La distribuzione dell'acqua, nelle città antiche, era sempre un grosso problema.
E l'istituzione di fontane pubbliche, con la conseguente creazione di un acquedotto che le alimentasse, era una spesa veramente considerevole, che era molto spesso sostenuta da qualche ente benefico, o da dei privati facoltosi che volevano che il loro nome fosse ricordato negli anni a venire, per la loro generosità e benevolenza nei confronti del popolo.
Prato non costituiva certo un 'eccezione.
Nel 1644 fu inaugurato il Condotto Reale delle Fonti, realizzato dagli architetti Alfonso Parigi e Ferdinando Tacca, su progetto di Bernardino Radi.
Questo acquedotto, fu realizzato prelevando le acque, pure e gradevoli dal punto organolettico, dalle fonti di Canneto, Filettole e Carteano, e fu finanziata dai Ceppi, insieme ad alcune facoltose famiglie cittadine, che ne approfittarono per allacciarsi alla conduttura e ottenere quindi un lusso inaudito per l'epoca: l'acqua corrente in casa.
Se possiamo condividere il punto di vista delle famiglie facoltose, ci rimane però un dubbio amletico: chi cavolo erano i Ceppi?
Bene, i Ceppi, o più esattamente Pia Casa dei Ceppi, era la più antica istituzione benefica della città di Prato.
Tutto nacque nel 1282, quando l'eminente Monte Turino de' Pugliesi, fondò il "Ceppo Vecchio". In seguito, alla morte del'altrettanto eminente cittadino pratese Francesco di Marco Datini, per sua precisa volontà testamentaria, nacque il cosiddetto "Ceppo Nuovo".
(certo, anche a noi si è accesa una lampadina in testa quando abbiamo sentito questi nomi, abbinandoli ai nomi di due strade del cento di Prato!)
Nel 1545, dopo il tragico evento del Sacco di Prato, allo scopo di venire in soccorso ai superstiti della brutalità della soldataglia spagnola, i due enti benefici vennero riuniti in un'unica associazione denominata "Casa Pia dei Ceppi dei Poveri di Prato".
Per inciso, l'istituzione si è chiamata così sino al 1890, poi ha subito varie trasformazioni ed aggiustamenti, ma è tuttora esistente con il nome di Fondazione Casa Pia dei Ceppi Onlus.
Niente male: quando venne scoperta l'America, esisteva già da 210 anni!
Ma torniamo al nostro acquedotto.
L'acquedotto partiva - anzi, parte ancora . da due passi prima della Chiesa di San Paolo a Carteano, in un luogo di incredibile ed incontaminata bellezza, se si pensa che è ad un tiro di schioppo (e di calibro piccolo, un 12 diciamo) dalla città.
Pochi passi prima, troviamo un anonima costruzione con una porticina di ferro.
Ecco, quello è l'inizio del Condotto Reale.
Quei due passi che abbiamo evitato di fare in salita verso la chiesa, facciamoli in piano, e ci troviamo davanti ad un lavatoio seicentesco, ripulito e riportato in vita dal lavoro e dalla passione del gruppo archeologico Offerente di Prato.
Il condotto Reale porta l'acqua, tra l'altro, a quattro fontane molto famose del centro di Prato.
La prima è la fontana del Pescatorello in Piazza del Duomo.
Certo, lo sappiamo, nessuno la conosce con questo nome: per tutti è "la Fontana del Papero", anche se lo scultore non ha certo raffigurato dei paperi, ma dei cigni, ma i pratesi non stanno certo a sottilizzare sul tipo di volatile.
E poi comunque sono due.
Non si sa come mai nessuno ha mai considerato il pescatore che sta in cima alla fontana, tutti guardano solo i "paperi"
Una curiosità sulla collocazione di questa fontana, che è nel centro della piazza del Duomo, dalla metà dell'ottocento, come voleva la moda di allora.
La fontana precedente, opera di Ferdinando Tacca, era invece collocata nell'attuale Largo Carducci, quindi in posizione molto più defilata, e che permetteva quindi alla piazza di venire meglio utilizzata per la vita sociale e per le riunioni di popolo.
L'altra è la fontana più famosa di Prato, la "Fontana del Bacchino", in piazza del Comune, proprio davanti al Palazzo Pretorio.
Fu realizzata tra il 1659 ed il 1665 dallo scultore pratese Ferdinando Tacca, in occasione della proclamazione di Prato a "Città", cioè un centro urbano strutturato, mentre sino ad allora era considerata "Terra", vale a dire un centro agricolo.
La figura di questo Bacco, giovane e allegro, (da cui il nome "Bacchino") emerge dai grappoli, da cui escono zampilli d'acqua che , che scendono nella conchiglia intermedia, e di lì nella vasca ottagonale, da cui poi esce in quattro vaschette semicircolari.
Nel XIX° secolo fu inaugurato l'uso di rinfrescarci dentro dei cocomeri, da donare alla popolazione assetata nel giorno del 15 agosto.
La tradizione continua tutt'ora, anche se pare che a beneficiarne sia più che altro la comunità cinese, che notoriamente non va in ferie in agosto.
Altra fontana alimentata dal Condotto Reale è la "Fontana dei Delfini" in Piazza San Francesco.
Se la Fontana del Pescatorello è in marmo, quella del Bacchino in bronzo, (e comunque quella in piazza del Comune è una copia, perchè l'originale si trova all'interno del palazzo Pretorio) la Fontana dei Delfini è in arenaria, ed anche questa è una copia.
Ma l'originale non esiste, perchè la Fontana dei Delfini", che era stata progettata e costruita sempre dal Tacca, più o meno nel periodo di quella del Bacchino, ma con committenti molto meno forniti di denaro.
Lui infatti consigliava di fare la fontana in marmo, un materiale assai durevole, ma anche molto costoso.
Invece chi pagava aveva i soldi solo per farla in pietra arenaria, che è un materiale assai meno resistente.
Infatti, la fontana era così malridotta nel negli anni '30 del secolo scorso fu completamente rifatta; quindi quella che vediamo adesso è una copia novecentesca. E a voler far bene ci sarebbe da rifarla di nuovo, perchè l'inquinamento ha pesantemente rovinato l'arenaria in cui era costruita la copia.
Forse, volendo rifarla adesso, si potrebbe pensare di seguire le indicazioni originali del Tacca, una buona volta!
(ma i tempi, ahimè, non sono migliorati dal 1665...)
Ultima fontana alimentata dal Condotto Reale: la "Fontana del Maghero"
E qui vi volevamo.
Siamo convinti che quasi nessuno la conosce con il suo nome, e quindi è difficile collocarla. Ma vi risparmieremo un mal di testa, dicendovi subito che si trova sul Mercatale, alla congiunzione tra via de' Saponai e via Garibaldi.
A vederla ha un'aria molto dimessa, per decenni non buttava più acqua.
L'avevano riparata, ma adesso è di nuovo spenta.
Sembra più un abbeveratoio per animali che una fontana, ed infatti solo nel 1966 sono state tolte le inferriate che impedivano ai cavalli o agli asini di avvicinarsi e di bere (povere bestie, e perchè poi?)
In realtà era una fontana molto importante, anche questa costruita "in economia" e quindi in quella pietra arenaria che con i secoli si è talmente corrosa da far sparire qualsiasi decorazione.
Dello stemma che appare in alto, sappiamo che riportava lo stemma di Prato, solo perchè lo abbiamo visto su dei disegni che la rappresentavano, e a quanto pare, almeno lo stemma era stato rifatto almeno una volta.
Mappa
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