domenica 26 febbraio 2017

LE PEDATE DEL CAVALLO DI SAN GIOVANNI GUALBERTO

Questa volta vi vogliamo portare a Sambuca Val di Pesa, un piccolo e tranquillo paese, sulla riva sinistra del torrente Pesa.
Il significato del toponimo è chiaro: qui abbondavano - ancora ce ne sono tanti - gli alberi di Sambuco.
Non c'è una grande storia, dietro Sambuca Val di Pesa.
L'abitato è nato intorno al Ponte di Romagliano, una antico ponte romano, costruito nel I° secolo dopo Cristo, e che seguiva il tracciato della Cassia più antica, quella che portava a Siena e poi a Roma per Castellina e San Donato.
Il ponte è tutt'ora esistente, anche se fortemente rimaneggiato, anche a causa dei danni subiti durante la seconda guerra mondiale.
In pratica del ponte originale è rimasta una sola arcata.
E non ci pare nemmeno poco...
Abbiamo chiesto indicazioni di questo posto - le pedate del cavallo - in un incredibile bar-circolo  a dir poco vintage situato proprio davanti al ponte e dove tutto l'arredamento era rimasto fermo agli anni '60!!
La storia è questa. 
Ogni tanto il frate in questione, considerato santo già in vita, si recava con il suo cavallo, dalla Badia a Passignano, dove solitamente dimorava con i suoi confratelli, ad un frantoio situato più in basso. Qui si radunavano i contadini e gli abitanti del paese, per avere il conforto della sua benedizione e della sua presenza.
E volete che un sant'uomo che va a fare il suo dovere per il popolo non venisse tentato dal demonio?
Certo che si!
Il cavallo si spaventò talmente per la mostruosa visione, che si imbizzarrì, e lasciò le impronte delle sue ginocchia e degli zoccoli, in una pietra.
Incuriositi, siamo andati a vedere di trovare qualche traccia dell'avvenimento.
Percorrendo una sinuosa stradina che risale la Pesa, poco prima di una chiesetta dedicata a San Giovanni Gualberto (...è il personaggio della zona, c'è poco da fare. 

E' stata edificata nel luogo dove il santo aveva il suo primo romitorio, e pare che dentro ci sia una pietra che ha conservato la traccia del corpo del Santo, che la usava per dormirci sopra) si trova un facile sentiero che in poco più di mezz'ora, e seguendo delle indicazioni a dir poco inquietanti - tipo:" per le pedate del cavallo di San Giovanni Gualberto, ancora 500 metri" - ci aspettavamo di trovare un cavallone che ci avrebbe presi a calcioni appena ci avesse visto. - arriviamo al luogo.
Tanto per non smentirsi, c'era un cartello " calci del cavallo di San Giovanni Gualberto".

Ci siamo guardati in giro circospetti, aspettando di sentire il nitrito del cavallo.
Ma non abbiamo visto nemmeno le impronte che avrebbe lasciato sulla pietra.
Ci siamo messi a cercare e le abbiamo individuate.
Eccole qua!

Geologicamente sono delle piccole "marmitte" cioè delle erosioni fatte dall'acqua (infatti sono proprio in prossimità di un piccolo ruscello)e dal materiale che l'acqua stessa trasporta. 
Ce ne sono un po' dappertutto sulle Alpi - perchè, a dire il vero, si formano con l'acqua, i detriti ed il ghiaccio - in Scandinavia e in Canada.
Ma molto grandi, tanto è vero che vengono normalmente chiamate "marmitte dei giganti".
Queste però, più che marmitte sembrano gamelle.

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domenica 5 febbraio 2017

LA TORRE DELLA PAGLIAZZA

Questa strana costruzione, nella piccola piazza di Santa Elisabetta, pare sia una delle più antiche di Firenze.

Nel X° secolo c'era stata la mania dello scrivere, perchè le prime notizie che si trovano - che si tratti di costruzioni, città, fortificazioni, atti di vendita, donazioni o quel che dir si voglia - risalgono sempre a questo periodo: dal 950 in poi, si affilano le penne, si crea il primo inchiostro degno di questo nome, e si scrive.
Ma le scarne notizie che riguardano questa torre risalgono a molto prima, tra il VI e il VI secolo, e come sempre accadeva in quel periodo, per costruire si utilizzava quel che rimaneva di un edificio romano; un fatto assai raro in questa zona.
Infatti si sa che i romani, avevano fondato Florentia sulle colline - l'attuale Fiesole - zona estremamente più salubre e sicura del fondo del lago in fase di prosciugamento, che era a quei tempi l'attuale pianura dove sorgono Firenze, Prato e Pistoia.
Fatto sta che qui un'edificio romano esisteva -  forse delle piccole terme, a giudicare dalla forma circolare che ricorderebbe una piscina, oppure un bastione dell'acquedotto - ed era sicuramente uno dei pochi.
Dal XII secolo, si sa che questo edificio era stato adibito a carcere femminile.
Il nome "Pagliazza" infatti starebbe ad indicare il vile materiale su cui giacevano le sventurate che qui venivano rinchiuse per espiare le loro colpe.
Sicuramente molto diverso dall'albergo a cinque stelle di cui adesso la costruzione - ironia della sorte - fa parte.
Per la sua forma circolare, fu adibito anche a campanile di una chiesetta, dedicata a Santa Elisabetta, di cui adesso rimangono poche tracce.
In seguito fu inglobata in una serie di costruzioni, dove al piano terreno sorgevano delle botteghe,ed ai piani superiori delle abitazioni.
Solo di recente le sovrastrutture sono state eliminate, allo scopo di poter rendere visibile questa antichissima costruzione.
Come succedeva spesso a queste costruzioni circolari (vedi Montelupo Fiorentino (link)) le parti più in basso erano ingombre di cocci di ceramica, quasi tutti di normale utilizzo e quindi in gran parte prive di valore artistico, ma che sono tuttavia servite per creare un piccolo museo.

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LA FORTEZZA DELLA VERRUCA

Proprio dietro Uliveto Terme, quindi in quel contado pisano che tanto amiamo, facilmente raggiungibile dalle cave abbandonate, si può accedere a questa fortezza, anzi, ai suoi resti.
Il nome può sembrare strano, ma il monte dove sorge,  ha la caratteristica di spiccare dal panorama dei monti Pisani, proprio come una verruca - malattia della pelle un tempo molto comune, dove una protuberanza di tessuto epiteliale viene a sporgere in maniera significativa dal luogo dove sorge (di solito piedi, mani, gomiti o ginocchia).


Inoltre, essendo composta di pietra chiara, spicca visibilmente dal panorama boscoso dei monti. (stiamo parlando del monte, non della malattia della pelle...)
Su questa protuberanza, fu costruita una fortezza da una preesistente struttura del 780, anche se le infrastrutture principali risalgono al XIII secolo.
Questo era un luogo di confine, e la repubblica pisana, perennemente in lotta contro quella fiorentina, ne fece un punto di avvistamento di prim'ordine.
Perchè quello che colpisce venendo quassù è proprio il panorama a 360° che di qui si può ammirare.

Pensiamo per un attimo a quello che si poteva vedere da qui nel XIiI° secolo.
Non esisteva Uliveto Terme, e probabilmente nemmeno la cava da cui si accede. Prati e boschi a perdita d'occhio, il mare che luccica in lontananza nelle giornate terse. Nessun rumore, per cui si odono bene gli zoccoli dei cavalli, e il clangore delle armi - perchè nel nostro immaginario le armi fanno sempre rumore, anche se l'armata è in trasferimento e non si combatte - i vessilli innalzati dell'armata, splendono sotto il sole, agitati da un vento leggero.
Va bene, lo confessiamo: abbiamo rivisto da poco "Il mestiere delle armi"-  anche se dalla descrizione sembrava più "l'Armata Brancaleone" - e ci siamo fatti prendere un po' la mano.
Ma siamo sicuri che avete capito che cosa intendevamo dire!
Anche adesso qui non si sente nessun rumore, se non il vento che entra tra le antiche pietre.
Come ogni antica fortezza che perde il suo ruolo storico di baluardo "a difesa di..." anche quella della Verruca, ha perso la sua funzione al momento in cui i Medici hanno eliminato tutte le guerre, unificando la Toscana sotto il loro patriziato.
E come ogni antica fortezza, è servita come materiale edile per la costruzione dei paesi vicini.
Anche se la spoliazione qui è stata particolarmente pesante, ed è ben poco quello che è rimasto visibile al momento attuale.

Infatti si fa fatica ad avvertire la sensazione di essere in una fortezza, tanto poco è rimasto delle antiche mura e quel poco è in parte soffocato dalla vegetazione.
E' possibile visitare delle stanze sotterranee e dei cunicoli, che però NON vi consigliamo di visitare, specie se siete da soli!
Le cave sottostanti, sono quelle della famosa "pietra verrucana" che costituisce il materiale di cui sono costruite molte chiese della zona.
E' una pietra bellissima, tra il verde ed il beige chiaro, che è comune in tutta la zona, ma che prende il nome proprio da questo strano monte sulla quale sorge la fortezza.

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