domenica 9 novembre 2014

LE CERTOSE IN TOSCANA - CALCI


In Toscana ci sono quattro Certose, cioè edifici monastici fondati sulla regola creata da San Bruno nel 1084 , e che prende il nome dal massiccio della Certosa, in Val'd'Isere, dove San Bruno si rifugio' insieme a sei compagni per condurre vita eremitica.
Particolarità dell'ordine Certosino è quello di essere composto da "solitari riuniti come fratelli", per cui è vero che vivono insieme secondo delle regole, ma in clausura ed in silenzio.
Una delle più bei monasteri certosini, è sicuramente questo, a soli 10 km da Pisa ( e infatti è conosciuta anche come Certosa di Pisa), ma  attualmente nel comune di Calci.

Il nome della località dove si trova la Certosa, ai piedi del Monte Serra, è tutto un programma: Val Graziosa. Vi possiamo assicurare che mai nome fu più appropriato!
La certosa fu fondata nel 1366, ma la gran parte dell'architettura dell'edificio è di chiara ispirazione barocca, molto lussuosa.
Una particolarità sono i pavimenti, tutti in marmo di Carrara, in tre tonalità bianco, nero e grigio.
Sono stati posati tutti in maniera prospettica, per cui cambiano a seconda del punto da cui si guardano. 
Ogni Cappella - e sono 14, una per ogni Padre Capitolare - ha un pavimento dal disegno diverso, ma sempre con le caratteristiche appena descritta.
Inoltre ogni cappella è riccamente affrescata, e adorna di un altare in marmo.
I Padri, come si è detto, erano 14. E Tanti rimanevano, nel senso che non ne poteva essere ammesso un altro se non per la morte di un suo predecessore. Erano sempre nobili, o ricchi, o entrambe le cose: il loro compito era esclusivamente quello di pregare, ed erano legati al vincolo della più stretta clausura. I loro alloggi davano su questo chiostro - uno dei tre della Certosa -

e ne uscivano solo la domenica a pranzo, quando tutta la comunità, Padri e fratelli conversi - quelli che venivano dal popolo, che con il loro lavoro mantenevano tutta la comunità e che non erano legati al vincolo della clausura - si riuniva nel magnifico refettorio, anche quello affrescato in maniera prospettica.
Solo dopo il pranzo della domenica, i frati avevano il permesso di conversare tra di loro per un'ora. Tutto il resto del tempo dovevano passarlo in silenzio, secondo la regola certosina.
Passavano tutta la settimana nelle loro celle, e ognuna di loro aveva una porticina che dava sul chiostro, da dove uno dei fratelli conversi forniva il cibo per la giornata.
Abbiamo visitato una delle celle, e sinceramente non era poi così piccola. L'entrata dal chiostro, dava su un giardino, non troppo piccolo, e salendo due gradini si entrava in una stanza dove il padre mangiava e studiava.

Accanto c'era la camera da letto - tutte le finestre guardavano sul giardinetto interno . poi c'era una stanza in cui i padri potevano assolvere all'obbligo di un lavoro manuale, come previsto dalla regola,   e in ultimo c'era il bagno.
Sinceramente, abbiamo visto appartamenti moderni assai meno spaziosi!
I fratelli conversi invece, provenivano dal popolo e svolgevano i lavori che permettevano al monastero di sopravvivere. Quindi lavoravano la terra, allevavano il bestiame, cucinavano, pulivano e in piu' pregavano.
Può sembrare una distinzione di classe - ed in effetti per la nostra mentalità moderna lo è - ma per l'epoca non era così. Nessuno pensava che un nobile potesse svolgere un lavoro manuale, e inoltre per la mentalità medioevale, pregare era un lavoro come un altro.
La suddivisione era chiara: i nobili comandavano - e combattevano, dove era necessario - il clero pregava ed il popolo lavorava. In questo modo ognuno aveva la sua occupazione, accettata e codificata,  e ogni strato della popolazione dipendeva dall'altro. Nessuno si sognava di mettere in discussione questo stato di cose: l'epoca delle rivendicazioni sociali  nell'XI secolo,  quando è stata creata la figura del fratello converso, all'interno dell'ordine certosino, era assai lontana da venire.
Comunque, i fratelli conversi avevano lo stesso degli appartamenti come quelli dei Padri, forse - ma di poco - più piccoli.
I padri vivevano in clausura, mentre invece, per ovvie ragioni, la regola non valeva per i fratelli conversi.
Tutte e due le figure erano invece tenute ad osservare il più rigoroso silenzio.
Esiste a  questo proposito un bellissimo film, girato nella grande Grande Certosa a Grenoble, che si intitola appunto "Il grande silenzio"e che dà un'idea della vita certosina.
Sono due ore di film, quasi completamente muto. Ma se qualcuno ha voglia di vederlo, è una grande esperienza!
La Certosa, che era forse la più importante del Granducato, aveva un'ala completamente dedicata a foresteria, dove i parenti dei Padri, ma anche nobili desiderosi di un'esperienza mistica, o semplicemente  di tranquillità, potevano trascorrere alcuni giorni.
Vista la particolare attenzione che il Granduca (stiamo parlando di Leopoldo di Lorena, non dei Medici...) aveva per il monastero, il Priore fece costruire un appartamento, detto appunto "Granducale" dove il Lorena poteva trascorrere il suo tempo quando era in zona.

L'appartamento, che ha ancora i suoi arredi originali, non è grande ma ha una vista da urlo: dalle sue ampi finestre, oltre a quelli che, ai tempi di maggior splendore del monastero, erano gli orti, si vede in lontananza il porto di Livorno, e girandosi di poco, la cupola del duomo di Pisa, nonchè la torre pendente!
I monaci hanno vissuto qui in comunità sino al 1972.
Dopo qualche anno di abbandono, l'edificio è stato rilevato dall'università di Pisa, che ha qui gran parte dei suoi uffici e magazzini.
Il possesso dei quattro quinti dell'edificio da parte dell'istituzione Universitaria, permette la visibilità della parte visitabile.

Mappa

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