Girando per le nostre
periferie non potevamo non parlare di Figline.
Anche
perchè Figline non è una periferia, ma la parte più a nord di
Prato, ed è così a nord che è distante da Prato, esattamente come
lo è Castelnuovo a sud (link) e di cui abbiamo già parlato.
Il
nome deriva dal latino "figalinae" (ceramiche) e suggerisce
quindi un luogo dove si producevano questi manufatti, esattamente
come per la Figline del Valdarno.
Lo
conferma il fatto che Figline è stata per secoli sede di fornaci, e
qualcuna ne rimane ancora, anche se dismessa.
Se del
Castelnuovo non è rimasto molto, il nucleo medioevale di Figline è
tutt'ora integro, e anzi molto pittoresco; ancora di più se si
considera la stranezza che non si tratta di un borgo autonomo, come
in realtà se ne trovano molti nelle nostre zone, ma di una
"periferia" di Prato.
E qui
torniamo all'inizio...
L'abitato
di Figline si sviluppa intorno alla Pieve di San Pietro, di cui si
hanno notizie già dal 1183.
Quindi,
niente da invidiare alla città di Prato!
La sua
prosperità nasce dalle fornaci, di cui abbiamo già accennato, ma
che hanno maggior sviluppo tra il XVIII° e i XIX° secolo, e a cui
il borgo deve il proprio nome, ed alle cave del Monteferrato, che si
erge proprio dietro l'abitato, e da cui sono state estratte per
secoli pietre pregiate: l'alberese, che ha la tendenza a diventare
color ruggine con il tempo (come testimonia la facciata del Duomo di
Prato) e sopratutto il Serpentino verde di Prato, che è stato
utilizzato per il Romanico Toscano in architettura, e come pietra da
intarsio sino al rinascimento ed al gotico.
Nel
bel mezzo del paese medioevale ci si imbatte in un monumento a 29
martiri uccisi proprio qui durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il 6
Settembre 1944, i partigiani della brigata "Bogardo Buricchi"
furono intercettati dai tedeschi, mentre stavano andando in città
per partecipare alla liberazione. Nel conflitto a fuoco che se seguì
morirono due soldati tedeschi.
Trentuno dei partigian furono catturati, e naturalmente furono condannati a morte.
Solo
due di loro riuscirono a fuggire - e diffusero la notizia
- ma gli altri 29 furono impiccati per crudele rappresaglia di una
guerra ormai persa.
A
Figline esiste anche un suggestivo Museo della Deportazione, dove è
possibile ascoltare, tramite degli audiovisivi sistemati in maniera
da dare l'impressione di un viaggio simbolico in un lager , il
racconto dei lavoratori toscani arrestati e deportati nei vari lager
delle loro terribili esperienze.
Un
percorso che lascia il segno.
E ci
siamo lasciati per ultimo una vera chicca: il tabernacolo di
Sant'Anna, vicino alla antica Pieve di San Pietro.
La
prima cosa straordinaria di questo tabernacolo, opera del pittore
trecentesco pratese Agnolo Gaddi, è la sua eccezionale
dimensione: ben 18 mq.
Se
paragonato con i tabernacoli che si trovano di solito su queste
antiche strade, è un manifesto 3x6!
Commissionato
dalla famiglia Migliorati, una delle grandi famiglie pratesi, lungo
quella antica via di Cantagallo, che era la strada maestra che
all'epoca portava a Bologna, rappresentava un riparo sia spirituale
che fisico, e poteva essere dotata di panche per i pellegrini che si
disponevano ad affrontare il difficile cammino.
Rappresenta
Sant'Anna Metterza, cioè in terza posizione dopo Gesù Bambino e la
Santa Vergine, ancora più in alto del Trono a sorvegliare figlia e
nipote.
Vari
santi sono poi raffigurati in adorazione, sia internamente alla
nicchia, sia esternamente.
Naturalmente, in adorazione della Vergine, come in uso a quei tempi, appare anche il committente (cioè quello della famiglia Migliorati che ha cacciato i soldi, per così dire..)
Naturalmente, in adorazione della Vergine, come in uso a quei tempi, appare anche il committente (cioè quello della famiglia Migliorati che ha cacciato i soldi, per così dire..)
Di
questa tabernacolo così particolare, è stato detto che è il più
bello d'Italia.
E se
l'ha detto una persona notoriamente non prodiga di complimenti come
il critico d'arte Vittorio Sgarbi, c'è proprio da credere che sia
vero.
Visto
che è a portata di mano, un'occhiatina noi ce la daremmo!
Può darsi che già lo sappiate ma le Sinopie "la brutta copia" su cui poi veniva fatto l'affresco si trovano nel museo di san Domenico …
RispondiEliminano, non lo sapevamo. Grazie per la preziosa notizia!
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