domenica 4 gennaio 2015

IL CORSO DEL BISENZIO (DA PRATO IN POI)

Il Bisenzio è un fiume misterioso: non si sa esattamente dove nasce (vedi link valdibisenzio) e soprattutto non si sa esattamente dove sfocia.
So che chiunque abiti a Prato penserà che siamo impazziti: il Bisenzio sfocia nell'Arno a Ponte a Signa!!
Vero.
Ma i fiumi che attraversano la Piana, hanno tutti alle spalle un passato di inondazioni e di impaludamenti, specie quelli a regime torrentizio come è il Bisenzio, che nei secoli non ha esitato a mostrare il suo brutto carattere, nè agli abitanti della Vallata, nè tantomeno a quelli della Piana.
Allo sbocco della Val di Bisenzio, a nord di Prato, esiste una costruzione sul fiume che può aprire un vero orizzonte sulle modifiche del corso di questo, per certi versi strano, fiume.
Il Cavalciotto esiste dall'XI secolo - probabilmente la costruzione non è quella originale, visto che le piene del fiume hanno investito pure quella - ed è componente del complesso sistema idraulico di Prato.
Presso questo edificio, infatti, parte il sistema delle gore, nato nel medioevo per liberare la zona compresa tra il Bisenzio e l'Ombrone dalle acque impaludate.
Da qui, sfruttando un'ansa naturale del fiume, l'impianto del Cavalciotto fa nascere un canale, - e una pescaia che però risale al XIX secolo -  detto "il gorone" che porta via una parte considerevole della portata del fiume  (che peraltro continua la sua corsa da un'altra parte, e di cui parleremo dopo)  e quelle di ristagno, trasportandole per oltre 50 km in tutto il territorio comunale, al servizio dell'agricoltura, dell'industria e del popolo.
Il Gorone entro dopo poche centinaia di metri in un edificio - che non siamo riusciti a indentificare - detto "Partitoio".
Da qui il Gorone si dirama in tre gore principali, che successivamente si diramano ulteriormente sino ad arrivare al numero di cinque. Di queste, solo una, la più occidentale, detta "Gora Bresci" passa ancora in aperta campagna, e sfocia in un torrente, affluente dell'Ombrone.
Le altre quattro, sfociano in un unico punto dell'Ombrone, nei pressi delle Cascine. 
Specie nella zona più a nord ne esistevano altre: si trattava di brevi deviazioni utilizzate per portare acqua a qualche insediamento produttivo, e poi reincanalate nella gora principale.
Esistevano regole di comportamento molto severe per la gestione delle gore, che prevedevano persino che, in determinati periodi dell'anno, queste venissero prosciugate per meglio provvedere alla loro ripulitura e manutenzione. Questo ha permesso che il sistema delle gore, completato nel XV secolo, potesse sopravvivere per tanti secoli.
Negli anni settanta del XX secolo, però, le gore erano diventate scarichi a cielo aperto e, avvalendosi della legge Merli, vennero costruiti gli impianti di depurazione del Calice e di e Baciacavallo, che risolsero il problema, ma ormai la sorte delle gore era segnata: sono state quasi tutte coperte.
Ma come sappiamo, l'acqua ha pazienza, e quando decide di far danni non c'è cemento armato che tenga. Vale a poco nasconderle, o peggio ancora costruirci sopra. 
Speriamo che il compromesso che è stato raggiunto tra espansione della città e copertura delle gore non porti a danni più grandi.
Ma adesso riprendiamo il corso del Bisenzio, che dopo il Calvalciotto e la Pescaia di Santa Lucia, prosegue il suo corso, in maniera piuttosto maestosa, attraversando il centro di Prato. Qui ha proprio l'aspetto del fiume perchè è stato curato e mantenuto, in modo che il suo regime di torrente, non potesse creare problemi ad una città in crescita.
Appena fuori dall'abitato però il Bisenzio riprende a correre veloce, tra argini sempre più stretti, fino ad arrivare a Campi Bisenzio, dove invece ha sempre costituito un problema, ed una grave minaccia per l'abitato: nel centro infatti il fiume è stretto e poco profondo e più di una volta ha fatto trascorrere notti insonni a chi abita sulle sue sponde.
Durante una visita al parco dei Renai, a Signa, abbiamo osservato che il Bisenzio, ormai vicino a sfociare nell'Arno, aveva più l'aria di un canale che di un fiume.
All'interno del parco, nato da un'ansa del fiume Arno, chiusa in epoca medicea per utilizzarla come cava di sassi e rena (da cui il nome) e che, dopo decenni di incuria e di abbandono, il comune di Signa ha trovato il modo di trasformare in un luogo assai ameno, adatto alle attività ricreative più svariate, abbiamo potuto leggere un cartello che chi ha incuriositi.
Parlava del fatto che la foce del Bisenzio era stata spostata in modo da farlo sfociare nell'Arno, invece che nell' Ombrone - quando si parla di Ombrone, noi ovviamente parliamo di quello Pistoiese.
Confessiamo che questa notizia ci ha un po' sconvolto, perchè mai ne avevamo sentito parlare.
Abbiamo un po' indagato, ed abbiamo scoperto che nel 1630 Galileo Galilei sconsigliava di deviare il corso del Bisenzio dopo San Piero a Ponti, nonostante le continue alluvioni e i sedimenti che queste depositavano sul territorio, proprio perchè era un fiume violento e capriccioso, difficile da domare.
Sappiamo anche per certo, che il suggerimento dell'eminente personaggio è stato disatteso.
Non abbiamo trovato tracce precise dell'anno in cui i lavori sono stati eseguiti, ma certamente sono stati fatti.

E quello che vediamo sfociare nell'Arno a Ponte a Signa è più un canale che un fiume - e questa impressione l'avevamo sempre avuta - domato dall'uomo che aveva bisogno di utilizzare le terre comprese tra San Piero a Ponti, Signa, Poggio a  Caiano.
Ed in effetti in quella zona - la deviazione è stata fatta più o meno nella zona detta "dei Colli Alti" - troviamo ancora adesso tanti laghetti,  e un canale che va a sfociare in un'ansa dell'Ombrone e che può darci un'idea (solo un'idea) di quello che poteva essere il corso del Bisenzio prima della deviazione.
Sicuramente sarà stata la decisione giusta - due torrenti dal cattivo carattere come il Bisenzio e l'Ombrone (l'Ombrone ha ancora un caratteraccio...) messi insieme, chissà che guai han fatto passare alle popolazioni che lì vivevano, per farle decidere ad un passo come questo!
E come si perde la memoria di queste cose.... noi conosciamo l'ambiente in cui siamo nati e cresciuti pensando che il paesaggio sia sempre stato quello che vediamo ogni giorno, mentre invece l'ambiente è in divenire e cambia continuamente. Alcune cose sono sotto i nostri occhi e le vediamo e conosciamo, altre - come questa - si sono perse nella memoria e rimangono solo in qualche archivio dimenticato, dal quale nessuno ha interesse a tirarle fuori.

1 commento:

  1. Incredibile, sono andata a cercare, perché l'ho sentito dire ad alcuni anziani e non sapevo che fosse vero, complimenti a questi studiosi, sarebbe una storia da approfondire

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