domenica 3 luglio 2016

DUE TESORI IN UN COLPO SOLO: LINARI E SANT'APPIANO

siamo stati in dubbio per un po', se parlare di questi due piccoli tesori separatamente, o unirli in un unico post.
Ma la distanza che li separa è talmente breve che, per fare una gita, è molto meglio unirli in un'unica visita.
Nei pressi di Barberino Val d'Elsa, attraversando una insospettabile zona industriale - lo faremo il post sulla zona industriale, non dubitate - fatti due tornanti, ci si ritrova su una stradina immersa nel verde, che ci fa ammirare un panorama straordinario, e ci propone silenzio, profumato di fiori e di sole, interrotto solo dal cinguettio degli uccelli.
Non per nulla - lo abbiamo scoperto dopo - questa si chiama Valcanora, proprio per l'abbondanza di volatili canterini!
Siamo diretti a Linari, un paese semi-abbandonato, sede di un antico castello, dei cui i primi proprietari furono i Cadolingi di Fucecchio.

Linari, come dice il suo nome, era il confine con le terre senesi, e si difendeva bene, perchè è su uno sperone roccioso. 
Certo i suoi abitanti, essendo sul confine, non vivevano certo una vita tranquilla.
Oltre alla miseria che affliggeva i contadini nel medioevo, c'erano anche le battaglie, che infuriavano di continuo nelle vicinanze, tra le litigiosissime Firenze e Siena.
Meno male che poi sono venuti i Medici, hanno unificato il territorio, e gli abitanti di Linari avranno di sicuro tirato un sospiro di sollievo.
In origine c'erano due porte d'accesso, adesso scomparse. Ma ci sono due targhe in marmo, con il nome del paese inciso.
La salita che porta al paese, e che sembra condurre ad un portale a sesto acuto di mattoni rossi - grave errore! è la corte di una casa privata, la strada fa una curva molto brusca - è una salitina di tutto rispetto, una bella 25%.
Con un'auto di piccola cilindrata, magari in quattro, conviene spengere l'aria condizionata, o non si sale.
L'area intorno al castello è tutta transennata. Dei vistosi cartelli parlano di lavori di restauro e consolidamento, ma i lavori hanno tutta l'aria di essere fermi da un bel po'.

Ci sono case a rustico, e ruderi cadenti, accanto a  graziose casette abitate: non manca nemmeno un agriturismo, probabilmente gestito da inglesi, vista la quantità di vetture con targa straniera e guida a destra che affollava il parcheggio.
La chiesa di Santo Stefano  dà le spalle alla strada, mentre il piazzale è popolato di bei gattoni dall'aria soddisfatta.
Sappiamo che esiste un'altra chiesa diroccata, nella parte non visitabile del paese, quella adiacente al castello.
Se si scende dalla 25%, e si riesce a frenare allo stop, proseguendo per poco più di due chilometri, si trova una chiesa antichissima quella di Sant'Appiano.
Si tratta di una chiesa molto antica, di cui rimangono dei rimaneggiamenti risalenti al IX secolo, ma si suppone che l'origine sia di molto precedente.
Presenta la particolarità del battistero costruito fuori dalla chiesa, una architettura assai rara nella zona. 
Del battistero rimangono solo delle colonne di pietra, e le si apprezzano ancora di più dopo che si è fatta la ripidissima scalinata di pietre sconnesse che porta al terrazzamento dove sorge la chiesa.

La storia particolare, riguarda in questo caso il santo a cui è dedicata la Chiesa, cioè sant'Appiano.

come spesso succedeva nei primi secoli del cristianesimo, la chiesa fu eretta dove sorgeva un tempio pagano, il cui nome era "Sancta al planum" cioè Santuario rivolto verso la pianura.
L'evangelizzatore della Val d'Elsa fu un monaco, di cui si è perduto il nome.
La devozione popolare volle dedicare questa chiesa a questo santo monaco, creando un collegamento tra il nome del luogo e quello di colui che si riteneva un santo, per l'opera meritoria svolta.
Infatti, nel martilorogio romano non esiste un Sant'Appiano, e non esiste nemmeno una data in cui celebrare la sua nascita al cielo, anche se la tradizione popolare lo ricorda il 6 novembre.
Se poi si va a leggere la soria di Sant'Appiano sulla porta della chiesa, viene narrato che si trattava di un giovane genovese della gens Appia,  salito su una nave per sfuggire i persecutori dei cristiani, e approdato alla costa pisana,  dove risale all'interno  sino ad arrivare a questi luoghi, dove condurrà vita ascetica, convertendo e battezzando.
Fonti storiche arrivano alla conclusione  che si tratta quasi certamente di una leggenda.
Ma il posto è bellissimo, quieto e sereno nella sua severa semplicità.




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