giovedì 25 aprile 2013

LUCCA

Parlare del fascino e delle bellezze di Lucca potrebbe sembrare pleonastico.
In realtà, parlando con le persone, abbiamo potuto notare che molti conoscono meglio Sharm- el-sheik di quanto conoscano la loro città o quelle vicine.
Quindi non ci sembra superfluo fare una rapida panoramica su - alcune - delle cose più belle che questa città può offrire.
Certo, un'esplorazione accurata potrebbe portare via molto tempo...ma limitiamoci ad un rapido giro!
Quando si parla di Lucca, si parla subito delle sue mura: lunghe poco meno di 4500 metri, sono interamente percorribili a piedi o in bicicletta, e consentono di vedere la città, al loro interno, come da un grande terrazzo panoramico;

sono altresì un piacevolissimo giardino con i suoi baluardi e i suoi prati antistanti, intersecati da graziose stradine e ponticelli che servono a passare sopra al fossato che le circonda. Quello del fossato è una particolarità, perchè se è pur vero che esistono altre città con le mura intatte in Italia (Ferrara, Grosseto e Bergamo), quella del fossato è invece una cosa assai rara.
Sono state costruite tra il 1504 e il 1645 e non sono mai state usate per scopi difensivi, ed ecco il motivo per cui sono così ben conservate:  ma hanno difeso la città dalle piene del Serchio! A proposito del Serchio... in antichità si chiamava Auser e seminava distruzione lungo tutto il suo corso, specialmente a nord di Lucca.
Il ramo iniziale del fiume, detto Auserculus - da cui deriva il nome attuale -  venne deviato e convogliato dal vescovo di Lucca, San  Frediano, intorno al 570.
Sembra Strano ma San Frediano era un esperto di idraulica, oltre a un uomo di Dio. Da allora il fiume si chiamò Serchio
Dalle mura si può vedere l'Orto Botanico - visitabile - dove sono riuniti vari alberi monumentali, tra cui un colossale cedro del Libano

e un delizioso laghetto popolato di ninfee, oltre a tante altre bellissime piante e a un orto dove sono raggruppate varie pianti odorose.
Le porte sono sei: nel periodo napoleonico,  in cui Elisa Baciocchi era principessa di Toscana, fu aperta la Porta Elisa che guarda verso Firenze: sino ad allora per ovvi motivi - erano proprio i Fiorentini quelli da cui ci si doveva difendere! - lì era tutto muro.
Nel 1910 fu aperta Porta S.Anna, detta familiarmente "il Buco" essendo appunto  priva di qualsiasi sovrastruttura: due semplici valichi carreggiabili e nient'altro.
Porta S. Jacopo è stata aperta nel 1930. E' la più recente.
Porta San Pietro, Porta Santa Maria e Porta San Donato sono invece quelle storiche.
Una piccola curiosità: Lucca è solo quella dentro le mura... quello che c'è fuori si identifica con i toponimi dei quartieri: San Filippo, Arancio, San Marco, San Vito - che sono quelli più vicini al centro -  e poi via via sempre allargandosi...un po' come gli arondissement di Parigi.
All'interno delle mura, la città che è di origine ligure e poi romana, conserva l'ortogonalità del centro storico, con il cardo (il famoso Fillungo) e il decumano formato da via Paolino e via della Santa Croce, e soprattutto per la spettacolare Piazza dell'Anfiteatro,

 una piazza perfettamente rotonda, nata sulle rovine dell'anfiteatro romano e circondata da piccoli negozi e caffè all'aperto. 
Incrocia via della Santa Croce uno strano canale, un naviglio che portava al porticciolo che si trovava dalle parti di San Concordio  che in epoca medicea  che collegava la città al mare attraverso vali canali
Notevolissimo il Duomo - Cattedrale di San Martino - , alla cui porta d'entrata troviamo questo strano labirinto con un'iscrizione che ricorda il mito di Teseo ed Arianna.

Il labirinto è un simbolo dei Templari e forse c'è qualche collegamento che a noi moderni sfugge.
All'interno c'è il Volto Santo, una enorme statua in legno acheropita - che vuol dire "non fatta da mano umana -  in realtà la statua è attribuita a San Nicodemo che però non riusciva a trovare il coraggio di scolpire il volto del Salvatore.

La leggenda vuole che un mattino, accingendosi al lavoro, l'abbia trovata già fatta in modo miracoloso. La statua, che conteneva anche altre reliquie, fu abbandonata su una nave senza equipaggio per scampare alla distruzione, e arrivò di fronte a Luni, dove gli abitanti cercarono di abbordarla, ma la nave entrò nel porto spontaneamente solo quando arrivò l'arcivescovo di Lucca. A Luni rimase - non senza accese dispute - un'ampolla con il Sangue di Cristo, tutt'ora venerata a Sarzana, e i lucchesi si portarono via il crocifisso, che da allora è custodito in un tempietto all'interno del Duomo. L'immagine è tutt'ora  veneratissima a Lucca, tanto che i suoi patroni, San Michele e San Paolino, passano in secondo piano rispetto alla grande festa dell'esaltazione della Santa Croce che si tiene a metà settembre e che coinvolge tutta la città. 
Nel Duomo è custodita anche il celeberrimo monumento funebre a Ilaria del Carretto, opera di Jacopo della Quercia terminata nel 1408.

Ilaria del Carretto era la moglie di Paolo Giunigi, signore di Lucca tra il 1400 e il 1430. Morì di parto nel 1406 a soli 25 anni e il marito volle che il sarcofago venisse posto al centro del Duomo. In realtà il corpo di Ilaria non vi è mai stato deposto, e la sua tomba è ed è sempre stata, a Villa Giunigi. Il monumento fu voluto per affermare la posizione si signore di Lucca.
E' certo tuttavia che è uno dei monumenti funebri più belli al mondo, sia per la triste storia della morte di una ragazza così giovane (per un fatto tutt'altro che infrequente all'epoca) sia per il sentimento che tuttavia l'aveva unita a suo marito, e per l'abilità dell'autore, ricordato come  uno dei più grandi scultori dell'epoca anche per quest'opera.
La statua suscita degli strani sentimenti... prima di tutto è piccolissima di statura. Poi il panneggio degli abiti è veramente medioevale, ma le mani, il volto, il cagnolino ai suoi piedi sono quelli di una statua del rinascimento. Insomma, da vedere assolutamente.
Sempre parlando della famiglia Giunigi, bellissima da vedere è anche la torre di Giunigi, con il suo giardino pensile - visitabile con fiato e gambe -.

Se si è conservato un po' di fiato salendo, se ne va guardando dall'alto della torre. La vista è davvero da urlo!
Le piazze della città sono veramente bellissime, ariose, luminose. Un'atmosfera particolare si respira in piazza Napoleone, dove troviamo il palazzo Ducale che è stato sede via via della Repubblica di Lucca e poi di tutte le autorità che si sono succedute.

L'aspetto attuale della piazza è stato realizzato ai primi dell'ottocento durante la signoria di Elisa Baciocchi. La grande piazza è stata ottenuta tramite uno sventramento - comune all'epoca - e al relativo abbattimento di molte abitazioni e anche di una chiesa, sotto la regia degli architetti Giovanni Lazzarini e Pierre-Theodore Bienimè.
Adiacente troviamo un'altra piazza ottocentesca, Piazza del Giglio, sede dell'omonimo Teatro che esiste dal '600 ma che è stato chiamato così solo nel 1817 in onore della dinastia dei Borbone il cui stemma è appunto il giglio d'oro.


domenica 21 aprile 2013

LA TOMBA DI CURZIO MALAPARTE A SPAZZAVENTO

In questo post ci sono tanti collegamenti per riflessioni future: Curzio Malaparte, il Fabbricone, il Convitto Nazionale Cicognini.
Ma adesso vogliamo parlare solo della tomba del nostro illustre concittadino, lo scrittore Curzio Malaparte, pseudonimo di Kurt Suchert.
Lo pseudonimo, usato dallo scrittore fin dal 1925,  è un'operazione umoristica fatta sul cognome Bonaparte. Curzio è invece l'italianizzazione di Kurt.
La tomba, che fa parte di un mausoleo semplice e austero, è situato sul monte Le Coste, a cavallo  tra la città di Prato e la Val di Bisenzio, che si chiama così per le formazioni rocciose, chiare e ben visibili anche dalla pianura, che lo caratterizzano.
I pratesi però lo conoscono per "Spazzavento", perchè è collocato in una posizione per cui si prende tutto il vento che viene dalla Val di Bisenzio, grande imbuto di tramontana. E vi assicuro che non è poco....
Kurt Erich Suchert nacque a Prato nel 1898, figlio di un mastro tintore tedesco venuto al seguito dei padroni della "Kossler, Mayer und Klinger" un opificio che dava lavoro a circa 2.000 famiglie di Prato e che era universalmente conosciuto come "Il Fabbricone".
In questa fabbrica si producevano panni di lana - come da tradizione pratese - e la famiglia Suchert  vi si trasferì per lavoro.
Kurt frequentò il Convitto Nazionale Statale Francesco  Cicognini di Prato,

una scuola assai conosciuta, fondata nel 1692 dai Padri Gesuiti, e che ha ospitato molti studenti famosi, specie nella sua sezione Liceo Classico.
A proposito del Convitto Nazionale: poco prima della partenza del sentiero che conduce alla tomba dello scrittore, sorge la villa Le Sacca, un antico monastero che il Granduca Leopoldo, nel 1775, dona al Convitto Cicognini, che la utilizza come luogo di villeggiatura e soggiorno estivo per i collegiali.
Oltre Malaparte, anche Gabriele D'Annunzio ha soggiornato nella villa, che è stata frequentata dagli studenti  sino all'inizio della seconda guerra mondiale. Negli anni della guerra ha invece ospitato intere famiglie di sfollati, rimanendone fortemente danneggiata, tanto che negli anni '60 il Convitto Cicognini la cede al Ministero della Pubblica Istruzione. Purtroppo da allora tutti se la dimenticano completamente,senza contare gli atti di vandalismo di cui è stata oggetto nel corso di tutti questi anni, tanto che  adesso versa in condizioni di grave abbandono.
Un vero peccato per una struttura così antica, ricca di storia e di arte.
Torniamo al mausoleo di Curzio Malaparte, voluto dalla città di Prato per onorare la memoria dello scrittore, morto per un cancro ai polmoni nel 1957, e per adempiere ad un suo desiderio che infatti è riportato su una delle lapidi del mausoleo.
L'altra è quella che ogni pratese pensa della propria città.

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lunedì 15 aprile 2013

MONTECARLO (di Lucca)




 Non è il Montecarlo della Riviera, ma ha le sue notevoli attrattive.
Sorge su un poggiolo (detto colle del Cerruglio)  alto poco più di 150 metri, ma dal quale si domina tutta la pianura circostante, dalla Valdinievole a Lucca, avendo davanti il Monte Serra (con tutte le sue antenne!)
Molto bello il suo castello, che ci porta ai tempi della sua fondazione, voluta dall'imperatore Carlo V (da cui deriva il nome), nei pressi di un  pre-esitente borgo chiamato Vivinaia che era stato distrutto dai Fiorentini in una delle numerose battaglie - con Lucca, o con Pisa... i fiorentini erano a quei tempi, persone molto litigiose - .
Siccome Vivinaia era in pianura, e aveva fatto una brutta fine,  il nuovo paese vollero costruirlo sul colle, cosa che garantiva un po' di sicurezza in più. 
Nei secoli successivi Montecarlo  divenne un luogo strategico: Castruccio Castracani ne fece una fortezza dalla quale diresse la battaglia di Altopascio nel 1325.
Anche i Medici vollero aumentare le difese e le fortificazioni, ma quando il patrimonio immobiliare dei Medici arrivò nelle mani dei Lorena, il Granduca Leopoldo puntò più a sviluppare il contado che la fortezza. Dal suo intervento a sviluppo dell'agricoltura è nato uno dei pochi vini bianchi toscani, il Montecarlo bianco, per cui il piccolo ed incantevole borgo gode di meritata fama.

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