Quando si parla dei Monti Sibillini, gli argomenti non mancano.
Tanto per cominciare si chiamano così perchè qui la leggenda vuole abbia abitato la Sibilla Picena, una fata con il dono di vaticinare il futuro per alcuni, una malefica strega dedita alla perdizione delle anime per altri.
Una versione della storia la troviamo nel romanzo cavalleresco "Il Guerin Meschino", pubblicato nel 1473 e scritto da Andrea di Jacopo da Barberino, ambientato nel 824 e dove un giovane si reca presso la grotta della Sibilla per avere notizie sulle sue origini e trovare i genitori.
La grotta esisteva veramente, ed è crollata definitivamente nei primi anni '60 del secolo scorso.
Sono in corso degli studi e dei tentativi di recupero ma - forse siamo un po' disincantati - ci chiediamo chi investirebbe tempo, denaro ed energie per recuperare una grotta posta ad oltre duemila metri di altezza, assai difficile da raggiungere, a meno che non si sia delle aquile?
Comunque la leggenda della Sibilla ha profondamente segnato questi luoghi, che erano considerati luoghi di mitici rituali pagani, dove si consacravano i libri magici e si compivano sabba infernali.
Adesso sono magici sia per la bellezza dei paesaggi, sia per le molte leggende ad essi legati.
Una delle più conosciute è quella del Lago di Pilato, l'unico lago naturale delle Marche e uno dei pochissimi laghi glaciali degli Appennini. Il ghiacciaio è ormai estinto,
ma il lago è tutt'ora alimentato dalle nevi che in questa zona cadono copiose dalla fine di ottobre a maggio inoltrato.
E' anche detto "Lago degli occhiali", perchè visto dall'alto della cresta che da Monte Vettore ci a portato ad ammirarlo - un colpo d'occhio davvero sensazionale - le sue due vasche distinte danno questa impressione. Come tutti i laghi glaciali è di un'indescrivibile colore blu-azzurro.
E' popolato da un piccolissimo crostaceo rosso-arancio, il chirocefalo del Marchesoni, che vive solo in questo lago.
E' una specie di gamberetto che ha la caratteristica di nuotare a pancia in sù, oltre a quella di fare delle uova che si schiudono solo quando ci sono le condizioni adatte al loro sviluppo: in caso contrario possono rimanere allo stato di uova per tempi assai lunghi.
E' proprio a causa di questo piccolo crostaceo che il lago, in determinate occasioni, assume una tinta rosso/arancio - simile al colore del sangue - tanto che la leggenda voleva che fosse il sangue di Pilato, portato quassù da due bufali impazziti, dopo essere stato condannato a morte dall'imperatore Tiberio.
Siccome le autorità avevano paura che Streghe e Negromanti venissero in questo luogo per scopi contrari alla religione, nel Medioevo avevano alzato un muro intorno al lago, e posto una forca all'inizio della vallata: in questa zona ci sono un paio di toponimi che riportano il nome di Forca: Forca di Presta - da cui siamo partiti per l'escursione - e Forca Canapine, non molto distante. Forse erano i luoghi dove queste force erano situate, a monito delle persone che si recavano lì con intenzioni non troppo lecite.
Sul Monte Vettore abbiamo trovato , tra i molti fiori d'alta quota - dalla modesta ma vivace bellezza - anche questa Stella Alpina Appenninica, più nota come Leoontopodium, o Piede Leonino, che è in tutto simile alla Stella Alpina propriamente detta, ma un po' più piccola.
Cresce solo sull'appennino Marchigiano e Abruzzese, quindi in zone montuose piuttosto aride.
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