Girovagando in Toscana siamo fortunati: anche il solo descrivere una ad una le ville dei Medici, ci assicura 17 post per le principali e altri 12 per quelle considerate secondarie, che sono per lo più case di caccia o fattorie con villa.
Adesso però vogliamo parlare di quella di Poggio a Caiano, detta anche Ambra, che è una delle più famose.
Fu fatta costruire, dal 1480, direttamente da Lorenzo il Magnifico che affidò il progetto a Giuliano da Sangallo. la villa sorge sul Poggio propriamente detto, che è poi l'ultima propaggine del Montalbano verso la pianura, in una posizione dalla quale essa viene dominata completamente.
Le due scalinate gemelle che conducono al terrazzo sono state erette ai primi dell'800, in sostituzione di quelle originali del Sangallo, che andavano su diritte e che erano fortemente danneggiate.
Il fregio sul primo ordine di archi che porta all'ingresso principale è una riproduzione realizzata da Richard-Ginori. L'originale è esposto all'interno.
La villa è visitabile a gruppi, ma ovviamente gli interni non sono fotografabili.
Il giardino invece si può visitare liberamente, e la parte che è rimasta di diretta pertinenza della villa è già impressionante per vastità, ed è ricchissima di alberi monumentali.
Molti sono gli edifici annessi, quali l'imponente limonaia.
Un muro costeggia l'Ombrone, e rimangono le vestigia di uno dei ponti che attraversavano il fiume e portavano verso il parco delle Cascine di Tavola, nel territorio del comune di Prato. Questo era talmente grande che attualmente è diviso in tre settori: per un terzo è Parco pubblico, per un terzo è Club Ippico e per un terzo è Golf Club!
In fondo al parco annesso alla villa sorge questa statua che raffigura la ninfa Ambra - ed ecco il nome della villa - ed il fiume Ombrone - che scorre dietro il muro.
La statua ci parla della leggenda della bellissima ninfa Ambra, che ballava la notte sotto la luna, vicino al fiume. Il fiume Ombrone la vide e se ne innamorò e comincio' a rincorrerla finchè lei, sfinita, chiese aiuto alla dea Diana, che la fece diventare un isolotto roccioso. Il fiume l'abbracciava con le sue acque, ma Ambra non tornò più alla forma umana.
C'è da chiedersi se ad Ambra non conveniva farsi ghermire da Ombrone, piuttosto che diventare un isolotto! Ma tant'è...in questo caso non ci sarebbe stata la leggenda!
Sul davanti della villa c'era la strada che porta a Firenze da un lato e a Pistoia dall'altro. Poggio a Caiano è esattamente a metà strada.
(ah, quella strada c'è ancora e porta negli stessi posti. Si chiama Strada Statale 66...).
Proprio questa strada, e poi quella che porta a Prato, sul lato del bastione, dopo le scuderie, hanno sempre rappresentato un problema per il disegno e la sistemazione dei giardini.
Comunque, dall'altra parte della strada, tanto per gradire, c'era la parte in collina del parco della villa. Il comune di Poggio a Caiano ne ha fatto un altro parco, che si chiama Parco del Barco Mediceo di Bonistallo.
Questo tanto per rendere l'idea di quanto sterminato fosse in origine il parco della villa.
Alla morte dell'ultima Medici, Anna Maria Luisa, la villa e tutto il resto andò ai Lorena, che non avevano una grande simpatia per tutte quelle dispendiosissime ville sparse in tutta la Toscana.
In tutta sincerità non posso dar loro torto. Vagando nel giardino ancora annesso, non si può fare a meno di pensare che mantenere anche solo una villa come quella deve costare quanto il pil di un piccolo stato: figuriamoci una trentina! Non parliamo poi dello stato attuale di manutenzione: il comune fa quello che può, ma esternamente la villa è transennata per oltre metà, anche se il giardino è tenuto benissimo.
Comunque questa fu una delle ville che i Lorena non alienarono: la usavano come punto d'appoggio nei viaggi tra Firenze e Pistoia.
Quando Elisa Baciocchi divenne granduchessa di Toscana, questa diventò una delle sue abitazioni preferite, e le malelingue dicono che qui si consumò la relazione tra la sorella di Bonaparte ed il grande violinista Niccolò Paganini.
Comunque fu lei che volle il riordino ed il ridisegno del giardino
La villa fu abitata anche da Vittorio Emanuele II, nel periodo in cui Firenze era capitale d'Italia.
Qui il re teneva la "Bella Rosin" la popolana piemontese che era sua moglie morganatica (cioè sposata solo in Chiesa, senza effetti civili).
Nel 1919 i Savoia donarono la villa allo Stato Italiano, e la tenuta delle Cascine all'associazione combattenti e reduci.
Mappa
Fu fatta costruire, dal 1480, direttamente da Lorenzo il Magnifico che affidò il progetto a Giuliano da Sangallo. la villa sorge sul Poggio propriamente detto, che è poi l'ultima propaggine del Montalbano verso la pianura, in una posizione dalla quale essa viene dominata completamente.
Le due scalinate gemelle che conducono al terrazzo sono state erette ai primi dell'800, in sostituzione di quelle originali del Sangallo, che andavano su diritte e che erano fortemente danneggiate.
Il fregio sul primo ordine di archi che porta all'ingresso principale è una riproduzione realizzata da Richard-Ginori. L'originale è esposto all'interno.
La villa è visitabile a gruppi, ma ovviamente gli interni non sono fotografabili.
Il giardino invece si può visitare liberamente, e la parte che è rimasta di diretta pertinenza della villa è già impressionante per vastità, ed è ricchissima di alberi monumentali.
Molti sono gli edifici annessi, quali l'imponente limonaia.
Un muro costeggia l'Ombrone, e rimangono le vestigia di uno dei ponti che attraversavano il fiume e portavano verso il parco delle Cascine di Tavola, nel territorio del comune di Prato. Questo era talmente grande che attualmente è diviso in tre settori: per un terzo è Parco pubblico, per un terzo è Club Ippico e per un terzo è Golf Club!
In fondo al parco annesso alla villa sorge questa statua che raffigura la ninfa Ambra - ed ecco il nome della villa - ed il fiume Ombrone - che scorre dietro il muro.
La statua ci parla della leggenda della bellissima ninfa Ambra, che ballava la notte sotto la luna, vicino al fiume. Il fiume Ombrone la vide e se ne innamorò e comincio' a rincorrerla finchè lei, sfinita, chiese aiuto alla dea Diana, che la fece diventare un isolotto roccioso. Il fiume l'abbracciava con le sue acque, ma Ambra non tornò più alla forma umana.
C'è da chiedersi se ad Ambra non conveniva farsi ghermire da Ombrone, piuttosto che diventare un isolotto! Ma tant'è...in questo caso non ci sarebbe stata la leggenda!
Sul davanti della villa c'era la strada che porta a Firenze da un lato e a Pistoia dall'altro. Poggio a Caiano è esattamente a metà strada.
(ah, quella strada c'è ancora e porta negli stessi posti. Si chiama Strada Statale 66...).
Proprio questa strada, e poi quella che porta a Prato, sul lato del bastione, dopo le scuderie, hanno sempre rappresentato un problema per il disegno e la sistemazione dei giardini.
Comunque, dall'altra parte della strada, tanto per gradire, c'era la parte in collina del parco della villa. Il comune di Poggio a Caiano ne ha fatto un altro parco, che si chiama Parco del Barco Mediceo di Bonistallo.
Questo tanto per rendere l'idea di quanto sterminato fosse in origine il parco della villa.
Alla morte dell'ultima Medici, Anna Maria Luisa, la villa e tutto il resto andò ai Lorena, che non avevano una grande simpatia per tutte quelle dispendiosissime ville sparse in tutta la Toscana.
In tutta sincerità non posso dar loro torto. Vagando nel giardino ancora annesso, non si può fare a meno di pensare che mantenere anche solo una villa come quella deve costare quanto il pil di un piccolo stato: figuriamoci una trentina! Non parliamo poi dello stato attuale di manutenzione: il comune fa quello che può, ma esternamente la villa è transennata per oltre metà, anche se il giardino è tenuto benissimo.
Comunque questa fu una delle ville che i Lorena non alienarono: la usavano come punto d'appoggio nei viaggi tra Firenze e Pistoia.
Quando Elisa Baciocchi divenne granduchessa di Toscana, questa diventò una delle sue abitazioni preferite, e le malelingue dicono che qui si consumò la relazione tra la sorella di Bonaparte ed il grande violinista Niccolò Paganini.
Comunque fu lei che volle il riordino ed il ridisegno del giardino
La villa fu abitata anche da Vittorio Emanuele II, nel periodo in cui Firenze era capitale d'Italia.
Qui il re teneva la "Bella Rosin" la popolana piemontese che era sua moglie morganatica (cioè sposata solo in Chiesa, senza effetti civili).
Nel 1919 i Savoia donarono la villa allo Stato Italiano, e la tenuta delle Cascine all'associazione combattenti e reduci.
Mappa