sabato 31 agosto 2013

ROCCA RICCIARDA, il borgo delle Ortensie

Non è che Rocca Ricciarda sia conosciuto nel mondo con il nome di "Borgo delle Ortesia", sia chiaro.
E' uno dei migliaia di borghi medioevali che si trovano un po' dappertutto, specie in Italia centrale.
Questo è alle pendici del Pratomagno, a circa 950 metri di altitudine, poco lontano da Loro Ciuffenna (AR).

"Borgo delle Ortensie" è il nome che gli abbiamo dato noi, perchè mai avevamo visto in solo posto tante ortensie, tanto belle e tanto amorevolmente curate, come in questo piccolo ma incantevole Borgo, da dove si gode  una straordinaria vista sul Valdarno Superiore,  sul lontano ma ben riconoscibile Monte Amiata, e ancora più lontani i monti del Chianti.
Anticamente si chiamava Rocca Guicciarda, e questo perchè era parte delle proprietà di Guicciardo da Loro, del casato degli Ubertini, ed il castello - di cui purtroppo rimangono solo poche fondamenta - era uno dei sui preferito ed amava soggiornarci.
  
Come tutti i Borghi della zona, è stato di proprietà dei Conti Guidi, e poi - in tempi più recenti - della famiglia Ricasoli
Per salire a quel che rimane del Castello, di cui si hanno notizie sin dal 1191, c'è questa spettacolare scala,


a cui si accede da un'avventuroso pertugio, che abbiamo potuto localizzare solo in virtù delle indicazioni di uno sveglio ragazzino del posto.
Il paesino è molto carino e ben curato, e andandoci così, in una domenica d'Agosto, anche convenientemente abitato - ma sospettiamo che si tratti di seconde case, o meglio,  di case di famiglia utilizzate per le vacanze.
Su una di queste case era murata questa targa, che fa riferimento alla seconda guerra mondiale, e che riguarda, purtroppo, la data di del bombardamento da parte dei tedeschi e che distrusse il paese, mentre l'altra è l'inizio della sua ricostruzione, di cui abbiamo trovato traccia anche in un'altra targa posta poco distante.

Alla periferia abbiamo trovato una curiosità: una piccola costruzione con una croce che in un primo momento avevamo pensato fosse la chiesa - che invece è da un'altra parte, semplice e graziosa - e invece è un cimitero comune, con una botola per gli uomini e una per le donne.




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venerdì 23 agosto 2013

LA FERROVIA ALTO PISTOIESE (F.A.P.)


E' proprio vero che l'ispirazione nasce dal caso: siamo andati a Pracchia, nell'Appennino Pistoiese, per visitare le Ferriere. Abbiamo scoperto che per visitarle occorre prenotare, per cui abbiamo fatto una visita al paesino che, oltre ad un grandioso panorama e a tanta tranquillità non offre molto altro.
In piazza della stazione (che ha comunque una sua particolarità: è completamente automatizzata e priva di personale diciamo così "umano") abbiamo scoperto una stazione "altra", vale a dire una piccola costruzione semidiroccata, con una graziosa scritta "Pracchia" scritta in caratteri di altri tempi, e con un rosone in cotto con una misteriosa scritta: F.A.P.
Con un piccolo sforzo di memoria abbiamo ricordato di aver visto la stessa scritta anche a Campo Tizzoro (ci siamo anche chiesti che volesse dire) e a Gavinana.
Immediatamente è scattata la molla, ed ecco la storia:
F.A.P. è l'acronimo di Ferrovia Altro Pistoiese, una ferrovia a scartamento ridotto inaugurata nel 1926 e soppressa nel 1965, completamente elettrica.
Il percorso era assai breve, poco meno di 17 chilometri e il suo percorso era Pracchia - Pontepetri - Campo Tizzoro - Maresca - Gavinana - Limestre - San Marcello Pistoiese - Mammiano.
Pracchia, poco oltre la metà del IX secolo, era una fiorente stazione climatica, e questo lo si può vedere dalle molte abitazioni attuali, che testimoniano con il loro aspetto di essere state riadattate da vecchi alberghi. Il fatto di essere sulla vecchia linea ferroviaria Firenze - Bologna, che allora passava da Porretta e da Pracchia, ne aveva aumentato l'importanza. Da lì, specialmente in estate, esisteva un servizio di carrozze che, in un'ora e mezzo circa, portava a San Marcello Pistoiese.
Di una ferrovia che unisse le due località se ne parlava già dal 1880 - una delle solite promesse elettorali... i politici italiani son sempre stati così - ma solo nel 1915 si pensò di ampliare l'esistente ferrovia a scartamento ridotto che univa Pracchia a Campo Tizzoro ai fini del solo trasporto industriali di materiali ferrosi per conto della Società Metallurgica Italiana. Fu l'Ing. Orlando a volere che la ferrovia raggiungesse anche lo stabilimento di Limestre, sempre allo scopo di favorire la produzione industriale che in quel periodo serviva a fini bellici.
Tuttavia la popolazione della Montagna Pistoiese volle fortemente la ferrovia, e nel 1916 fu costituita la Società Ferrovia Alto Pistoiese che iniziò i lavori nel 1919 e fece il viaggio inaugurale da Pracchia a Mammiano il 21 giugno 1926 di fronte a notabili e deputati.
Siccome fu raccordata al tratto già esistente, era tutta a scartamento ridotto (950 cm) ed ebbe l'indubbio pregio di unire San Marcello Pistoiese alla ferrovia Porrettana, che sino al 1934 rappresentava l'asse viario tra Firenze e Bologna., favorendo lo sviluppo turistico ed economico di tutto il comprensorio.
Ebbe grande importanza nel periodo bellico, perchè la S.M.I. trasportava tutto il materiale tramite questi convogli, e c'era anche grande movimento di passeggeri, sia pendolari che turisti.
Comunque già dal 1934, con l'inaugurazione della Direttissima Firenze - Bologna, che passava da un tratto più agevole dell'Appennino, e con il conseguente declassamento della Porrettana ad asse viario locale, la F.A.P. iniziò un lento declino, che culmino' del 1951 con la vendita delle quote azionarie della S.M.I. ad una cooperativa di trasportatori locali. Già nel 1956 il tratto conclusivo San Marcello Pistoiese . Mammiano fu soppresso e sostituito con un servizio di autobus e il 1 ottobre 1965 la linea fu definitivamente soppressa.
Ormai i tempi portavano verso  il trasporto su gomma, e comunque lo scartamento ridotto penalizzava molto il trasporto delle merci, perchè c'era bisogno di scaricarle dal trenino e ricaricarle sul treno normale per proseguire il viaggio verso Firenze o Bologna.
Siccome si trattava di una linea elettrica a scartamento ridotto - quindi una specie di tramvia - in gran parte correva parallela alla strada provinciale, oppure "è" l'attuale strada provinciale, mentre in alcuni tratti è diventata un sentiero trekking ciclo-pedonale (di cui magari ci occupiamo in un altro post...) e infatti le  stazioni di Limestre, Passo dell'Oppio e Bardalone si trovano proprio lì, nascoste alla vista degli automobilisti.
Invece sono visibili le stazioni di Pracchia, (purtroppo in stato di grave abbandono), stazione di partenza della F.A.P.


Pontepetri (sulla statale 66)

Campo Tizzoro (utilizzata per stazione di autobus e per questo simpatico bar).

Maresca, che ingloba una banca con annesso artistico piazzale.

e da cui parte il ponte a 4 arcate che adesso è ciclo-pedonale

Gavinana, anche qui stazione di autobus e bar-ristorante

San Marcello Pistoiese che era l'impianto più grande con i depositi dei vagoni, ed è l'unico che  ha conservato l'aspetto della stazione ferroviaria.

Attualmente ospita il capolinea degli autobus.
Mammiano, che adesso si trova in un'area privata e solo da questa è possibile vedere la vecchia insegna

Comunque fa parte del complesso di una carrozzeria che ha mantenuto il nome originale!

Nonostante sia stata smantellata nel 1965 e tutto il materiale rotabile sia andato distrutto, tradizione vuole che un locomotore e due carrozze facciano parte del ristorante "il Trenino" a Chiesina Uzzanese.
Abbiamo verificato -  e non abbiamo dubbi sulle carrozze che sono state dipinte nel bianco-rosso delle origini -  mentre la motrice è a vapore,  invece sappiamo che la F.A.P. era una linea completamente elettrica!
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giovedì 22 agosto 2013

MOTRONE in Garfagnana

Abbiamo già parlato, in un post precedente, della Valle del Turrite Cave; un fiume azzurro e argento, come le sue strane rocce del fondo.
Motrone si vede dal fondo valle, una torre altissima costruita su uno sperone di nuda roccia. Siamo andati a visitare questo magico paese, per arrivare al quale bisogna prendere una tortuosa stradina che parte dalla SS12, subito dopo Borgo a Mozzano, comune di cui Motrone fa parte e di cui rappresenta la frazione più alta. Dopo alcuni chilometri di una bellissima strada - in moto si percorre meglio, vuoi perchè è panoramicissima e molto "guidata, vuoi perchè è abbastanza strettina (ma ci passa l'autobus!) - incontriamo la piccola frazione di San Romano, con il suo lavatoio medioevale

 e la suggestiva Chiesa di San Rocco.

Proseguendo per altri 4  chilometri arriviamo a Motrone, che sorge sulla rocca detta "Il Bucine", quella appunto che si vededal Fondovalle del Turrite Cave: qui la strada finisce, si trovano solo dei sentieri da percorrere a piedi o in MTB. Un gran bel posto per fare trekking!

Se magari non lo ricordate - o se date un'occhiatina al nostro post precedente http://eollaebat21.blogspot.it/2012/12/il-torrente-turrite-cava-fabbriche-di.html- il Turrite Cave segnava il Confine tra la Repubblica di Lucca e il Ducato di Modena, ma da sempre queste sono state terre di confine, e naturalmente la Repubblica Fiorentina non ha esitato a menar le mani - anche  qui - nel 1429, servendosene come avamposto per minacciare il paese di Vallico. Nel XVII secolo invece faceva parte della repubblica Lucchese e quindi da qui si combatteva contro i due paesi di Vallico che invece erano in mano agli Este. Quale posto migliore per gettare olio bollente sui nemici che la Rocca del Bucine? Peccato che non sia stato possibile visitare la torre. Non siamo riusciti a trovare - eppure lo abbiamo cercato insieme ad altri turisti - un posto panoramico da cui si potesse vedere lo strapiombo sul Turrite Cave. Un vero peccato.

Il paese è molto grazioso e ben tenuto ed è un peccato che non ci sia nessuna struttura ricettiva: non dico un albergo, ma un bar, un ristorante, qualcuno che affitti una camera... anche perchè da tutte le case si gode una vista veramente magnifica.

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sabato 17 agosto 2013

PIAGGIONE, VILLAGGIO/INDUSTRIA

Quante volte siamo passati dalla Statale 12 dell'Abetone e del Brennero e abbiamo incontrato questo grande cancello chiuso?

Si trova in località Piaggione e già il nome ci ha incuriosito: vuol dire "grande spiaggia" perchè nasce in una zona paludosa, chiamata "Spiaggione del Bocella", dal nome della famiglia proprietaria del terreno,  adagiato sul corso del fiume Serchio. E' un toponimo molto comune, e ricorre spesso  (almeno in Toscana)
Le aziende del XIX secolo privilegiavano l'abbondanza di acqua - o di legna, o di manodopera a basso costo - alla reperibilità di materie prime, e nel Serchio l'acqua non manca mai davvero!
Qui una grossa azienda cotoniera, la Genovese,  costruì il suo stabilimento dove aveva trovato lavoro gran parte della popolazione della bassa Garfagnana, e venivano anche da Lucca (di cui il Piaggione è una frazione, che dista solo poco più di otto chilometri).

Come usava a quel tempo, intorno alla fabbrica nacque. il paese: le case, la Chiesetta, la stazione che è rimasta attiva sino al 2003 sulla linea Lucca - Aulla.
Tutto faceva parte di un progetto ben definito, tanto che il paese ha una data di inaugurazione: settembre 1886.

Non siamo riusciti a reperire notizie sulla ditta Genovese, ne' a sapere con una certa approssimazione la data di chiusura dello stabilimento.

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domenica 11 agosto 2013

LA STAZIONE FANTASMA DI CA' DI LANDINO

Nostro obiettivo è quello di trovare posti esotici a due passi a casa e storie strane o dimenticate.
Quella di Ca' di Landino è proprio una di queste storie dimenticate...
Questa localita' - attualmente non più di una dozzina di case abitate -  si trova sull'appennino bolognese, a metà strada tra Castiglione de' Pepoli e Baragazza.
E' una paese che è stato costruito negli anni '20 del XX° secolo, dalla Ferrovia per ospitare gli operai che lavoravano alla costruzione della Grande Galleria dell'Appennino - lunga oltre 18 km - sulla Direttissima Firenze/Bologna, e  che attraversa l'appennino Tosco-Emiliano  rappresentando una delle più ardite opere di ingegneria dello scorso secolo.

La particolarità di questo posto è la stazione, che era intermedia tra quella di Vernio e quella di San Benedetto Val di Sambro ed il cui accesso avveniva dall'interno della galleria parallela a due binari, lunga circa 450 metri,  destinata ai convogli lenti.
Da lì si risaliva uno dei pozzi scavati ai tempi della costruzione della galleria, tramite una scala composta di 1.863 scalini, - niente ascensore -  oltretutto inclinata di 50 gradi, che portava appunto poco sotto all'abitato di Ca' di Landino.
Per quanto incredibile possa sembrare, la stazione, detta "Precedenze" ha funzionato anche per i passeggeri sino agli anni 60, quando fu definitivamente soppressa.
Ha avuto un ruolo importante durante l'attentato al rapido 904, il 23 dicembre del 1984, quando alcuni feriti furono portati in superficie tramite questa stazione intermedia.

Attualmente molte delle case costruite a quei tempi versa in condizione di grave abbandono, e la stazione di superficie è richiusa dentro un recinto  - proprietà delle ferrovie e off-limits per i privati - ugualmente cadente.

Non è possibile accedere alla scala che porta alla stazione nella galleria, anche se è in atto un'iniziativa popolare per chiederne la riapertura, ovviamente al fine di non perdere la memoria di una cosa così particolare.

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mercoledì 7 agosto 2013

IL MONTELLO

Questa volta il nostro girovagare ci ha portato un po' più lontano.
Infatti il Montello è vicino a Treviso...
Come dice il nome si tratta di un piccolo monte - la massima altitudine è di 370 metri - nei pressi del fiume Piave (quello che mormorava calmo e placido).
E' in massima parte coperto da boschi, anche se molto diversi da quelli di rovere e quercia che la Serenissima custodiva e coltivava per l'arsenale e per le palafitte che costituiscono le fondazioni della città. Infatti gran parte delle piante adesso sono Robinie, e solo in piccola parte sono presenti le querce e i Carpini che ne costituivano una buona parte prima della fine della Repubblica di Venezia, quando il bosco fu depredato e sfruttato. Ci duole molto dirlo, ma con l'Unità d'Italia quasi scomparve, e durante la  prima guerra mondiale non ne rimase quasi niente, perchè la linea del fronte passava proprio di qui.
La peculiarità di questa zona è proprio la grande memoria storica che si ha ancora della prima guerra mondiale: ed è logico, perchè qui ogni famiglia è stata sfollata, ogni famiglia ha avuto morti, case distrutte, terre devastate, ed ha dovuto subire la miseria e la distruzione,  e poi la fatica della ricostruzione.
Non sono solo i monumenti, come l'impressionante Ossario di Nervesa della Battaglia,

o come il monumento che sorge nel punto in cui il caccia di Francesco Baracca si schiantò al suolo.

E' proprio la gente, che ancora ti parla della guerra (ed era la Grande Guerra).
Due parole su Francesco Baracca e sul suo monumento.
Pare che quello dove sorge il monumento non sia veramente il punto dove l'aereo dell'eroe è caduto,- e che comunque è lì vicino in località  Busa delle Rane - ma che sia semplicemente il posto dove il tempietto  si vedeva meglio dalla valle.

La morte di Francesco Baracca rimane comunque avvolta nel mistero: due aviatori austriaci Arnold Barwig e Max Kauer che ne rivendicano l'abbattimento, un anonimo cecchino che avrebbe colpito l' aviatore e, infine la tesi del suicidio per evitare di morire bruciato nell' incendio dell' aereo o essere catturato.
Ma parlavamo delle selve del Montello, il cui rimboschimento è stato avviato solo nel secondo dopoguerra.
La viabilità della zona è un po' particolare. Esiste una strada che ne attraversa tutta la dorsale (la SP144) e che va da Montebelluna a Nervesa, ed è intersecata da 21 stradine dette "prese" che partono da un  lato della collina e scendono da quello opposto. Si chiamano così perchè servivano, ai tempi della Repubblica di  Venezia, per prendere il legname. Ognuna di loro ha un numero e un nome, solitamente dedicato ad un caduto della Grande Guerra.
Noi abbiamo soggiornato in una caratteristica country-house, Col Del Bosco
http://www.speck-stube.it/
con annesso uno spettacolare ristorante sud-tirolese - roba da leccarsi i baffi -  dove la parte del leone la fa lo Speck... ci fanno pure il gelato! Da sottolineare la professionalità e la cortesia dei gestori della struttura.
Nervesa della Battaglia fu completamente rasa al suolo nel 1918, durante la "Battaglia del Solstizio" combattuta dal 15 giugno al 19 giugno del 1918 - questo nome fu creato da Gabriele D'Annunzio - e durante la  quale l'esercito austriaco sferrò l'ultima grande offensiva.

Fu una vera carneficina: gli austriaci persero 150.000 uomini, (ma anche l'esercito Regio ne perse quasi 90.000) e costituì l'inizio della fine per l'esercito austriaco: la guerra finirà con la battaglia di Vittorio Veneto, solo quattro mesi più tardi.
Tra i soldati feriti troviamo anche un giovanissimo Hernest Hemingway, che proprio dalle sue esperienze di quel periodo,  scriverà il celebre "Addio alle Armi".

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