sabato 20 settembre 2025

IL MUSEO MOTOCICLISTICO BENELLI DI PESARO

Abbiamo visitato un vero e proprio tempio per gli appassionati di moto e di storia industriale italiana. Si tratta di un museo aziendale, che racconta la storia gloriosa del marchio Benelli, uno dei marchi più antichi e prestigiosi al mondo, nato a Pesaro nel 1911. I locali sono proprio quelli della fabbrica (non della prima officina che si trovava in centro), ma quella con i locali più grandi della produzione successiva; quindi l'atmosfera è quella della vecchia fabbrica, con i soffitti a volta, sorretti dalle capriate in legno, ed i finestroni con i vetri opachi.

La storia della famiglia Benelli inizia nel 1911, quando la vedova Teresa Benelli investì tutto quanto aveva per aprire un'officina, in modo che i suoi sei figli (Giuseppe, Giovanni, Francesco, Filippo, Domenico e Antonio) potessero lavorare insieme. È da notare che nessuno di loro era ingegnere in senso accademico formale: erano tutti tecnici, meccanici e progettisti autodidatti di altissimo livello.  La loro università è stata l'officina meccanica di famiglia, dove svilupparono un genio pratico incredibile, progettando e realizzando motori rivoluzionari per la loro epoca, come il famosissimo "bialbero" (doppio albero a camme in testa), che aveva l'altrettanto famosa distribuzione a "cascata di 4 ingranaggi" una soluzione ancora in uso nei motori da corsa: si tratta di una soluzione tutt'altro che economica da produrre, ma che non richiede manutenzione nè registrazione e che era (lo è tutt'ora), la migliore per ottenere le massime prestazioni , evitando qualsiasi problema di slittamento, allungamento o variazione di fase.

Il museo espone dei modelli che sono diventati delle vere e proprie icone nella storia della moto, dai primi modelli degli anni '20 in poi, come la Benelli 500 4T del 1931, una moto all'avanguardia per l'epoca, o la bialbero 250 che dominò le corse negli anni '30, oltre a vari modelli di "Leoncino" distinguibili per la sagoma del leone ruggente sul paraurti anteriore.

Benelli (come poi Motobi) tentò anche la produzione di una vettura, che nel progetto si chiamava "BBC" dai nomi di Benelli, Beretta (quello delle armi) e Castagna (un carrozziere di Milano) : doveva essere una berlina di grandi dimensioni con motore a 6 cilindri. Purtroppo non entrò mai in produzione, perchè quando i progettisti avvicinarono i fornitori (che erano fornitori della Fiat), questi si rifiutarono di collaborare, per non inimicarsi la Casa di Torino. I tre imprenditori a capo del progetto furono anche oggetto di minacce, nel senso che fu ventilata la possibilità da parte della Fiat di entrare nel loro stesso campo e di spazzarli via come fuscelli, se avessero continuato a perseguire il loro progetto.

Nel museo sono esposte anche una grande quantità di "Motobi", marchio che è nato da una scissione di famiglia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, emersero delle divergenze sulla strategia futura della Benelli: i figli di Giovanni Benelli erano convinti che il futuro fosse nelle motociclette leggere ed economiche, adatte alla motorizzazione di massa, mentre il capo dell'azienda, Giuseppe, e gli altri volevano continuare a produrre moto seguendo la tradizione consolidata. Quindi nel 1949 venne fondata la "Motobi" (Motoveicoli Benelli). Il loro capolavoro di ingegnerie fu il motore a carter oscillante: un monocilindrico a due tempi in cui il gruppo cilindro-pistone era fissato direttamente al  carter, che oscillava solidale al telaio. 

Fu tentata anche la produzione di una vettura, che riprendeva lo stile delle microcar dell'epoca: aveva una forma molto semplice ed era equipaggiata con un motore drivato direttamente dai propulsori delle sue motociclette, montato nella parte posteriore. 

Motobi ebbe grande successo, sia commerciale che nel settore delle corse: aveva creato una base meccanica perfetta per le competizioni, specie in fuoristrada; infatti ha vinto sette titoli italiani consecutivi nel campionato italiano motocross 250 cc, a partire dal 1957 sino a 1963: un dominio assoluto assolutamente ineguagliato da altri marchi


Nonostante questo Motobi finì in difficoltà finanziarie alla fine degli anni '50 e alla fine del 1962 fu nuovamente riacquistato da Benelli.

Due parole sul motore sei cilindri Benelli, che va a collocarsi, nella linea temporale, subito prima e durante la gestione De Tomaso. Infatti la prima motocicletta di serie con motore a 6 cilindri, la Benelli 750 sei viene prodotta tra il 1972 e il 1978. Il progetto parte alla fine degli anni '60, prima dell'acquisizione di De Tomaso, per competere con le moto giapponesi. Erano delle vere opere d'arte, ma nonostante il prezzo elevato non erano redditizie. e contribuirono non poco ad affossare il marchio

C'è poi il capitolo controverso dell'acquisizione da parte di Alejandro de Tomaso: all'inizio degli anni '70 Benelli era in gravi difficoltà finanziarie. Nel 1971 l'imprenditore italo-argentino che era già proprietario dello storico marchio "Moto Guzzi", acquisì anche il marchio Benelli, e li riunì sotto un'unica holding "Guzzi-Benelli Moto S.p.A.  De Tomaso applicò una logica industriale spietata: per ridurre i costi, i modelli inziarono a condividere componenti, telai, forcelle e serbatoi, per cui la filosofia distintiva dei due marchi si perse in nome dell'economia di scala. I prodotti di quest'era soffrirono di problemi di qualità e di affidabilità; non reggevano alla concorrenza giapponese che offriva un prodotto migliore a prezzi più bassi. Arrivò poi la crisi petrolifera del 1973 che peggiorò ulteriormente la situazione, sino ad arrivare alla chiusura definitiva del 1988. 

Il marchio è stato acquisito nel 2005 da QJ Motor (Gruppo Qianjiang Motorcycle), che è uno dei più grandi produttori di motocicli al mondo, proprietario anche di Keeway e SRM: ha inoltre una joint venture con Harley-Davidson. 

La produzione è in Cina, ma il centro di ricerca e sviluppo si trova a Pesaro, nella storica sede di via Mameli.

Al piano superiore del museo, troviamo una parte della collezione di moto di Giancarlo Morbidelli, un imprenditore pesarese specializzato nella produzione di macchine utensili di altissima precisione, che aveva cominciato a raccogliere motociclette d'epoca negli anni '70, sino a collezionarne oltre 550. Nel 2010, a causa di una crisi finanziaria, fu costretto a vendere all'asta la sua collezione, che è andata in gran parte dispersa, ma 120 pezzi sono esposti al piano superiore del museo, salvati dalla "legge Franceschini" che dà allo Stato il diritto di prelazione sulle opere di rilevante interesse artistico, storico e archeologico, impedendone l'esportazione. 


Infatti l'ASI (Automotoclub Storico Italiano) ha acquistato in blocco queste moto per una cifra ragguardevole, e le ha date in comodato d'uso proprio al museo storico Benelli, dove possono essere ammirate.

Ringraziamo il Sig. Della Chiara che ci ha fornito tutte queste preziose informazioni, nell'interessantissimo "viaggio" intorno alle meravigliose moto storiche che abbiamo ammirato



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