Ok, all'entrata, tre lunghi sostegni verticali nudi sembrano dire: "qui c'erano i fasci littori". Poi entri nel cortile e si leggono ancora bene le scritte "anno XV E.F." che tradotto in italiano significa "anno 1937".
Ma a noi non piace che si faccia un tutt'uno tra "architettura razionalista" e "architettura fascista". Il fatto che in termini temporali le due cose si siano sovrapposte è solo una coincidenza. L'architettura razionalista è un fenomeno che si è espresso a livello europeo, ed il razionalismo italiano è stato una corrente molto importante di questo tipo di architettura, che si è sviluppata tra gli anni venti e trenta del secolo scorso, seguendo i principi del funzionalismo, con radici che si rifanno all'architettura romana classica (ecco perchè in Italia il collegamento con il fascismo è così evidente), con largo impiego di marmi, specie di travertino
Poi si sa, nel ventennio si costruì molto, e di conseguenza molte opere sono state create secondo questo stile. Un grande architetto razionalista è stato PierLuigi Nervi, progettista dello Stadio Artemio Franchi (classificato come Monumento Nazionale) oppure Giovanni Michelucci, progettista insieme al gruppo toscano della Stazione di Santa Maria Novella. Ma un occhio allenato sa trovare architetture di questo tipo un po' dovunque in Italia; basta guardarsi intorno.
Ma torniamo alla nostra Manifattura Tabacchi, che fu costruita proprio da PierLuigi Nervi, insieme al collega Giovanni Bartoli. Riconosciamo la sua mano nella torre vetrata del dopolavoro della manifattura (che poi è diventato il Cinema Teatro Puccini, che tanto ricorda la torre di maratona dello stadio di Firenze.
Tutta la manifattura è molto grande, una superficie di oltre 6 ettari, e fu inaugurata il 4 novembre del 1940. La produzione continuò sino al 1999, quando l'Ente Tabacchi ne decise la dismissione. Nel 2016, dopo un periodo di quasi totale abbandono è stata venduta ad un fondo immobiliare internazionale che ne ha avviato un processo di riqualificazione, del quale intendiamo parlare brevemente.
Naturalmente questi signori non sono dei benefattori, e se hanno dedicato tempo e (molto) denaro al restauro ed al rinnovamento di questo monumento, hanno anche intenzione di ricavarne un tornaconto: contemporaneamente alle infrastrutture, come luoghi di ritrovo, negozi e giardini, stanno ultimando anche il restauro di una consistente parte del fabbricato come appartamenti di lusso. Ma va benissimo così.
Del resto a cosa deve servire un giardino pensile come quello che è stato dedicato all'architetto Gae Aulenti e che si trova sul tetto del fabbricato dalla splendide forme arrotondate e che non era altro che l'officina, addetta alle riparazioni di tutti i macchinari che servivano alla produzione, e che erano sparsi per tutto lo stabilimento?
L'architettura è stata molto rispettata, persino i colori delle porte riprendono quelli originali: quel verde spento è tipico delle infrastrutture industriali di quei tempi, e l'aggiunta dei grigliati neri moderni non fa che mettere in evidenza il candore del travertino ed il rosso dei mattoni a vista.
Anche la scelta delle piante dei giardini ci è sembrata molto azzeccata; sono piante che possiamo ricordare nei giardini delle località di mare nei primi anni '60, piante che non avevano bisogno di molta acqua, eppure accostate a piante acquatiche; un contrasto molto forte, molto interessante.
All'entrata, un ufficio anni '40 ci accoglie con i suoi mosaici perlati alle pareti, i suoi divanetti Bauhaus e le sue porte moderniste.