Lo Scopo del nostro blog è quella di far conoscere luoghi poco noti, nell'ottica del "turismo a chilometri zero", come piace chiamarlo a a noi.
Se poi le storie dei borghi si somigliano un po' tutte, non è colpa del castello di turno; se per noi è il centesimo che visitiamo non cambia niente. Si tratta pur sempre di segnalare un luogo bello e poco conosciuto, come dichiarato nella nostra "policy".
Dunque, oggi vi portiamo a Larciano, in Valdinievole, stretto tra le pendici del Montalbano ed il Padule di Fucecchio.
Il nome Larciano pare significhi: "di Larth", che è un nome etrusco, e questo ci dice da quanto tempo questa zona sia abitata.
A proposito di Larciano Castello - che è quello che ci interessa di più - all'interno del castello stesso si trova un piccolo, piccolissimo museo (pensate, ci ci si può entrare al massimo in dieci per volta), dove gli appassionati potranno trovare testimonianze della civiltà etrusca - e non solo - ritrovati nel territorio.
Era signoria dei Conti Guidi, che però non si vergognarono, nel 1225, a venderlo al comune di Pistoia per 6.000 lire.
A quel punto, Larciano fu inserita con successo nel sistema difensivo di Pistoia, che consisteva in una serie di castelli, che si potevano vedere ad occhio nudo l'uno con l'altro e che potevano comunicare visivamente tra di loro.
Fu conquistata da Firenze e poi riscattata da Pistoia almeno un paio di volte nel corso di duecento anni, ma fu nel 1401 che si sottomise definitivamente a Firenze con tutto i suo contado, e divenne sede di una delle podesterie in cui fu organizzato il territorio pistoiese.
Tra l'altro, uno dei suoi Podestà fu quel Francesco Ferrucci, a cui è dedicata una strada in ogni città d'Italia, e di cui abbiamo parlato nel post su Gavinana (link).
Nel 1774, Larciano fu unificata alla comunità di Lamporecchio, e si deve aspettare il 1897 perchè torni ad essere comune autonomo.
Nel frattempo, si era costituita una piccola comunità intorno alla chiesetta di San Rocco, costruita nel 1631 per volontà del popolo, per ringraziare il Santo protettore contro la peste, di averla allontanata dal territorio.
Ormai la zona era bonificata, e libera dalla malaria, e del 1884, la chiesa di San Rocco fu nominata parrocchia autonoma, non più sottomessa a quella di San Silvestro che invece era sul colle, al Castello.
L'emorragia di popolazione era tale e tanta, che nel 1897, quanto Larciano tornò ad essere comune, fu stabilita a San Rocco, quindi in pianura, la sede comunale.
Ed in pianura si è sviluppato il paese moderno, che non ha proprio nulla di romantico, ma ha il vantaggio di portarci velocemente al borgo medioevale di Cecina.
Questo conserva una cinta muraria, con due porte di accesso, ed una suggestiva piazzetta centrale, di forma ovale.
E' ancora abitato - come il Castello, del resto - e le persone che abitano qui sicuramente ci sono nate e cresciute, ed orgogliose di abitarci ancora.
Anche da Cecina di gode un panorama spettacolare sulla pianura sottostante.
L'antica chiesa di San Nicola è stata edificata in un luogo dove prima sorgeva un tempio pagano, e nei secoli è stata rimaneggiata diverse volte.
Il nome di questo piccolo borgo si ricollega alle origini etrusche della zona.
Infatti Cecina deriva dal nome di una importante famiglia Etrusca, proveniente dall'antica Velathri (beh, si, Volterra insomma), ed il cui nome deriva dal fiume che scorre nella valle sottostante, cioè il fiume Caecina (oggi conosciuto come Cecina).
La Gens Caecinae si era integrata assai bene nell'impero Romano, ed aveva prodotto vari scrittori, consoli, generali, ma era di origine etrusca, ed in questa lingua il nome si scriveva Ceicna oppure Kaikna.
Abitava nella zona di Volterra da molti secoli, ed aveva molti possedimenti, a cui aveva dato il proprio nome. Tra questi spicca la Cecina in provincia di Livorno, e la piccola Cecina di cui stiamo parlando adesso (ma siamo quasi sicuri che ce ne siano altre)
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domenica 17 dicembre 2017
domenica 10 dicembre 2017
LA FONTE DELLA FATA MORGANA
Questa volta vi portiamo a Grassina, nel comune di Bagno a Ripoli, alle porte di Firenze.
Qui, isolata nella bellissima campagna, sorge una villa con un nome che è tutto un programma: "Il Riposo".
Il committente , nella seconda metà del '500, era Bernardo Vecchietti, membro di una delle più antiche famiglie fiorentine, che fece sorgere la villa sul luogo dove già dal 1427 sorgeva una "casa da signore", nome che si dava alle dimore gentilizie nel medioevo.
Il Vecchietti, come tutti i nobiluomini dell'epoca, era un mecenate, ed essendo assai vicino alla corte medicea si ritenne in grado di modificare il paesaggio circostante, esattamente nella stessa maniera in cui i Medici lo avevano fatto nelle vicinanze delle loro numerosissime ville.
Costruì quindi vari fabbricati, destinati allo svago ed al riposo, che decoravano i vasto parco della villa, il più famoso dei quali è proprio questa Fonte della Fata Morgana.
Adesso la villa è di proprietà del comune di Bagno a Ripoli, che l'ha completamente restaurata, e la fonte, nella sua casina bianca e rosa, è su una suggestiva strada bianca, persa nella splendida campagna della zona.
La piccola costruzione è attribuita al Giambologna, e niente di più facile, perchè era un amico personale di Bernardo Vecchietti!
Tutto tende a rendere l'ambiente estremamente suggestivo: il morbido paesaggio circostante, sicuramente plasmato e disegnato dal Vecchietti insieme a qualche architetto di paesaggi, così come usava all'epoca e così come facevano i Medici; la casetta in finti mattoni rosa e pietra alberese, con il pavimento in mosaico di sassolini bianchi e neri, che sull'ingresso formano la scritta "fata Morgana"; il ninfeo che circonda la fonte, anche quello tipico dell'epoca, e che alla sua costruzione conteneva molte belle statue.
Alcune sono andate perdute, altre si trovano collocate in altri luoghi.
E, naturalmente, la leggenda dell'eterna giovinezza che si sarebbe potuto acquisire bevendo l'acqua di quella fonte.
(NON faremo nessuna battuta sul fatto che il proprietario della villa si chiamava Vecchietti; non ce ne siete grati?)
Oltre tutto giravano voci che, nelle notti estive, nei pressi della fonte si tenessero delle feste e dei baccanali, oppure che improvvisamente apparissero dal nulla delle donne giovani e bellissime, che - così come erano apparse - altrettanto improvvisamente scomparivano, lasciando nell'aria solo l'eco di una lieve risatella.
Qualcuno aveva ipotizzato che ci fossero dei passaggi segreti che portavano dalla fonte, sino alla villa.
Ma magari erano davvero le ninfe di Morgana, che volevano divertirsi un po'!
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Qui, isolata nella bellissima campagna, sorge una villa con un nome che è tutto un programma: "Il Riposo".
Il committente , nella seconda metà del '500, era Bernardo Vecchietti, membro di una delle più antiche famiglie fiorentine, che fece sorgere la villa sul luogo dove già dal 1427 sorgeva una "casa da signore", nome che si dava alle dimore gentilizie nel medioevo.
Il Vecchietti, come tutti i nobiluomini dell'epoca, era un mecenate, ed essendo assai vicino alla corte medicea si ritenne in grado di modificare il paesaggio circostante, esattamente nella stessa maniera in cui i Medici lo avevano fatto nelle vicinanze delle loro numerosissime ville.
Costruì quindi vari fabbricati, destinati allo svago ed al riposo, che decoravano i vasto parco della villa, il più famoso dei quali è proprio questa Fonte della Fata Morgana.
Adesso la villa è di proprietà del comune di Bagno a Ripoli, che l'ha completamente restaurata, e la fonte, nella sua casina bianca e rosa, è su una suggestiva strada bianca, persa nella splendida campagna della zona.
La piccola costruzione è attribuita al Giambologna, e niente di più facile, perchè era un amico personale di Bernardo Vecchietti!
Tutto tende a rendere l'ambiente estremamente suggestivo: il morbido paesaggio circostante, sicuramente plasmato e disegnato dal Vecchietti insieme a qualche architetto di paesaggi, così come usava all'epoca e così come facevano i Medici; la casetta in finti mattoni rosa e pietra alberese, con il pavimento in mosaico di sassolini bianchi e neri, che sull'ingresso formano la scritta "fata Morgana"; il ninfeo che circonda la fonte, anche quello tipico dell'epoca, e che alla sua costruzione conteneva molte belle statue.
Alcune sono andate perdute, altre si trovano collocate in altri luoghi.
E, naturalmente, la leggenda dell'eterna giovinezza che si sarebbe potuto acquisire bevendo l'acqua di quella fonte.
(NON faremo nessuna battuta sul fatto che il proprietario della villa si chiamava Vecchietti; non ce ne siete grati?)
Oltre tutto giravano voci che, nelle notti estive, nei pressi della fonte si tenessero delle feste e dei baccanali, oppure che improvvisamente apparissero dal nulla delle donne giovani e bellissime, che - così come erano apparse - altrettanto improvvisamente scomparivano, lasciando nell'aria solo l'eco di una lieve risatella.
Qualcuno aveva ipotizzato che ci fossero dei passaggi segreti che portavano dalla fonte, sino alla villa.
Ma magari erano davvero le ninfe di Morgana, che volevano divertirsi un po'!
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lunedì 4 dicembre 2017
IL CASTELLO DI VINACCIANO
Questa è l'apoteosi della gita a chilometri (quasi) zero.
Perchè, nonostante si trovi nel comune di Serravalle Pistoiese - che sarebbe comunque a tiro - per arrivarci si passa da quelle strane stradine traverse tra Prato e Pistoia, che un minuto sei nel bel mezzo di una zona industriale e passi sotto il viadotto dell'A11, e il minuto successivo ti ritrovi tra vigne ed oliveti, e anche girandoti indietro non vedi più nemmeno la casa del fattore.
E' una sensazione di straniamento notevole, ma anche di meraviglia. Non si capisce come sia possibile che un ambiente naturale così bello possa trovarsi a un chilometro dall'ultimo viadotto dell'autostrada.
Eppure è così.
E quando ci si trova davanti all'imponente Castello di Vinacciano, con la sua particolarissima torre pentagonale, la meraviglia aumenta.
Di questo antichissima costruzione si hanno le prime notizie scritte nel 998, e questo ci fa capire che il castello esisteva già da molto tempo, perchè in questo scritto,un certo Ottone III, dichiara all'allora vescovo di Pistoia, un certo Antonino, di prendere sotto la sua protezione la Curtem Vinathianam (il castello di Vinacciano).
Ci è venuto da ridere pensando al grandissimo film "L'armata Brancaleone", con il suo strampalato italiano medioevale, quando dice che "Lo cavaliere feudatario fece grande giuramento di proteggere e ben governare lo castello..."
A parte le reminescenze cinefile, il luogo è in un posto splendido, sulle colline settentrionali del Montalbano, in quelli che una volta venivano chiamati "I monti di sotto", in un luogo che spiega la sua esistenza proprio perchè domina la viabilità da e per la pianura dove ci sono Pistoia -Prato -Firenze.
Un luogo strategico, che è stato teatro di diverse battaglie, la più famosa delle quali ha visto protagonista nientemeno che il lucchese Uguccione della Faggiola, che pose qui l'accampamento dei suoi soldati per la conquista - peraltro fallita - di Pistoia.
Meglio andò invece svariati anni dopo, nel 1322, a Castruccio Castracani, che - sempre partendo da Lucca - riusci invece a conquistare Pistoia e tornandosene a casa, pensò bene di fortificare il borgo e di insediarvi una propria guarnigione.
Poi il borgo diventa oggetto di disputa tra due importanti famiglie pistoiesi: i Cancellieri, di cui era roccaforte, e i Panciatichi.
Questi ultimi, per risolvere la questione una volta per tutte, pensarono bene di dargli fuoco.
Arse completamente, ed infatti del castello originale rimane solo la maestosa torre pentagona.
A quel punto il castello aveva perso ogni funzione strategica e difensiva, e le numerose famiglie nobili che lo hanno posseduto da alloro in poi, lo hanno trasformato in una villa agreste, con annesso chiesa parrocchiale dedicata ai santi Marcello e Lucia.
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Perchè, nonostante si trovi nel comune di Serravalle Pistoiese - che sarebbe comunque a tiro - per arrivarci si passa da quelle strane stradine traverse tra Prato e Pistoia, che un minuto sei nel bel mezzo di una zona industriale e passi sotto il viadotto dell'A11, e il minuto successivo ti ritrovi tra vigne ed oliveti, e anche girandoti indietro non vedi più nemmeno la casa del fattore.
E' una sensazione di straniamento notevole, ma anche di meraviglia. Non si capisce come sia possibile che un ambiente naturale così bello possa trovarsi a un chilometro dall'ultimo viadotto dell'autostrada.
Eppure è così.
E quando ci si trova davanti all'imponente Castello di Vinacciano, con la sua particolarissima torre pentagonale, la meraviglia aumenta.
Di questo antichissima costruzione si hanno le prime notizie scritte nel 998, e questo ci fa capire che il castello esisteva già da molto tempo, perchè in questo scritto,un certo Ottone III, dichiara all'allora vescovo di Pistoia, un certo Antonino, di prendere sotto la sua protezione la Curtem Vinathianam (il castello di Vinacciano).
Ci è venuto da ridere pensando al grandissimo film "L'armata Brancaleone", con il suo strampalato italiano medioevale, quando dice che "Lo cavaliere feudatario fece grande giuramento di proteggere e ben governare lo castello..."
A parte le reminescenze cinefile, il luogo è in un posto splendido, sulle colline settentrionali del Montalbano, in quelli che una volta venivano chiamati "I monti di sotto", in un luogo che spiega la sua esistenza proprio perchè domina la viabilità da e per la pianura dove ci sono Pistoia -Prato -Firenze.
Un luogo strategico, che è stato teatro di diverse battaglie, la più famosa delle quali ha visto protagonista nientemeno che il lucchese Uguccione della Faggiola, che pose qui l'accampamento dei suoi soldati per la conquista - peraltro fallita - di Pistoia.
Meglio andò invece svariati anni dopo, nel 1322, a Castruccio Castracani, che - sempre partendo da Lucca - riusci invece a conquistare Pistoia e tornandosene a casa, pensò bene di fortificare il borgo e di insediarvi una propria guarnigione.
Poi il borgo diventa oggetto di disputa tra due importanti famiglie pistoiesi: i Cancellieri, di cui era roccaforte, e i Panciatichi.
Questi ultimi, per risolvere la questione una volta per tutte, pensarono bene di dargli fuoco.
Arse completamente, ed infatti del castello originale rimane solo la maestosa torre pentagona.
A quel punto il castello aveva perso ogni funzione strategica e difensiva, e le numerose famiglie nobili che lo hanno posseduto da alloro in poi, lo hanno trasformato in una villa agreste, con annesso chiesa parrocchiale dedicata ai santi Marcello e Lucia.
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