Montefortino è uno di quei magici borghi marchigiani- fino a pochi anni fa in provincia di Ascoli Piceno, adesso di Fermo - costruito in quella pietra rosa, tagliata a mattoni, che sotto il sole d'agosto diventa quasi bianca, ma appena il sole declina un po' si tinge di tutta una serie di sfumature rosa-arancio veramente poetiche.
Il borgo è su uno sperone di roccia che domina i Monti Azzurri per antonomasia, i Sibillini.
La realtà molto prosaica è che tutti i monti sono azzurri, visti da lontano. Ma siccome li ha chiamati così Giacomo Leopardi, sono diventati "i monti azzurri", tout court.
A proposito di Leopardi, la Pinacoteca di cui vogliamo parlarvi è proprio situata in un "Palazzo Leopardi". Si tratta di un ramo della famiglia di Recanati, che poi ha venduto il palazzo a quel sig. Duranti che era contemporaneamente pittore e collezionista e che ci ha lasciato questo tesoro, a nostro avviso troppo poco conosciuto.
Il museo si articola su tre piani: al primo c'è un museo di storia naturale, con esempi di fauna presente sui monti Sibillini: assai istruttivo, ma confessiamo che gli animali impagliati non ci piacciono troppo, per cui...
All'ultimo piano c'è invece un'interessante collezione di arte sacra, tutti pezzi provenienti da edifici sconsacrati o deteriorati.
Si tratta di pezzi di grande artigianato, collocabili tra il XIV e il XIX secolo. Sono dipinti, sculture in legno dipinto, drappi, crocifissi e tutta una serie di abiti sacri veramente notevoli, che oltretutto sono anche molto ben presentati,
poichè disposti in maniera tematica, in grandi stanze ariose e luminose che li valorizzano ulteriormente.
poichè disposti in maniera tematica, in grandi stanze ariose e luminose che li valorizzano ulteriormente.
Due parole su Fortunato Duranti, nato proprio a Montefortino nel 1787, dove poi morirà nel 1863.
Aveva studiato disegno e pittura a Roma, ma non riuscendo a trovare un committente, si dedicò all'antiquariato. Durante un viaggio in Germania manifesta i primi segni di squilibrio mentale, e si ritira nel paese natio, dove accumula le sue collezioni.
Nella sala centrale spicca l'autoritratto del proprietario, nel quale notiamo un finto angolo in alto a destra: l'invito a guardare "oltre" che l'autore e collezionista ci fa.
Sono qui raccolte molte opere, di cui molti studi e bozzetti di Corrado Giaquinto.
Il quadro più famoso è una Madonna con Bambino di Pietro Alemanno.
Anche qui vale il discorso della collezione di sarte sacra: tutto è disposto con grande gusto e attenzione, e le decorazioni delle sale - si tratta del piano nobile - sono così ricche e si inseriscono così bene come cornice alle opere, che sembrano fatte appositamente per questo scopo.
Una cosa che ci ha colpito - e anche un po' disorientato - è che non ci sono protezioni che impediscono di avvicinarsi alle opere a differenza di altri musei dove il visitatore è tenuto a distanza.
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