domenica 20 novembre 2016

2 GIOIELLI NASCOSTI A PISTOIA

Se la nostra "mission" è quella di trovare luoghi nascosti e poco conosciuti a portata di gita domenicale, qui abbiamo raggiunto veramente il nostro scopo.
Siamo a Pistoia - quindi ad un tiro di schioppo - e se non avevamo ricevuto una "dritta" da un addetto ai lavori, non avremmo mai trovato questi due splendidi posti.
La prima segnalazione riguarda la Chiesa del Tau, adiacente all'ex convento di Sant'Antonio Abate.
Il convento adesso è sede della fondazione Marino Marini, dove sono esposte le opere dell'artista pistoiese. La chiesa, sconsacrata nel 1787, invece è aperta al pubblico per ammirare quello che resta di una serie di affreschi, dedicati alla vita del santo.
Purtroppo bisogna dire così, quel che resta, perchè la chiesa sconsacrata, era stata adibita ad abitazione, e suddivisa in tre piani, con la conseguente apertura di finestre.
Solo nel 1962 ci si rese conto dell'obbrobrio che si stava commettendo, e la ex chiesa fu acquisita dal comune di Pistoia, che ha provveduto a restaurare quello che rimane il più bel ciclo di pittura murale gotica di tutto il circondario.

Sul soffitto gli affreschi si sono conservati meglio, e qui è ancora possibile ammirare una rarissima raffigurazione della terra dei giganti, un episodio di cui si parla anche nella genesi, ma che è poco raffigurato.

L'altro è l'oratorio di San Desiderio, in un luogo un po' decentrato, rispetto al consueto giro che si può fare del delizioso centro storico di Pistoia.
E infatti è uno dei luoghi meno conosciuti della città, come ci ha confermato una sconsolata custode.
La piccola chiesa, anch'essa sconsacrata, faceva parte di un complesso monastico femminile di ispirazione francescana, ed era adibito al culto del monastero.
Nel Quattrocento viene destinato ad ospedale per i pellegrini, ed in seguito, nel settecento, venduto a dei privati che lo adibiscono a deposito di legname.
Ed infatti, non conserva affatto l'aspetto di una chiesa, non fosse che per lo spettacolare affresco che copre per intero una parete, e che raffigura  - anche in questo caso - un tema inconsueto, poco raffigurato nella pittura religiosa.
Si tratta dell'episodio del centurione Acacio, e del suo battaglione di novemila uomini che furono mandati in Armenia a combattere contro i nemici, in numero di centomila. 
La spaventosa disparità non spaventò gli impavidi eroi, che combattevano in nome della vera fede, a cui tutti erano convertiti.
Quando però l'imperatore seppe che questi eroi erano cristiani, volle farli uccidere, senza tenere conto del loro valore e della loro vittoria.
Ma i vari supplizi a cui erano sottoposti, nulla poterono contro la forza della loro fede, tanto che tra i loro torturatori, altri mille si convertirono al cristianesimo sul loro esempio.
Allora l'imperatore li fece crocifiggere, tutti e diecimila, sul monte Ararat.
L'affresco è opera di Sebastiano Vini, veronese di origine ma pistoiese di adozione, nel 1570 circa.
La particolarità dell'affresco è proprio in questa pittura - che ci dicono essere - di chiara realizzazione non toscana, con dei colori cosiddetti "nordici", perchè estranei alla pittura di quel tempo, nella nostra zona.

L'affresco, per quanto non benissimo conservato, è ancora pienamente leggibile, e starsene un quarto d'ora seduti,  ad ammirare i particolari, è un'esperienza che consigliamo.

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domenica 13 novembre 2016

IL BUNKER DI PUNTA BIANCA

Questa gita ve la consigliamo per il primo autunno, o l'inizio della primavera, perchè pensare di andarci in estate è da folli!
Le strade sono strettissime, e nonostante questo c'è l'indicazione di lasciare libera la corsia centrale per l'eventuale transito di mezzi di soccorso... così, tanto per dire.
Stiamo parlando di Montemarcello, un'incantevole località di mezza collina, da cui si domina il paesaggio straordinario di quello che viene chiamato "Golfo dei Poeti" - un po' d'ispirazione è venuta pure a noi - quindi il golfo dove c'è Bocca di Magra, oppure Lerici.
Tanto per capirsi.
Certo, se vi piace la confusione e la calca, potete andarci anche d'Agosto.
A noi non piace, per cui abbiamo preferito andarci a metà ottobre, in una splendida giornata di sole, e di sicuro qualche coraggioso ha pure fatto il bagno.
Dopo aver visitato il caratteristico paesino di Montemarcello - una frazione del comune di Ameglia, nella Val di Magra ed in provincia di La Spezia - fate questa breve passeggiata, per visitare un'incredibile bunker a picco sul mare.
Si tratta - presumibilmente - di una fortificazione facente parte del cosiddetto "Vallo Ligure", vale a dire quella serie di fortificazioni allestite dalle truppe di occupazione tedesche, lungo le coste della Liguria, allo scopo di sorvegliare e difendere le coste da un'eventuale sbarco delle truppe anglo-americane, durante la seconda Guerra Mondiale.

In realtà, la data di costruzione del fortino di Punta Bianca è piuttosto incerta, perchè alcune fonti la fanno risalire addirittura al 1915,altre ancora al 1923.
Di sicuro nacque come batteria antinave, con quattro pezzi da 152mm, con una gittata che arrivava comodamente sino a Massa!
Per eliminare questa postazione, gli anglo-americani bombardarono duramente la zona, provocando morte e distruzione nel vicino paese di Montemarcello.
In un paese senza memoria come è il nostro, e che ha affidato alla buona volontà ed alla passione dei singoli, il compito di conservare e tramandare il ricordo della linea Gotica, non meraviglia il fatto che le costruzioni del Vallo Ligure siano lasciati nel più desolato degrado.

Eppure il Bunker di Punta Bianca è ancora facilmente accessibile (anche se confessiamo che, per vederlo, abbiamo ignorato a bella posta un cartello di pericolo ed una staccionata...) e sappiamo che le gallerie sotterranee sono ancora percorribili, anche se niente e nessuno ci avrebbe convinto a percorrerle.
E come se non bastasse, la loro imponente architettura in cemento armato, dalle caratteristiche forme rotonde, si inseriscono in un paesaggio dalla bellezza veramente mozzafiato.

Sono a picco sul mare, immerse in una sfolgorante macchia mediterranea, con la famosa Punta Bianca a destra, che nasconde solo parzialmente  il golfo di La Spezia, e tutta la costa versiliese sulla sinistra.
Proseguendo sul sentiero che ci ha portato al fortino, si arriva sino al mare, su grandi scogli piatti, che in estate sono frequentatissimi dagli amanti del sole e del mare, che qui è subito profondo.
A poca distanza c'è un piazzale dove era piazzata la "Batteria Generale Chiodo", dove erano gli alloggi del personale ed altre costruzioni di servizio, che sono rimaste sepolte per anni sotto le loro stesse macerie, e ricoperte poi dalla vegetazione.
In anni recenti, è stata ripulita dalla terra, dalle macerie e dalla vegetazione, ma non è stata dotata di una efficiente segnalazione dei sentieri da percorrere per visitarla, perchè non siamo riusciti a trovarla!!

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