Ma cominciamo dall'inizio.
Limite sull'Arno, insieme a Capraia Fiorentina, costituisce il comune di
Capraia e Limite. Non si tratta di un'unione di comodo realizzata di
recente; i due borghi, ben distinti e con propria personalità, formano un
comune di cui Limite è capoluogo, da molti, molti anni.
Capraia (storica) sorge su uno sperone roccioso, sul lato destro del fiume
Arno, ben visibile dalla sponda opposta che è comune di Montelupo
Fiorentino, da cui il famoso detto: " da Montelupo vedea Capraia" e poi noi
abbiamo sempre sentito dire anche, a completamento della frase "Cristo li fa
e poi li appaia".
(Non sappiamo se la frase fosse tutta propriamente di Dante, ma ci pareva
doveroso citarla).
Torniamo a Limite sull'Arno.
Il nome è legato al fatto che sorge(va) sul "limite" di tre importanti
giurisdizioni civili ed ecclesiastiche, Pistoia, Firenze e Lucca.
Abbiamo saputo questa cosa dal sito del comune di Limite, e ci è
sembrata una cosa importante da conoscere, perchè spiega il motivo di un
nome piuttosto particolare.
Quella dei cantieri navali, per Limite è una tradizione antichissima, che
risale al 1575, quando iniziò l'attività di una famiglia, che proprio per il
loro lavoro che consisteva nel battere continuamente dei martelli su dei
ferri, e provocare un conseguente rumore, fu chiamata Picchiotti.
Ma come mai questi cantieri navali nascono in una località a 80 chilometri
dal mare?
Prima di tutto, a quei tempi il fiume Arno era navigabile, e costituiva
un'importante - ed economica - via di comunicazione per il trasporto delle
merci, oltre tutto molto più sicura delle strade, specie quelle di pianura,
infestate dai briganti.
Inoltre Limite aveva alle spalle il Montalbano, il che significava grandi
estensioni di boschi, che hanno permesso l'approvvigionamento del legname,
indispensabile per qualità e quantità, ai vari tipi di lavorazione.
Perchè naturalmente non tutti gli alberi andavano bene per la costruzione
dei vari navigli, che potevano essere traghetti, barchini da rena, barchini
da caccia, navicelli, barche da pesca o da diporto.
Il legno doveva essere di buona qualità, che non marcisce, e quindi di
piante particolari, che a volte dovevano essere "importate" da altre zone
perchè non presenti sul posto; se poi si trattava di imbarcazioni
particolarmente grandi, si dovevano interpellare squadre di boscaioli, che
dovevano cercare piante già curvate secondo il progetto di costruzione, in
modo che la curvatura a caldo del legno non fosse troppo gravosa per il
materiale.
Gli addetti ai lavori erano pochi, e scelti. Chi aveva costruito
l'imbarcazione poi doveva provvedere anche alla sua manutenzione quando,
dopo due, tre anni, si richiedevano i primi interventi.
Non siamo in grado di scendere troppo nel dettaglio tecnico delle varie
lavorazioni. sappiate però che una barca in legno viene costruita adesso
proprio come cento anni fa, la lavorazione è proprio la stessa.
Ritorniamo al cantiere più famoso, il cantiere Picchiotti, che ha
continuato il suo lavoro in riva all'Arno sino al 1944, quando ha trovato
più conveniente trasferirsi a Viareggio. Dai suoi cantieri sono uscite
imbarcazioni di ogni tipo, sia fluviali che marittime, perchè ha
fornito la Marina Italiana, costruendo tra l'altro anche i MAS per la
I° e la II° Guerra Mondiale, e anche splendide imbarcazioni da
diporto!
Poi negli anni '90 è entrato a far parte del gruppo Perini Navi.
Naturalmente Picchiotti non era l'unico cantiere navale di Limite. Nel 1830
nacque il cantiere Serafini, che però non riuscì a superare la distruzione
operata dalla II° Guerra Mondiale, o il Cantiere Arno, nato nel 1907 e
trasferitosi a Pisa nel 2000, la Cooperativa Artieri, nata nel Secondo
dopoguerra, e operante nel settore navale sino al 1956, quando si è
riconvertita nel settore costruzione mobili, i Cantieri Salani, nati nel
1949 e ancora operanti, specializzati nel settore delle barche da
canottaggio.
Ecco, chiudiamo questo elenco di aziende nautiche, ben consapevoli di
tralasciarne molte, sia di ormai chiuse da anni, che ancora attive, per
parlarvi del canottaggio.
Perchè qui esiste la più antica società di canottieri d'Italia, la "Società
Canottieri Limite 1861" che ha nel suo nome, l'anno di costituzione, appunto
il 1861.
Si tratta di una società gloriosissima per storia e risultati sportivi,
collegata ad un notevole "Centro Espositivo della Cantieristica Navale e del
Canottaggio" che è visitabile su prenotazione, presso la sede storica
della Società, in Piazza C. Battisti.
Noi abbiamo avuto la fortuna di poter fare una visita "sui generis" mentre
il centro era in ristrutturazione, guidati da Tito, un signore gentilissimo
e di grande competenza.
Lui ci ha illustrato i vari metodi di lavorazione, fatto vedere i vari
attrezzi e minuterie, che ancora - appunto - sarebbero necessari ai
maestri d'ascia per costruire una nave in legno anche ai giorni
nostri.
Ci ha poi parlato della vita durissima degli alzaioli, coloro che
trascinavano a spalla, dalla riva, le imbarcazioni che risalivano il
fiume.
Confessiamo che questa cosa ci ha sorpreso, ma il nostro Mentore ci ha
chiarito con un sorrisetto che le barche andavano verso il mare con la
corrente, ma con che cosa tornavano verso le città?
Certo, quelle piccole avevano i remi o le vele, ma le grandi navi
merci?
Le navi merci si fermavano presso i porti fluviali che allora erano presso
ogni paese che si affacciava sull'Arno. Dopo essere partita da Firenze, si
fermava a Signa per i cappelli di paglia, poi a Montelupo per la ceramica,
poi a Santa Croce per il cuoio... in ogni porto prendeva la merce per
portarla fino al mare e spedirla in tutto il mondo.
Ma poi come tornava a Firenze? Con gli alzaioli, che la trascinavano
tramite le funi lungo gli appositi camminamenti tracciati sulle rive
dell'Arno.
Era un lavoro al limite del disumano, tanto che gli uomini - e le donne -
chiamati a praticarlo,perdevano la loro dignità, diventando delle bestie da
soma.
Lo ritrae mirabilmente Telemaco Signorini in un suo celebre quadro,
chiamato proprio "gli alzaioli".
Abbiamo poi potuto ammirare la straordinaria vasca da allenamento - come
chiamarla altrimenti? - dove chi si avvicina allo sport del canottaggio può
allenarsi a remare insieme, magari ad altre sette persone in modo da trovare
la giusta sincronizzazione.
Infatti, in barca senza la dovuta esperienza, quello di trovarsi in acqua a
gambe in sù, è più di un rischio!
Inoltre bellissimi modellini raffiguranti imbarcazioni costruite dai vari
cantieri navali limitesi.
Ci Ha colpito molto questa splendida riproduzione del brigantino Florette,
costruito nel 1920 a Limite dai cantieri Picchiotti, armato poi a Viareggio
e costruito per il trasporto del marmo dalle cave di Carrara, verso i porti
del Mediterraneo.
E' stato uno degli ultimi velieri del mediterraneo progettato e costruito
senza motore, e pensate! è ancora in esercizio! E' stato acquistato da un
armatore che lo ha trasformato in nave da diporto, pur mantenendo le sue
caratteristiche originarie. Adesso effettua crociere turistiche nel
mediterraneo.
Se volete visitare il centro, dovete prima chiamare l'ufficio cultura del
comune di Limite 0571/978135/6
Se invece vi domandate perchè l'Arno non sia più navigabile, la maggior parte della colpa è dell'Autostrada del Sole, per costruire la quale si sono avvalsi dei materiali tratti dal fiume, la cui linea di navigabilità si è abbassata in quegli anni di molti metri.