domenica 23 novembre 2014

IL TRASMETTITORE DI MARCONI E COLTANO

Coltano è uno di quei luoghi, che tanto ci piacciano, a metà tra terra e acqua.
Come il Padule di Fucecchio (vedi link) o l'ex lago di Bientina (vedi Link), Coltano è il risultato di una bonifica, fatta però in epoca fascista.
Il luogo era tuttavia una riserva dei caccia dei Medici, che, tanto per cambiare, avevano qui una villa.

 Anzi, un "casino di caccia", così chiamato perchè era un'abitazione più semplice e rustica, adatta ai gentiluomini che qui potevano coltivare la loro passione venatoria: meno alle dame, perchè mancante di tutti i confort egli agi che una vera e propria villa doveva avere. 
Tuttavia, questa è stata una delle poche ville apprezzate e abitate anche dai Lorena, rispetto allo sterminato patrimonio immobiliare lasciato loro dai Medici.
 Infatti i Lorena, da buoni tedeschi, consideravano queste ville come un inutile e dispendioso fardello, ed erano poche le abitazioni che hanno continuato a frequentare durante i loro Granducato.
Coltano era una di queste.
Il capoluogo del borgo rurale, è situato su un piano lievemente rialzato rispetto alla ex palude, adesso in gran parte coltivata, e si chiama Palazzi, 
Qui, oltre alla villa, sorgono le scuderie, realizzate su progetto del Buontalenti, ed alcune altre abitazioni rurali.
 Il luogo è solo in apparenza desolato: la sua natura di ex-palude si vede molto bene: dalla terra pare salire, insieme ai lievi vapori dell'acqua che trasuda dalla terra nera e grassa, una sensazione di pace antica, estranea alle tradizionali campagne toscane, più mosse da colline, piccoli boschi, fondovalli stretti e strade tortuose fiancheggiate da cipressi.
Somiglia forse alla  pianura padana, ma più raccolta, più intima. Nemmeno troppo lontano si vedono i monti Pisani. E' come essere in un lago, invece che nel mare: si, la proporzione è questa!.
Coltano ha anche un record, di cui siamo rimasti un po' stupiti. Nel suo territorio infatti, transita il più lungo viadotto autostradale d'Italia, lungo ben 9.619 metri.
In realtà si tratta più di una sopraelevata: non era certamente sicuro costruire la A12 direttamente su questi terreni paludosi, per cui fu ritenuto più sicuro fare questo viadotto, che ha il pregio di passare sopra i territori geologicamente meno stabili.
Nel territorio di Coltano, alla fine dell II guerra Mondiale, fu gestito dalla V° armata americana di stanza in Italia, un campo di prigionia per prigionieri appartenenti alla Repubblica Sociale, o militari tedeschi o in generale collaboratori del precedente regime. Si trattò di un campo provvisorio, che durò una sola estate, tra maggio e ottobre del 1945.
Altra storia dimenticata  che riguarda Coltano: 
A pochi chilometri dalla ville medicea, sorge un centro, voluto e gestito da Guglielmo Marconi in persona, dal quale, nel 1931, diede il segnale di accensione delle luci sul Cristo Redentore di Rio de Janeiro.
Il centro fu inaugurato nel 1911, sui terreni all'epoca di proprietà della Casa Savoia e che, proprio a causa della sua natura paludosa, si prestava meglio di altri alla trasmissione a onde lunghe.
Inoltre, risultava al centro del Mediterraneo, quindi nella zona più adatta per poter  inviare il segnale a quelle che allora erano le basi coloniali italiane: la Libia e l'Eritrea. Il centro fu utilizzato anche dalla Regia Marina per la trasmissione alle navi.
 Furono costruite delle torri enormi, alte oltre 75 metri, con dei basamenti immensi, che sono l'unica testimonianza rimasta, visto che le torri furono minate e abbattute dai tedeschi dopo il 1943, ma che tuttavia non siamo riusciti a localizzare.
La palazzina di Marconi è ancora in piedi, sia pure in condizioni pietose: diroccata, invasa dalle erbacce, spogliata di tutte le attrezzature ed arredi. Un vero scempio, alla quale nemmeno l'autorità e l'impegno della figlia di Marconi, Elettra, è riuscito a porre rimedio.
Era conosciuto all'estero, per essere il più importante centro di trasmissione in Europa, eppure l'Italia l'ha completamente dimenticato. E' proprio la classica storia sparita dalla memoria collettiva, come purtroppo il nostro paese ci ha abituato a fare.
Tutto questo ci ha ispirato delle amare riflessioni: forse troppe vestigia, troppi ruderi antichi, troppe opere d'arte ci hanno viziato, e portato a fare una scelta tra quello che può essere valorizzato e quello che può essere dimenticato o distrutto.
In un altro paese una storia del genere sarebbe stata insegnata nelle scuole, mentre forse, nemmeno chi abita nella vecchia palazzina Rai, conosce la storia del posto.

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