicine e le vediamo tutti i giorni, non ci incuriosiscono. 
Eppure tutto ha una storia, di tutto è possibile reperire notizie e curiosità.
Ecco, stavolta non faremo niente di tutto ciò.
Vogliamo invece farvi cambiare punto di vista.
E questo è un esercizio che può essere svolto in qualsiasi località voi abitiate, senza nemmeno prendere la macchina.
La sublimazione del turismo a km zero!
In che cosa consiste?
Beh, se ci seguite non siete di quelli che potrebbero camminare su un cadavere senza accorgersene, solo perchè hanno il naso sempre sul loro smartphone.
E questo già vi qualifica per il meglio.
D'altra parte è normale, quando si cammina per le strade della propria città, o per quelle di una città che si visita per la prima volta, guardare ad altezza d'uomo.
Ad "altezza di vetrine" potremmo dire.
Invece, provate a guardare in alto.
Troverete tutto un mondo diverso!

A cominciare dai terrazzini: fioriti, disadorni, ad angolo, a tasca, a tetto, con aeree ringhierine in metallo o solidi muri di pietra, ingombri delle cose che non vogliamo in casa, oppure tirati a lucido, con i panni stesi, con le signore affacciate.
Sorridetele! Loro forse non vi vedono, ma voi sarete più felici.
E poi ci sono targhe in marmo (dedicate a Garibaldi: una per città) che ricordano illustri cittadini, oppure altrettanto illustri visitatori.

E gli stemmi, araldici o nobiliari, e le finestrine con le tendine fatte all'uncinetto, e i vetri vecchia maniera che non sono proprio lisci, ma riflettono la luce.

Finestrine collocate in posti molto strani, scale che si intravedono, porticine improbabili.
E provate a guardare di sera.... è bellissimo vedere la vita che scorre dentro quelle finestre: uno scaffale pieno di libri, un soffitto a volte, una bicicletta attaccata al muro, un fiotto di musica che esce da una finestra socchiusa.
Strane decorazioni, imbiancature particolari, persiane colorate.
Provate, poi ci sapete dire.

lunedì 17 aprile 2017

IL PLASTICO FERROVIARIO DI SAN FILIPPO

Chi ci segue, sa che noi amiamo molto le ferrovie, i treni, le stazioni e... i plastici ferroviari.
Uno bellissimo, ricostruito con fedeltà analogica è a Prato, e riproduce in ogni minimo dettaglio, un tratto della direttissima Firenze-Bologna (link).
Questo, che abbiamo visitato nell'ultimo sabato disponibile, prima che chiudesse per una importante ristrutturazione e ampliamento, è invece una creazione di pura fantasia.

E'vero, siccome è piuttosto conosciuto e molto apprezzato, che ci sono stati dei giornali che lo hanno definito "un pezzo di valdelsa riprodotto in plastico ferroviario", ma credeteci: non è vero.
Infatti non abbiamo mai visto impianti di risalita in valdelsa - e non si capirebbe nemmeno a che cosa potrebbero servire, se ci fossero - mentre invece nel plastico, l'impianto di risalita c'è, con tanto di neve, elicottero della polizia, e cabina caduta e ambulanze, nonchè sciatori allarmati.

Se pensate che chi ha pensato a questa situazione sia un' amante dell'horror, vi sbagliate di grosso.
Si tratta invece di una vera genialata, per rimediare ad una costosissima apparecchiatura - raffigurante proprio un impianto di risalita, con cabine, doppia fune, stazione di arrivo e partenza - che nonostante le notti insonni passate da tre appassionati nel tentativo di farla funzionare, si è decisamente rifiutata di funzionare.
L'inventiva certo non manca al suo progettista ed ideatore.
Un appassionato di modellismo, niente di più, che per combattere la noia di un periodo di cassa integrazione della ditta dove lavorava, si è inventato questo progetto, partendo da un piccolo plastico per far divertire suo figlio.
Che si chiama Filippo.

Ed ecco trovata la spiegazione del nome, che non ha niente a che vedere con la Valdelsa.
Infatti il plastico si trova tra Gambassi Terme e Certaldo, presso un'abitazione provata...quella del padre di Filippo, che avendo a disposizione una grande rimessa a pianterreno, tanta passione e alcuni amici che si sono offerti di aiutarlo, ha sviluppato e ampliato il progetto sino a farlo diventare una vera e propria attrazione turistica.
Il plastico ha una "modalità giorno" e una "modalità notte", veramente molto suggestiva!
Bellissima l'idea della telecamerina su il più veloce dei treni in circolazione; da uno schermo si può seguire il viaggio del modellino, e vi assicuriamo che è molto, molto verosimile!
Non si paga per entrare, ma se uscendo si vuole dare un contributo per l'ampliamento ed il mantenimento del plastico, è bene accetto.

https://www.plasticoferroviario.com/


domenica 9 aprile 2017

UN GIRETTO TRA PRATO E PISTOIA: LA BADIA A PACCIANA E IL CAMPANILE MORESCO DI VIGNOLE

Nella piana tra Prato e Pistoia esistono molti luoghi veramente interessanti, e anche un po' dimenticati, purtroppo.
Non parliamo del settore che si avvicina alle montagne, ma in quella "terra di mezzo", dove i confini tra Prato e Pistoia sono molto labili, proprio a causa della conformazione pianeggiante del suolo.
E così scopriamo che la Badia a Pacciana è diocesi di Pistoia, anche se sembra tanto vicina a Prato.

Questa abbazia benedettina risale all'anno mille, ed è dedicata a Santa Maria Assunta; con gli anni intorno a questa abbazia con annesso monastero, si è creato un paese, che si chiama appunto Badia a Pacciana.
A quei tempi il terreno era paludoso e malsano perchè i torrenti Brana e Ombrone qui perdevano il loro corso, e si impaludavano.
I monaci benedettini, venuti da Norcia, ricrearono il corso dei fiumi, e bonificarono una zona che nei tempi recenti sarebbe diventata estremamente produttiva per il vivaismo.
Nel 1322, fu abate di questo monastero, un personaggio eminente di Pistoia Ermanno Tedici che ne fu signore di Pistoia per un alcuni anni. Sotto la sua signoria, cessarono le guerre che devastavano la zona, e Pistoia divenne comune autonomo.
Si sa che gli amici si scelgono, ed i parenti invece li manda Dio. 
Perchè se Ermanno Tedici avesse potuto scegliersi i parenti, avrebbe sicuramente fatto volentieri a meno di suo nipote Filippo, che non esitò a vendere - per soldi - la città a Castruccio Castracani, che già che c'era distrusse anche l'abbazia.
Quel che ne rimase venne utilizzato dai contadini della zona come rimessa agricola, fino al 1515 quando Leone X° (un papa Medici...) la unì al capitolo fiorentino.
Ma il fatto di trovarsi nella "terra di mezzo" a cui abbiamo accennato prima,non le giovò affatto nel 1537, quando fu campo di battaglia tra due famiglie pistoiesi (pro e contro i Medici) e da questi distrutta e incendiata.
Nei secoli successivi la chiesa fu ricostruita e ampliata diverse volte, sino alla forma neoclassica di impianto ottocentesco, così come la vediamo ancora oggi.
Tra l'altro, ci ha molto colpito il fatto che la chiesa abbia un vestibolo (detto anche pronao), cosa veramente poco comune nelle chiese della zona.

Il resto del monastero invece fu venduto a privati e trasformato in abitazioni, sino a quando, alla metà degli anni settanta del secolo scorso, la curia di Pistoia l'ha ricomprata e restaurata, avvalendosi tra l'altro del contributo in denaro delle famiglie che abitano il paese, che si erano tassate perchè la badia venisse riportata alle sue origini.
Se invece ci dirigiamo verso Vignole, noterete che dietro la vecchia chiesa (adesso chiusa al culto) c'è uno strana torre dall'aspetto arabeggiante.
E' il Campanile della chiesa di San Michele Arcangelo.

Risale al secolo XV, ed è costruito interamente in mattoni.
Chi ha pensato questa strana costruzione, tutta in laterizio - e già questo non è comunissimo nella piana - voleva solo sostituire il campanile della chiesa, che era diroccato e stava crollando.
Con un intervento molto moderno, pensarono di abbatterlo e costruirlo ex-novo, ispirandosi alle costruzioni tardo-medioevali della loro epoca.
E' quindi tutto un trionfo di bifore ad arco acuto, intervallati da cornici di archetti pensili, che terminano con una cupoletta molto rialzata e ricoperta di scaglie.
E' questa a dare al campanile quell'aspetto "moresco", perchè somiglia molto alle cupole delle moschee: ma chi l'ha costruita non pensava minimamente alle moschee, anzi, probabilmente non sapeva nemmeno cosa fossero, figurarsi farne una simile!
No, sono i nostri occhi di persone del XXI° secolo che la vedono così, che colgono una somiglianza che non esiste.
Noi la vediamo somigliante a migliaia di cupole arabe, che abbiamo visto sui libri, alla televisione, o magari anche dal vivo!
Ma chi l'ha costruita e pensata, ha solo esagerato un po', su delle caratteristiche comuni all'epoca, come la cupola di mattoni.

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domenica 2 aprile 2017

SELVA DI SOGNO

Non è un luogo, quello che si chiama così.
E' una mostra personale di un non-scultore, realizzata all'interno di un bosco, vicino (si fa per dire...) a Colle Val D'Elsa.
Che vuol dire "non- scultore"?
Vuol dire che non aggredisce la pietra, modificandone la struttura per trovare,
dentro di essa, la raffigurazione che si trova nella propria mente.
E nemmeno assembla vari materiali, unendoli con colla, malta o cemento.
Realizza le sue opere rispettando la materia, cercandola attentamente, studiando gli abbinamenti di materiali e colori.
Come detto, i materiali sono semplicemente impilati l'uno sull'altro, con la sola assistenza della forza di gravità.

Si tratta si pietra, legno, scarti di vetreria, come in questa opera che si intitola "transparencity"

oppure scarti di marmo, o scarti di una fabbrica di cotto, come per queste meravigliose "fiamme".

Ma non mancano i materiali più umili, come questa collezione di ex guanti da lavoro, a raffigurare il lavoro manuale.

Al centro, esiste un'area di "gioco", dove si può liberamente creare con le proprie mani, quello che la fantasia ci suggerisce, oppure avvalendosi dell'ispirazione, che abbiamo tratto dalla vista delle opere.
Un laghetto nella parte più bassa, sarebbe coperto di ninfee, se ci trovassimo nella stagione giusta.
Vicino ad alcune opere, oppure in punti da cui si può vedere il panorama, o anche semplicemente in luoghi che l'artista ha considerato come significativi, esistono delle aree in cui ci si può sedere oppure sdraiare, ed in cui dei piccoli cartelli - scritti in tre lingue - ci invitano a fare una piccola sosta, per lasciare andare le preoccupazioni e le noie di ogni giorno, per meditare e godere del silenzio.
Seguendo le indicazioni dell'artista, si capisce perchè abbia chiamato questo posto "selva di sogno".
Ci sono le raffigurazioni fisiche dei suoi sogni, come succede sempre con l'arte, ma si può trovare anche la propria dimensione del sogno, lasciandosi andare a queste piccole meditazioni, a questo perdersi in una selva - non troppo - oscura.
Dopodichè si può ammirare il "giardino dei colori" dove sono allestiti degli splendidi mandala, dai colori magnifici sì, ma del tutto naturali.

Qui non esistono sassi colorati artificialmente, solo i colori prodotti dalla natura, e assemblati in modo da formare dei mandala o dei quadri astratti, realizzati con il magistrale accostamento delle forme e dei colori.
Conoscere l'artista è poi un passo fondamentale.
Non si può capire il senso di questa operazione, se non si scambiano due parole con il Sig. Manfredo, e non si vedono suoi occhi sognanti ed il suo viso sereno, quello di chi ha afferrato il senso della vita, vivendo nel luogo che ama e facendo quello lo rende felice.
E questa è la migliore meditazione che poteva invitarci a fare.


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